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2012: l’estate di Stefano Borghi

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Nella nuova puntata di Culto Francesco Bugnone ci racconta dell'estate in cui il precampionato del Toro fu raccontato da un fuoriclasse della telecronaca: Stefano Borghi
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Ognuno di noi ha un piccolo Olimpo di idoli dove ci sono sportivi, musicisti, attori, scrittori, giornalisti. La caratteristica comune di questi personaggi così diversi è che in un modo o nell’altro, e quasi sempre a loro insaputa visto che non sanno chi siamo, ci migliorano la vita con la loro arte e le loro parole. Nella mia Arca della Gloria personale ci sono i riff di Tony Iommi, i film di Clint Eastwood, ma anche le telecronache di Stefano Borghi.

Stefano ha la capacità di farti innamorare del gioco del calcio anche se lo sei già come se fosse un Cupido in grado di scoccare la giusta freccia per farti scoprire qualcosa a cui non avevi ancora pensato, un custode della fiamma che con le sue parole appassionate riesce a mantenere acceso il fuoco dell’amore per il pallone. È impressionante come Borghi riesca a parlare a un ritmo rapido senza mangiarsi le parole, come scelga sempre con cura le parole dei suoi racconti senza sembrare forzato, come si senta a suo agio anche in format differenti (se avete amato il ciclo di “Assenzio” avete capito di cosa sto parlando. Detto en passant, la puntata su Lentini è una delle cose migliori che abbia mai visto).

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Nell’estate 2012 il pianeta Stefano Borghi collide con quello del Toro perché SportItalia si è accaparrata parte delle amichevoli precampionato dei granata, quindi immaginate il mio livello di esaltazione. Siamo appena tornati in serie A dopo tre anni di purgatorio cadetto sanati dalla cavalcata con Ventura in panchina e si sta costruendo una squadra interessante pur restando ancora un cantiere aperto, tanto per cambiare. Si sogna Cerci (arriverà), si coccolano Gillet e Gazzi, si aspetta Brighi e ci si chiede perché sia arrivato Ferronetti.

SportItalia inizia a proporre in video il Toro con un triangolare con La Fiorita e Siena intitolato proprio all’emittente: i granata battono facilmente i sammarinesi, ma perdono ai rigori contro i toscani riuscendo nella non facile impresa di arrivare secondi su tre. Poco male, perché partite ben più interessanti stanno per arrivare a cominciare dal 26 luglio quando ad Auronzo di Cadore incrociamo le piste della Lazio.

Toro-Lazio 3-0

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I favori del pronostico sono per i biancocelesti reduci da un ottimo quarto posto nella stagione precedente che ai tempi valeva “solo” l’Europa League. Il Toro è ancora lontano dal 3-5-2 tipicamente venturiano degli anni successivi e si schiera con il 4-2-4: Gillet fra i pali, Darmian e Salvatore Masiello terzini, Glik e Ferronetti centrali, Vives e Gazzi in mezzo e linea offensiva composta da Sansone, Sgrigna, Bianchi e Stevanovic.

Al 17’ la situazione si sblocca quando Stevanovic scatta in profondità a sinistra sull’invito di Sansone e crossa al centro. Sgrigna fa un paio di passi indietro e si coordina alla perfezione colpendo con il destro e realizzando una rete così bella che avrebbe meritato di essere segnata in una partita ufficiale. Borghi è quasi stupito quando declama “Sgrigna di voolooo” prima che il pallone entri e la sensazione è che se la rete fosse stata siglata in una partita più importante avrebbe gridato molto di più. Un paio di minuti dopo Bianchi si ritrova tutto solo al di là di una linea difensiva laziale completamente fuori fase (“una situazione quasi paradossale” le parole di Stefano per sottolineare come Rolando fosse stato totalmente dimenticato dagli avversari) e completa l’uno-due micidiale con cui la partita viene indirizzata in maniera sorprendente.

Al minuto trentadue Ferronetti lascia il campo al posto di Migliorini per un problema fisico e sembra piuttosto nervoso nei confronti della panchina granata. Di lì a pochi giorni rescinderà rinunciando a un biennale per motivi che rimangono fumosi: problemi con lo staff tecnico per i carichi di lavoro visto che Mirko veniva da un paio di infortuni gravi? Poco feeling coi compagni? Non si capisce e la conferenza stampa del difensore quando si accaserà al Genoa non chiariràla situazione che si può derubricare come una delle tante inspiegabili operazioni di mercato che hanno fatto la storia di questo gioco. Ce ne sarà una simile alla fine della sessione estiva con l’acquisto di Alessandro Agostini dal Cagliari, giocatore di rendimento, ma evidentemente non particolarmente apprezzato da Ventura. Minuti in granata: zero.

