Sette novembre 1999, derby d’andata. Da tre anni, causa purgatorio cadetto, mancavamo all’appuntamento con la stracittadina e abbiamo deciso di fare le cose in grande. La curva Maratona sembra grande il doppio quando si appresta a mostrare una delle (ahinoi) ultime grandissime scenografie, una delle mie preferite in assoluto. Una scritta maestosa che mette in chiaro le cose: “Non ce n’è”. Un conoscente juventino mi raccontò l’effetto che quello spettacolo fece su di lui e sui vicini di posto che stavano sventolando delle semplici bandierine bianconere per l’ingresso in campo delle squadre: mortificante. Un girone dopo la Maratona potrebbe non essere presente per Juventus-Torino. I bianconeri hanno messo il derby in abbonamento e non hanno nessuna intenzione di ricollocare i proprio abbonati in altre parti dello stadio, seppur capiente, seppur, spesso, mezzo vuoto. Si rischia un derby senza una delle due curve, ai tempi una bestemmia mentre ora, giocando addirittura in due stadi diversi, è normale relegare la squadra ospitata nello spicchio riservato agli ospiti.
Culto
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In realtà non è la prima volta che succede. Nel 1991 e nel 1993, coi bianconeri in casa, il Toro si ritrovò con una Maratona “dimezzata” o più defilata visto che andava a defluire quasi nel settore ospiti e le polemiche furono quasi nulle. Stavolta, invece, si parla proprio di tutta la curva lasciata ai rivali. Il rischio di disordini diventa improvvisamente alto perché in molti paventano l’idea di andare comunque nel settore granata “in incognito” con tutto quello che può comportare. La preoccupazione per l’ordine pubblico è tale, soprattutto in un momento delicato con leggi antiviolenza varate in fretta e furia dopo episodi come lo striscione dei tifosi laziali inneggiante alla Tigre Arkan, che non si possono fare passi falsi. Il sindaco Castellani si propone di contattare il prefetto, ma la situazione sembra non sbloccarsi. La domenica che precede la sfida con la Juventus in campo è dolce: una girata di Ferrante regala il successo contro la Fiorentina e sembra porre le basi per la salvezza. Sugli spalti, però, appare uno striscione abbastanza chiaro: “Si combatte la violenza, si condannano gli striscioni, ma dalla curva sfrattate i veri padroni. Violenza sarà”. I cori che inneggiano a riprendersi la Maratona non contribuiscono a rasserenare il clima.
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Il presidente del Torino è Massimo Vidulich. Sicuramente non fra i dirigenti più positivi, certo non tra i più fortunati visto che il furto del 1998 contro il Perugia ha complicato i piani e dissanguato i conti per provare l’immediata risalita sfuggita in maniera che grida ancora vendetta al cielo. La dirigenza granata da un anno è bombardata da un’incessante campagna stampa per la cessione della squadra che si concretizzerà di lì a qualche mese e ci farà finire, col senno di poi, dalla padella alla brace così come dalla padella alla brace finiremo nel 2005, ma questa è un’altra storia. Vidulich non ha niente da perdere e fa una cosa a cui non siamo abituati nella storia recente. Non lo fa sicuramente per granatismo, forse per orgoglio personale, però lo fa: mostra i denti. Vedere qualcuno che mostra i denti a Torino è sempre più difficile in questi anni in cui una città che lottava si è dimostrata spesso infervorata solo per interessi di bottega o di immagine (i manifesti di benvenuto a Ronaldo nei negozi sabaudi restano uno dei punti più umilianti a cui abbia assistito, così come pessimo è stato, in ambito cestisti, vedere sparire i tanti che andavano al palazzetto a seguire l’Auxilium Torino quando le cose andavano bene e faceva figo per poi sparire quando la palla a spicchi stava morendo). Anche queste sono altre storie, torniamo a Vidulich e a cosa dice negli spogliatoi dopo il successo contro i viola.
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Il presidente granata è un fiume in piena: “Le autorità hanno stabilito diversamente, fatico a comprendere una decisione che potrebbe avere gravi conseguenze. Certo, mi auguro non succedano disastri, però sappiamo bene che cosa accade quando gli "altri" tifosi invadono la tua curva. Ovviamente non bisogna dar retta a certi striscioni, ma non capisco perché soltanto qua si è deciso di non lasciare le curve separate. E' la regola dappertutto, all'Olimpico, a San Siro, a Genova, all'estero. Invece, a Torino, e soltanto a Torino in tutto il mondo, avviene il contrario (…) Non siamo d'accordo con il prefetto e il questore. All'andata, ci aveva ordinato di dare la "Scirea" alla Juve e cosi facemmo. Non capisco perché ora non abbia ordinato lo stesso alla società bianconera (…) Siamo stanchi di essere sempre i secondi, il Torino non è stato trattato come meritava. Siamo stanchi di quest'andazzo. Ringrazio solo il sindaco perché s'è attivato per evitare che si decidesse una roba simile (…) Tanti si dicono tifosi vip del Toro, però quando c'è da intervenire nessuno si schiera (…) I tifosi vanno tenuti calmi, è dovere di tutti di tranquillizzare gli animi, in particolare è dovere delle autorità. Le quali, invece, mi sembra siano andate in tutt'altra direzione. Siamo stanchi di queste cose, di essere sempre trattati come secondi”.
