L’asso è comunemente visto come la carta vincente in certi giochi, colei che piglia e trionfa su tutto. Tale considerazione vale anche per il mondo del calcio, il cui gergo ritiene che il cosiddetto fuoriclasse, il mago, il campione, il goleador, sia a tutti gli effetti l'asso della squadra in cui compete.
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Chi sono gli assi vincenti del Toro
Nel caso dei granata, forti di un secolo di storia, il numero di assi che compongono le rose passate come presenti è talmente ampio che non basterebbero sei libri per elencarli tutti. Mi limiterò a citarne alcuni, nella speranza che i nomi citati evochino nei lettori un risolino di sorpresa come a dire "non immaginavo".
Parto subito con Friedrich Bollinger, professione difensore, vestì i panni del Toro dal 1907 al 1914, per un totale di 59 presenze. I giornali dell'epoca raccontano di un atleta dal "gioco elegante, preciso e vigile sempre. Occupa un posto di back, è un beniamino del pubblico italiano, ché ovunque egli si porti a giocare gli è prodigo di meritati applausi. Bisogna aver visto Bollinger, quando si presentava al campo serio e rigido, col fiocco dell’immancabile fascia di capitano facente capolino su di un fianco, quando col suo piazzamento intelligente, col modo nitido di colpire la palla, coll’intesa più astuta, cercava di facilitare l’opera del compagno di linea o del portiere, quando interveniva con uno scatto nervoso nelle situazioni più intricate, uscendone vittorioso con la palla al piede; bisognava averlo visto allora per riconoscere come il lavoro suo fosse un esempio di finezza e di efficacia nello stesso tempo. Indifferentemente schierato a destra o a sinistra, Bollinger è un campione vero».
Adolfo Baloncieri, centrocampista e attaccante che militò nei granata dal 1925 al 1932, viene descritto da Carlo Felice Chiesa in maniera assolutamente perfetta: «Se fosse possibile una graduatoria assoluta dei grandi registi del calcio mondiale di ogni epoca, probabilmente Adolfo Baloncieri, atleta di un tempo tanto remoto rispetto al nostro, finirebbe tra i primi, se non il primo in assoluto»
Asso di indiscutibile importanza è anche Enrico Debernardi, primo granata che vestì la maglia della Nazionale segnando un gol. Enrico Bachmann, forte, indomito, atletico come pochi, vantò 81 presenze nel Torino e ne fu il capitano per quasi tutta la durata della sua carriera granata. Aldo Olivieri è un altro miracolo dalle sembianze di portiere. Giocò al Torino dal 1938 al 1942. Balza alla memoria anche Gino Rossetti. Come dimenticarsi delle 36 reti da lui totalizzate durante la stagione 1928-29?
Alcuni nomi sono inevitabili. Non può mancare Valentino Mazzola, l'Invincibile, da Franco Ossola considerato come "la sintesi del calcio", atleta fenomenale e inarrivabile tutt'oggi. Oppure Denis Law, centrocampista come Mazzola, parimenti geniale e capace di giocate sorprendenti a ogni partita. Tra i campionissimi non si possono non citare anche Virgilio Maroso, difensore dallo stile inimitabile, e Franco Ossola.
E che dire inoltre di Claudio Sala, il poeta del Gol, o di Gigi Meroni, virtuoso e spericolato, così come Giorgio Ferrini, altro centrocampista intelligente e spregiudicato? Basta fare il nome di Paolo Pulici, il più grande goleador della storia del Torino, e subito ci si sente mancare tanto grande è l’emozione.
Quanti ce ne sarebbero ancora da nominare! Da Francesco Graziani a Roberto Cravero a Marco Ferrante al giovane Andrea Belotti, di cui Hernán Crespo scrisse «Nel calcio di oggi ci sono pochissimi giocatori che riescono a far venire la pelle d'oca quando li guardi giocare. Belotti è uno di questi. Non è solo molto forte, ma sa trasmettere tanto alla propria squadra, ai compagni, ai tifosi e a tutti gli appassionati di pallone».
E voi a quali assi pensate?
Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.
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