Il secondo tempo è ricco di sostituzioni e alcuni nomi dei nuovi ingressi spalancano cassetti della memoria clamorosi. Per esempio in tanti puntavano sul talento del brasiliano Wyllian da Siva Barbosa che finirà venduto in Portogallo senza disputare un minuto, chiuderà la carriera in Estremo Oriente e si ritroverà con una pagina Wikipedia tristissima che di lui dirà soltanto che “Gioca come ala destra”. Se per Barbosa si era in tanti, su Abou Diop eravamo tutti pronti a giurare che potesse diventare la “next big thing” dell’attacco granata. La punta senegalese sembra il prototipo dell’attaccante che ci può fare innamorare: ben piazzato fisicamente, cattivo il giusto e con una fame di gol infinita. Non possiamo ancora immaginare che in prima squadra collezionerà solo 20’ di cui uno sarà la durata del suo match a Cagliari vista l’incredibile espulsione che lo colpirà per una gomitata mai data.

A metà secondo tempo Diop si ritrova a disposizione una prateria dopo l’ennesimo cattivo posizionamento della difesa laziale e si presenta davanti a Carrizo, freddato con una precisa conclusione che sembra l’inizio di una bellissima storia che, come vedremo, non si compirà. Stefano Borghi sottolinea l’allarme rosso per la difesa di Pektovic e il fatto che il gioco di Ventura funzioni, soprattutto per quanto riguarda “gli artiglieri” visto che le reti sono venute tutte dalle punte.

Toro-Getafe 2-1

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Su YouTube esiste un video della gara postato dal canale Calcio Borgomanero in cui c’è l’introduzione che Stefano Borghi fa dell’evento. Premesso che fomenta in modo tale che, mentre la ascoltavo, mi sembrava di dover assistere a una partita di coppa e non a un’amichevole nella calura agostana della provincia di Novara, si può dire che in tre minuti e mezzo ci sia tutto quello che si deve sapere su quel che si vedrà: vengono illustrati rapidamente pregi e difetti del Toro, si parla dell’attesa per i pronunciamenti della disciplinare su Vives e Masiello (“una punta d’ansia”), si descrive compiutamente il Getafe in pochissimi secondi con un dono della sintesi che verrà utile nel gioco della Clessidra che chiude le puntate di Taconazo su Cronache di Spogliatoio. Borghi condensa tutto con la giusta enfasi, un ritmo sferzante e scelte lessicali perfette: ecco l’amore che trasmette per il gioco. Una semplice amichevole diventa subito qualcosa da non perdere.

Al 23’ il Getafe sblocca la situazione con un gran sinistro dalla distanza del talento Pablo Sarabia su cui Gillet non sembra colpevole. Il Toro reagisce subito e un giovanissimo Verdi timbra la traversa con un gran sinistro a rientrare, ma per il pareggio bisogna ancora attendere un attimo: al 29’ Matteo Brighi si inventa una scucchiaiata fenomenale che mette Bianchi davanti al portiere Codina battuto con una stangata di destro da distanza ravvicinatissima. La rimonta si completa alla mezzora della ripresa: il lancio preciso è dell’esordiente Guillermo Rodriguez, difensore uruguaiano appena preso dal Cesena, il controllo e la rete sono di Meggiorini. L’ultima amichevole di prestigio dei granata ci regala una vittoria importante. I commenti di Stefano Borghi hanno portato bene.

Negli ultimi anni, su Dazn, Stefano ha commentato spesso le partite di questo Toro inchiodato alla mediocrità del centro della classifica, incapace di far qualcosa più del compitino e di acchiappare una qualificazione europea anche quando i pianeti si allineano alla perfezione come nelle due stagioni appena passate. Lo farà ancora nei prossimi anni per Sky e tutte le volte, per il sottoscritto, sarà un’emozione perché è bellissimo quando a raccontare le gesta della tua squadra è il tuo telecronista preferito. Non sono potuto andare allo stadio a vedere Toro-Milan 3-1 per motivi di lavoro e l’ho seguita solo in tv. Quando Borghi ha parlato di prestazione “tonante” di Zapata mi è spiaciuto un po’ di meno non essere potuto andare in Maratona.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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