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Cro-to-ro

Maria Grazia Nemour
Sotto le granate / Torna la rubrica sull'ultima partita del Toro e sul momento dei granata

“Che ha fatto il Toro?” mi chiede un amico, domenica, fermandomi mentre esco dal bar.

“Ha vendemmiato!” rispondo, chiudendo il giubbotto, che fa freddo. “Due a zero, ma potevano essere molti di più. Almeno cinque, ormai siamo abituati così. Il Toro vede rosso, carica tutti”.

Lui fa una smorfia, “Chi ha segnato?”

“Belotti”

“E poi?”

“il Gallo”

“C’avete Maradona”

“Già, e vuole andare in Europa, Maradona”

L’amico in questione, è gobbo, si merita di essere preso in giro. D’altra parte, un due a zero, poteva benissimo avere quella storia. Poteva, ma è andata diversamente. Il due a zero è stato uno zero a zero da equilibristi fino all’ottantesimo. Braccia allargate, un piede davanti all’altro e attento a non cadere, il Toro, perché il Crotone corre, spinge, prova. Gioca. Fare una doccia di umiltà a casa dell’ultimo in classifica fa indubbiamente bene. Ti aspetti l’acqua calduccia e invece il getto è gelato. Ma trattieni il fiato e ci passi dentro, sai che tonifica i muscoli e depura gli interstizi della mente. Vincere a volte sembra facile, ma perdere lo è sempre di più.

Il collegamento con Crotone inizia con una panoramica sullo stadio e un signore di Diamante che sta prendendo il caffè al bancone mi indica un casermone, quello è l’ospedale, dice. Qualcuno va in corsia per vedere la partita e non pagare il biglietto, ride. Commento che lo stadio è piccolo e lui dice che ha avuto l’agibilità da poco, un sacco di grane. Dice che Crotone ha poco più di cinquantamila abitanti, lo stadio è grande abbastanza. Buono, per un paesone, essere in serie A, rispondo. Spariti il Catanzaro e la Reggina speriamo resista il Crotone, dice. Che resista, e che lo lascino giocare a calcio, tutto qua. Già. Meglio non pensare ai massimi sistemi, inizia la partita. Non si vede il primotempotoro, quello che ci avrebbe fatto vincere tutte le partite di campionato, avessero abolito il secondo tempo. Il Crotone se ne sta chiuso come una scatoletta, esce all’improvviso con qualche balzo in contropiede e poi di nuovo stretto. Chiama in causa Hart in un paio di occasioni. Poi, chiaramente, il Crotone arriva dalla serie B e il Toro dà linfa alla Nazionale. Il Crotone ci prova, il Toro vince. L’altr’anno mi ritrovavo spesso a pensare: avventù, squadra che vince non si cambia, ma se non funziona, falli ’sti cambi! Quest’anno non ho tempo di pensarlo, e mi piace. Falque forse ha qualche problema muscolare, forse non è in giornata, esce e dentro Martinez, codino biondo compreso. Esce Baselli, pure lui un po’ sbattuto e dentro Obi. Boyè per Benassi, giusto per ricordare ai presenti e a noi stessi che tutta ’sta strada, oggi, l’abbiamo fatta per vincere. Belotti trova il modo di aprire la scatoletta del Crotone a dieci minuti dalla fine. Ed è fatta, tutti dentro, a vincere.

Sto già salendo in macchina per tornare a casa quando l’amico gobbo mi urla: “Ho trovato i biglietti, ci vediamo al derby. Vedi di non portare troppe lacrime, che poi non te le fanno entrare”.

Rido e gli rispondo di non portare bombe, lui.

Ma tra il Crotone e il derby, c’è di mezzo il Chievo. E poi ancora la Sampdoria. Le partite si giocano una per volta e adesso è il Chievo, che ci aspetta. Un Chievo da mezza classifica, un po’ di sonnolenza a digerire le prime partite, depositario di  Parigini. Il nostro bravo Parigini.

Bene Chievo, allora ci vediamo sabato. Appena esci dalla tangenziale, segui la seconda stella a destra, arriverai al Grande Torino. Non puoi sbagliare.