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Chiedere l’Europa senza “sentirsi in colpa”

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Il Granata Della Porta Accanto / Dopo anni passati con l'ombra lunga del fallimento alle spalle, il 2019 sia l'anno zero del ritorno alla “normalità” della storia granata
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

All'inizio di ogni anno nuovo è normale lasciarsi andare ai “buoni propositi” per i successivi 365 giorni: obiettivi, più o meno grandi, la maggior parte dei quali, si sa, finiranno a lastricare ulteriori tratti della strada per l'inferno, come suggerisce un noto detto popolare circa le buone intenzioni. Difficile esimersi, però, dalla tentazione di fare lo stesso giochetto con il 2019 del Torino. E quale miglior proposito se non quello di raggiungere l'Europa si può augurare alla truppa di Mazzarri?

Il punto a mio avviso è che dopo tante stagioni di obiettivi fumosi o dichiarati a mezza voce e, comunque, puntualmente mancati a fine anno, non ci si può solo limitare a “sperare” che il Toro vada in Europa, ma si può tranquillamente fare uno step successivo e pretendere che questo traguardo venga raggiunto. C'è quindi un sostanziale distinguo da fare in quest'ultima affermazione: non è l'Europa in sé il vero obiettivo per il tifoso granata quanto la consapevolezza di poter chiedere l'Europa senza “sentirsi in colpa” il vero salto in avanti che in questo 2019 la tifoseria deve compiere. Sono troppi anni che viviamo nell'incubo di quel maledetto fallimento e sono altrettanti anni che viviamo in preda ad una sorta di sindrome di Stoccolma, prigionieri della riconoscenza verso chi ci ha riportato in vita, castrati della possibilità di sentirci liberi di esprimere fino in fondo le nostre ambizioni e l'orgoglio che la nostra storia ha generato in più di un secolo di vicissitudini varie.

Il calcio è uno sport in cui i risultati, proporzionati alle proprie possibilità chiaramente, sono fondamentali perché mostrano la misura dello sforzo prodotto in campo e fuori da tutte le componenti di una società: giocatori, staff tecnico, amministratori e in certa misura anche tifosi. Il fattore economico si è preso la scena nelle valutazioni globali del fenomeno calcio, ma è poi sempre quella palla che rotola verso una porta o l'altra a fare la differenza e ad essere il fattore veramente decisivo. Ecco, questo deve essere il focus del 2019 anche per il Toro. Abbiamo passato anni a vincere scudetti del bilancio, ad evitare fallimenti, a generare plusvalenze, a smontare squadre che potevano crescere per non tarpare le ali a nessuno, a credere “nel progetto” e a constatare che non abbiamo abbastanza fatturato per “pestare” i piedi alle grandi. È stato giusto, è stato inevitabile, ha fatto sicuramente parte del nostro “percorso di crescita” che da Cittadella passando per Bilbao (sempre sia lodato questo nuovo “santuario granata” che ha soppiantato Amsterdam nel nostro immaginario collettivo…) ci ha portato fin dove siamo oggi, ma la pagina va voltata e i conti vanno azzerati. Inizia un anno nuovo ed è una consapevolezza nuova, anzi vecchia mi verrebbe da dire, quella che deve permeare il tifo granata. Siamo sempre noi nonostante mille peripezie e abbiamo perciò tutto il diritto di chiedere quello che in fondo abbiamo sempre chiesto al nostro Toro: di lottare sempre, di non mollare mai e di farcela qualche volta. E possiamo e dobbiamo chiederlo ai giocatori, all'allenatore, ma anche al Ds e al presidente. Possiamo arrivare noni anche per cento campionati di seguito, ma non perché qualcuno lo ha deciso a priori stilando una tabella di fatturati e monte ingaggi. Deve essere il campo a dire l'ultima parola e può essere il campo a ribaltare verdetti già scritti. Basta crederci ed agire in modo tale che ciò possa accadere. L'Europa deve essere una stella polare verso la quale tenere la barra a dritta, non una chimera a priori irraggiungibile: si corra per provare a piazzarsi, non per mero spirito decoubertiniano di pura e semplice partecipazione.

Se ciò non avverrà nel 2019 vorrà dire che sarà stato un altro anno non migliore di quello precedente. Giusto non pensarci al 5 di gennaio: è ancora tempo di buoni propositi, migliori, si spera, di quelle famose intenzioni di cui sono lastricate le strade dell'inferno...

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