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columnist
Sono fiducioso perché ho visto gli occhi di Emiliano Moretti. Sì, d’accordo: il Gallo è il Gallo, Lijaic può fare meraviglie, Iago è una saetta velenosa, N’Koulou si fa perdonare quel cognome da sfottò con una sicurezza incoraggiante, Berenguer è ancora timido ma la classe dovrebbe essere quella giusta. Però, Moretti. Contro il Trapani ho visto soprattutto i suoi occhi. A me piacciono gli occhi di Moretti, il suo sguardo fiero, orgoglioso, umile e insieme spavaldo. Il Toro quest’anno farà bene se riuscirà ad assomigliare un po’ a lui.
Ricordo quando lo comprammo dal Genoa, insieme a Immobile. Un amico grifone fino al midollo mi disse: “Immobile potrebbe far bene, Moretti è qualcosa di più di un buon giocatore: è una persona perbene e un uomo vero. Uno dei pochi rimasti nel mondo del calcio”. Mi raccontò che persino il suo padrone di casa nel capoluogo ligure diceva che, avendo affittato a diversi calciatori, mai aveva trovato uno corretto così. Io ricordo quando lo incontrati alla presentazione del libro sui 10 anni di Cairo presidente, al Salone del Libro di Torino. Uno, intervenendo dal palco, aveva detto: “Mio figlio tiene in camera il poster di Emiliano Moretti”. E lui, in platea, dando di gomito con il sorriso: “Come lo salviamo quel ragazzino?”. Autoironia, concretezza, piedi per terra e sguardo che mira al cielo. E ogni anno un po’ più in alto, a suon di sacrifici e serietà. Che forza il Toro se fosse tutto così...
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