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Bilbao o Della felicità

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Culto / Torna l'appuntamento con Francesco Bugnone. Al centro dell'attenzione la serata di Bilbao
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Doverosa premessa: la polarizzazione delle opinioni fra i pro e i contro Cairo che da anni caratterizza il discorso granata sul web ha toccato anche Bilbao. Da una parte la vittoria viene esaltata all’inverosimile, dall’altra sminuita, perché, in fondo, era solo un sedicesimo di Europa League, non una semifinale. Al di là di come la si pensi sul presidente (e io ne penso abbastanza male) secondo me è un errore prendere determinate partite e buttarle nel tritacarne. Certo, il fatto che, a livello europeo, sia rimasto un fatto isolato è doloroso, il non aver battuto il ferro finché era caldo per piazzarsi sempre tra le squadre che lottano per l’Europa, senza approfittare del vuoto lasciato momentaneamente dalle milanesi, è imperdonabile, ma la sera di Bilbao è stato un momento di felicità per tutti, nessuno escluso. E, come stiamo capendo fin troppo bene in questo periodo osceno, e non parlo dal punto di vista calcistico, i momenti in cui siamo realmente felici non sono poi tanti. E’ un peccato sporcarne il ricordo infilandoli nelle beghe quotidiane. In fin dei conti al San Mames non aveva mai vinto nessuna italiana, siamo stati i primi e nessuno ci porterà mai via questa piccola grande soddisfazione.

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Tornato in Europa dopo vent’anni di assenza (escludendo la brevissima esperienza in Intertoto del 2002), il Toro, per essere una Cenerentola, non pesca malissimo all’inizio, sia nei preliminari (Bromma e Rnk Spalato) che nel girone (Brugge, Copenaghen e Hjk Helsinki). La buona sorte si inizia a pagare nel sorteggio dei sedicesimi, e il conto sarà ancora più salato il turno successivo. L’urna dice Athletic Bilbao, appena estromesso dalla Champions. La voglia di sfida prestigiosa, però, non ci fa disperare, ma ci esalta e più la partita si avvicina, più siamo presi bene, anche perché l’innesto di Maxi Lopez ha sorprendentemente rivoltato il Toro che infila una serie di risultati splendidi (una vittoria a San Siro dopo secoli e un 5-1 alla Samp, per dirne due) e si allontana definitivamente alla zona calda per avvicinarsi a un’altra lotta per l’Europa League.

All’Olimpico, all’andata, si respira un’aria d’Europa che fa scoppiare le narici. Il gol a freddo di Williams ha la conseguenza di scuoterci da un avvio in apnea e iniziare a giocare. Il pareggio arriva poco dopo, quando El Kaddouri fa vedere di cosa è capace quando vuole mettersi in testa di avere talento e con un tacco geniale fa correre Molinaro a sinistra. Cross teso e zampata in scivolata di Maxi Lopez da vero rapace che fa esplodere la Maratona. Il Toro continua ad attaccare e raccoglie i frutti a fine frazione: il lancio di El Kaddouri sembrerebbe un pelo lungo, ma a destra c’è uno che non molla mai come Darmian che non solo recupera palla, ma la mette al centro col sinistro per Maxi Lopez e il Galina, di testa, incorna alla perfezione ribaltando tutto. Uno di quei gol che ti strappano a forza le corde vocali.

La ripresa è una palude. L’Athletic Bilbao fa venire fuori la sua malizia, attacca, ma non si scopre e noi non sappiamo bene cosa fare. Al 73’ un colpo di testa all’indietro di Gurpegi, sugli sviluppi di una punizione, vale il 2-2 e, poco dopo, una traversa di testa dello stesso basco rischia di compromettere tutto. Pareggio interno, tocca andare a vincere là o fare 3-3. Gli addetti ai lavori ci danno per morti. Maxi Lopez dice di non avere paura. L’impressione è che il Toro farà sentire quant’è dura la sua carne anche a stomaci allenati come quelli baschi.

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Il 26 febbraio 2015, intorno alle nove di sera, l’inno cantato in coro da tutti gli spettatori del San Mames è impressionante, ma, appena finisce, la musica cambia. Si inizia a sentire il settore ospiti, stracolmo dei nostri, e sarà la splendida colonna sonora di tutta la partita. Sotto una pioggia battente, il Toro di Ventura scende in campo vestito di azzurro, ma in realtà è più granata che mai. Un piccolo tremito in avvio è lo scotto da pagare per quel palcoscenico, ma ben presto la voglia dell’impresa è più forte di qualsiasi paura. Quagliarella-Maxi Lopez è coppia che fa preoccupare la macchinosa difesa basca e un bel tiro dell’ex doriano fuori di poco è il preludio al gol. Gurpegi, dopo averci fatto imprecare a Torino, ci fa un regalo sbagliando un controllo sul nostro pressing, poi stende in area Vives avventatosi sul pallone. Rigore: Quaglia trasforma col brivido ed è 1-0.

