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columnist
DANIELE SCAGLIONE
"Questo paese ha un grande futuro", dichiarò nel 1978 Henry Kissinger parlando dell’Argentina da due anni governata dal sanguinario generale Videla. Entusiasta quanto Kissinger - che ancora oggi imperversa su vari quotidiani quale ‘autorevole commentatore di politica estera’ - era il brasiliano Joao Havelange, all’epoca presidente della FIFA. Secondo Havelange, grazie al mondiale del ‘78, si sarebbe vista la "vera immagine dell’Argentina". Sbagliava, naturalmente: le scene di festa di quelle settimane non avevano nulla da spartire con la vera Argentina. Tra il 1976 e il 1983 i militari fecero sparire circa 30.000 persone, allestirono centinaia di centri di tortura, buttarono in mare migliaia di persone colpevoli di non pensarla come loro. Nel 1978, però, a far notizia erano i gol di Kempes e le parate di Fillol: nella nazionale la dittatura aveva investito tanto e ne fu abbondantemente ripagata.Fare il calciatore non garantiva comunque riparo dalla repressione. Norberto Julio Morresi, diciassettenne promessa dell’Huracan, fu fatto sparire non si sa bene per quale motivo. Il suo corpo fu ritrovato tredici anni dopo. "Non hanno fatto tempo a torturarlo", commentò suo padre quando scoprì che era stato ammazzato con un colpo in testa poche ore dopo l’arresto. Scosse elettriche, affogamenti e percosse Claudio Tamburrini li ha invece subiti per quattro mesi. Fu arrestato perché un suo conoscente, pur di fermare la tortura a cui era sottoposto, aveva fatto il suo nome quale membro di un gruppo di opposizione. Ma le uniche cose a cui Tamburrini si opponeva erano i tiri degli avversari, essendo egli il portiere dell’Atletico Almagro, squadra di prima divisione.La prigionia di Tamburrini - fuggito in Svezia grazie ai festeggiamenti per la vittoria al mondiale – è raccontata in 'Cronaca di una fuga', film diretto da Adrián Caetano, in questi giorni nei cinema italiani. Amnesty International e Fandango l’hanno presentato a Roma il 3 maggio, durante una giornata dedicata al rapporto tra sport e politica. "Con la nostra vittoria abbiamo aiutato la dittatura al potere", ammette con senso di colpa Osvaldo Ardiles in un documentario di History Channel. Ma davvero i campioni del ‘78 erano ignari di che feccia stesse governando il paese per cui giocavano? "I calciatori non potevano non sapere", ha dichiarato durante il dibattito Vera Vigevani, una delle Madri di Plaza de Mayo che sfidarono il regime. "Noi eravamo sempre in piazza a denunciare i crimini di Videla, bastava ascoltarci".Durante Cronaca di una fuga le duecento persone che riempivano la Casa del Cinema non hanno fiatato, per poi lasciarsi andare a un grande applauso sui titoli di coda. Tamburrini ha salutato il pubblico prima della proiezione. "È una storia molto dura", ha detto, "ma è anche una storia di gioia, perché è l’inizio di una nuova vita". In Svezia diventò professore di filosofia e tornò anche a giocare. Nonostante il calcio fosse stato usato per coprire una dittatura, Tamburrini non aveva smesso di amarlo. Il suo coraggio, il suo spirito, la memoria, lo fanno entrare di diritto in quello che viene contraddistinto come 'spirito Toro", mai arrendersi, soprattutto nella sofferenza.
Il film è proiettato nelle seguenti città:
Lecce - Santa LuciaBologna – EuropaModena – Film StudioSavignano sul Rubicone - UGC CINE CITE ROMAGNAFirenze – CiakArezzo – EdenGenova – AmericaMilano – BreraBrescia - MetropolNapoli – ModernissimoSalerno – San DemetrioPadova – LuxPordenone – ZeroUdine – CentraleRoma – IntrastevereRoma – Quattro FontaneFiumicino - UGC CINE CITE PARCO LEONARDOTorino – NazionaleMoncalieri - UGC CINE CITE 45 GRADI N
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