Il sindaco Castellani, preoccupato per i suddetti motivi di ordine pubblico, è uno dei pochi ad attivarsi richiamando al buon senso, chiedendo alla stampa di moderare i toni e cercando di trovare una soluzione per ridare la curva ai legittimi proprietari, ma dall’altra parte la società di piazza Crimea eregge un muro mentre vengono fuori alternative pittoresche tipo maxi-schermi al Filadelfia (pericolante solo quando fa comodo, evidentemente). Capitan Lentini prova a gettare responsabilmente acqua sul fuoco, ma gli scappa comunque che “il derby è calore e colore. Non mi era mai successo di giocare senza la Maratona dipinta di granata. Ci sembrerà di essere in trasferta, come a Milano. Ci voleva più rispetto per i nostri tifosi, ma ora bisogna evitare il pericolo di una guerriglia”.
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In Prefettura si temono scontri tra opposte fazioni, si cerca di fare pressing su Tele+ per trasmettere la partita in chiaro, addirittura tifosi illustri bianconeri come Gipo Farassino si schierano contro la società juventina per la decisione presa, mentre il prefetto annuncia che negli anni a venire non ci sarà più il derby in abbonamento. Di contro i tifosi del Toro promettono battaglia, arrabbiati verso le autorità cittadine accusate di essersi inginocchiate al potere juventino, rievocando la situazione dell’andata dove i tifosi granata abbonati in Scirea vennero ricollocati con la promessa di un pari trattamento al ritorno. Si promette un sit-in di protesta e c’è chi paventa anche di cercare di non far entrare i bianconeri allo stadio. Intervistato da La Stampa per cercare di calmare la situazione, Vidulich chiede ai tifosi di evitare di rispondere al sopruso subito con la violenza anche perché si rischierebbe la squalifica del campo, ma qualche stilettata la tira ancora. Quando gli fanno notare che la Juventus ha accusato il Toro di avere rifiutato i posti in più, il presidente commenta di aver solo rifiutato la responsabilità dei posti a rischio che volevano assegnare, quindi afferma di essersi fidato dei bianconeri per fare ciò che nelle altre città è normale, chiudendo con un profetico “la Juve ha scelto l’arroganza, vuole fare la prova generale di quando avrà uno stadio suo”.
Giovedì sedici marzo, a ora di pranzo, colpo di scena: il Governo ordina alla Juventus di restituire la curva al Toro. I tifosi bianconeri vanno ridistribuiti, tutta la Maratona sarà granata e la partita sarà addirittura anticipata alle ore 15 per motivi di sicurezza. Vidulich esulta anche se non risparmia un’altra frecciata a Giraudo (e non solo): “Mi fa piacere che dica <Saremo collaborativi>. Però sarebbe stato meglio per tutti evitare tensioni e anticipare già sabato scorso davanti al Prefetto la conclusione del Governo (…) Lo valuto come il primo passo verso il rispetto che è dovuto al Toro, ma ne restano altri da compiere (…) Questa è anche una risposta a chi ci accusa di essere una dirigenza debole, che non si fa mai sentire. Nei momenti che contano ci muoviamo e, visto com’è finita questa vicenda, mi pare anche nel modo giusto”. Le reazioni della società bianconera sono ufficiosamente stizzite, ma ufficialmente pacate. Ora a essere arrabbiati sono i tifosi bianconeri che sarebbero stati nel settore, ma fuoco e fiamme nella realtà, per fortuna, saranno molto ridotti e circoscritti.
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Paghiamo la vittoria burocratica con una di quelle domeniche che ti fanno pensare che non è che gli dei del calcio non ci siano, ma esistono e sono dei figli di puttana. Il Toro gioca bene e il divario in classifica non si vede. Ferrante ha la prima grossa opportunità, ma calcia alle stelle. A metà primo tempo il tentativo di intercettare un passaggio di Tacchinardi a Del Piero da parte di Brambilla si trasforma in un incredibile autorete da venti metri con parabola imprendibile nel “sette”, una cosa che provando a ripetere cento volte non succederebbe più. Brambilla, con un’ottima azione personale, si riscatta mettendo in mezzo un pallone d’oro che, però, Galante, Lentini e Silenzi non riescono a buttare in porta. Collina ignora un fallo da ultimo uomo su Ferrante fuori area, ma, poco dopo, non quello di Iuliano all’interno dei sedici metri sull’attaccante granata. Dal dischetto Marco realizza sotto la Maratona tutta granata ed esulta facendo, per la prima volta, il gesto del Toro. Nella ripresa i granata spingono e un’azione splendida di Lentini costringe in angolo Van der Sar. A quel punto la dea Sfiga punta di nuovo il dito su di noi ed è proprio un tocco di Lentini in seguito a corner a regalare il 2-1 alla Juventus al 67’. Due autoreti in un derby, non male. La partita si chiude quando Del Piero sigla il rigore del 3-1 poco dopo e sembra riaprirsi allo scadere quando Collina fischia un penalty al 90’ per una leggera spinta di Zidane su Tricarico. Ferrante insacca ancora, ma non basta.
In quel pomeriggio di metà marzo ci sono parecchie sfide tra concorrenti dirette della Juventus per il campionato e avversarie per la salvezza granata. In una sorta di continuum della malasorte nessun risultato ci arride. Verona-Lazio 1-0 ci farà agganciare dagli scaligeri dando ai bianconeri la possibilità di allungare a nove punti il vantaggio sui biancocelesti. Sembra fatta per lo scudetto, ma in realtà la squadra di Ancelotti inizierà a perderlo dalla giornata successiva finendo l’opera sotto la pioggia di Perugia. Noi retrocederemo malissimo. Vidulich lascerà la squadra ad Aghemo e Cimminelli poco prima della fine della stagione. Gli riconosco di essere l’unico presidente nella storia recente ad aver fatto la voce grossa contro i nostri ingombranti vicini di casa. Sarà poco, pochissimo, ma tant’è.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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