Il Toro non arretra, fa gioco e vuole chiuderla. L’Athletic è quasi indispettito, forse pensava che per intimorirci bastassero il nome, lo stadio o tutte le menate varie dette alla vigilia dagli esperti. Aduriz è tra i più nervosi, Molinaro viene anche colpito da un pugno non rilevato dall’arbitro. Non cadiamo nella trappola, l’aplomb di Glik, Moretti e compagni è da sigaretta all’angolo della bocca, ma, alla prima disattenzione, veniamo puniti. Al 43’ il bravissimo Beniat pesca a destra Iraola scavalcando Molinaro e il laterale, dopo un controllo perfetto, supera Padelli in uscita con un tocco sotto la traversa. La qualificazione torna a Bilbao, ma è solo un momento.

In pieno recupero Quagliarella lavora un pallone sul lato sinistro dell’area e lo tocca fuori per El Kaddouri che sbaglia il controllo, ma rimedia subito con un tackle scivolato a servire Vives a destra. Pino è meraviglioso nel premiare l’inserimento in area di Darmian che centra in maniera perfetta per Maxi Lopez, la cui incornata finisce prepotentemente nel sacco. Chissà come si dice “coccodè” in basco. 2-1, intervallo a trentadue denti, un gol dell’Athletic vorrebbe dire “solo” supplementari, un altro gol nostro significherebbe avere il passaggio del turno in saccoccia.

Il sorriso lascia il posto all’ansia di inizio ripresa, dove le squadre sembrano improvvisamente lunghe come se mancassero 10’ e le occasioni fioccano da una parte e dall’altra. Si comincia con El Kaddouri, in serata di grazia, il quale da sinistra offre la palla del ko a Maxi Lopez che di testa e, sulla respinta, di piede, strozza in gola l’urlo a un popolo intero. Lo stesso popolo ringrazia tutti i santi quando poco dopo Williams centra il palo sul cross di Rico e poi ne nomina qualcuno quando il Galina sbaglia lo stop davanti al portiere su tocco smarcante di Quagliarella. Al 60’ la doccia fredda: Muniain azzecca il corridoio giusto per mettere De Marcos davanti a Padelli e arriva il 2-2. Quanto sei spietata, Europa.

Il Toro non fa una piega e al 67’ è il momento dell’apoteosi. Molinaro allarga a sinistra per El Kaddouri che, lasciato completamente solo, non può che effettuare un cross perfetto per l’inserimento di Darmian sul secondo palo. La coordinazione di Matteo è da manuale, il suo tiro al volo a incrociare è già storia appena la palla tocca la rete. L’immagine di Martinez, pronto a subentrare, che esulta a blocca aperta è una delle cose migliori della serata. Adesso, per eliminarci, dovrebbero farcene due.

Dovrebbero, ma non ce li fanno. Ormai siamo giganteschi. Avremmo anche la palla del 4-2, quando Martinez, messo a tu per tu con Iago Herrerin dal solito El Kaddouri, lo evita, ma non inquadra la porta, rinviando di qualche minuto la fine dei patemi dei tifosi granata che terminano quando Farnerud, subentrato a “El Ka” per tenere la palla lontana dalle zone calde, da svedese diventa brasiliano: a quel punto possiamo dirci che è davvero fatta. Il cielo è granata sopra Bilbao.

C’è un mondo dietro questa partita che sembra durata un secolo, ma, al fischio finale, invece di farci invecchiare ci ha fatto sentire ringiovaniti. Ci sono i tifosi del Toro nel settore ospiti che continuano a cantare, ci sono quelli rimasti a casa che avranno svegliato i vicini con le loro urla, ci sono quelli che vorrebbero scrivere di tutto e di più sui social, ma hanno un groppo alle dita oltre alla gola, ci sono quelli che in piena notte andranno a salutare il ritorno della squadra a Caselle. Siamo stati dei fighi pazzeschi e l’hanno visto tutti, in Italia e in Europa. E’ una sensazione troppo bella, peccato che duri sempre troppo poco e che rimanga un unicum, seppellita da troppe promesse.  Ho voglia di essere di nuovo felice così. Per favore, rifacciamolo.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentinie…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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