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“Emiliano, portaci in Europa” – parte 1

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
Culto / Torna l'appuntamento con Francesco Bugnone. Protagonista l'indimenticabile tecnico granata

Ogni tifoso granata ha un momento spartiacque, un avanti Cristo-dopo Cristo in cui passa da tifare Toro a essere del Toro. Il mio è il raduno del 1990: sono entrato al Fila in un modo, ne sono uscito completamente diverso.

Il clima è elettrico, i gradoni stracolmi, spiccano un sacco di coppole bianche e granata. Un tizio che vende la maglietta “Schillaci gommista” con un omino Michelin disegnato e il coro “Schillaci ruba le gomme” mettono subito al loro posto le notti magiche. Poi c’è la scossa tellurica di quando parte “Chi non salta bianconero è”. Bruno, che dai bianconeri è appena arrivato, viene accompagnato a fare un timido giro di campo per prendere confidenza con l’ambiente che, anche se non lo sa ancora, lo adorerà. E poi un coro, un coro per il nuovo allenatore. “Portaci, portaci, portaci in Europa, Emiliano, portaci in Europa”.

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Emiliano è, ovviamente, Mondonico, arrivato da Bergamo dove ha fatto cose straordinarie. Ha sostituito Fascetti che ha vinto il campionato di serie B guidando intelligentemente una squadra fuori scala che, con pochi ritocchi, può puntare in alto e se due di quei ritocchi si chiamano Fusi e Martin Vazquez, si capisce come si possa puntare in alto da subito. E’ per quello che, dietro quel coro, c’è una consapevolezza serissima, rara in una tifoseria che spesso si divide tra sogno impossibile e pessimismo cosmico. E’ il realismo che ci fa essere certi che lotteremo per andare in Uefa e, in un modo o nell’altro, ce la faremo.

Il precampionato, con le vittorie nel Trofeo del Mediterraneo e al Baretti e uno Skoro scatenato, sembra darci ragione e lo stesso fa la prima partita ufficiale a Verona, in coppa Italia.I gialloblù, stracolmi di ex (Fascetti, Martina, Pusceddu e gli infortunati Ezio Rossi e Gritti), giocano un buon primo tempo, ma, allo scadere, Cravero, spesso coperto da Fusi nelle sue sortite, schiaccia di testa in rete su azione d’angolo. Nella ripresa, Skoro raddoppia su assist di Muller, Dino Baggio triplica con una stangata da fuori deviata da Acerbis e il succitato Muller chiude le marcature e corre a festeggiare dal “Mondo” battendo il cinque. L’estate precedente voleva andarsene e in ritiro leggeva, tristissimo, passi della Bibbia, mentre ora si candida a protagonista stagionale. Non sa ancora che sarà un’annata in cui molte gerarchie verranno ribaltate e l’eroe di turno sarà spesso quello che non ti aspetti.

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L’inizio del campionato, invece, è da pane duro, non tanto per le prestazioni, quanto per i punti: uno in due gare, molto meno di quanto meritassimo. Nella prima ufficiale al “Delle Alpi” contro la Lazio, altra regina delle amichevoli agostane, è 0-0 con Policano che timbra una clamorosa traversa su angolo e finale condizionato da una follia di Bruno che, all’ora di gioco, pianta un’insensata gomitata a Sosa facendosi espellere. E’ a Bari, però, che perdere fa malissimo. Un errore di Drago in uscita su un corner permette a Muller di sbloccare il risultato. Dominiamo, Vazquez è ispiratissimo, ma su un suo cross Lentini mette clamorosamente alto di testa e su un suo suggerimento Muller fa ancora di peggio, mancando la porta dopo avere scartato il portiere. Il pareggio di Raducioiu, con un diagonale rasoterra, al 39’ è matematica. Nel secondo tempo, il Toro continua a imperversare, Policano coglie la sua seconda traversa in due gare, stavolta su punizione, Bresciani sbaglia davanti a Drago, Luci sorvola su un possibile rigore per mani di Brambati su tiro di Cravero e all’89’, in una gara in cui il pareggio farebbe già girare le scatole, Carillo smanaccia inspiegabilmente in area un pallone vagante e Joao Paulo trasforma il conseguente rigore, inaugurando la serie di reti subite dai granata nell’ultimo quarto d’ora durante il girone d’andata (a metà campionato un articolo della Stampa calcolò che senza tutti quei gol subiti nel finale, il Toro sarebbe stato primo).  In mezzo a questi due match, l’indolore sconfitta interna nel ritorno di coppa col Verona firmata Fanna è, a suo modo, storica: sarà l’unica sconfitta interna stagionale al “Delle Alpi”.

Ci vorrebbe un risultato di prestigio per ritrovare morale e arriva alla terza giornata. Il Toro ospita l’Inter, priva di Matthaus, ma anche noi lamentiamo assenze importanti, e trova i primi due punti stagionali. Dopo un primo tempo in cui rischiamo e sprechiamo in egual misura, ma giocando alla pari con una delle favorite per lo scudetto, nella ripresa è tempo di gioire. Muller, a terra attorniato da nerazzurri, riesce a rialzarsi fulmineamente e conquistare una punizione dal limite. Martin Vazquez suggella la sua partita da otto punendo una barriera piazzata non benissimo: sarà il suo primo e unico gol in serie A di quell’anno. Il raddoppio ha come sottotitolo “E’ nata una stella”: al 79’ Gigi Lentini anticipa Battistini con un tunnel e si ritrova una prateria dove può involarsi e battere Zenga con un diagonale rasoterra. Primo gol in serie A per il prodotto del Fila, per uno dei protagonisti stagionali, per uno dei calciatori italiani più forti dei primi anni ’90 (e non solo). Si potrebbe chiudere in goleada se solo Muller, dopo un numero funambolico allucinante che lo libera al tiro, non sbagliasse la cosa più facile: d’altronde, proprio sotto la Maratona sbagliò il pareggio contro l’Argentina ai Mondiali pochi mesi prima. Certe maledizioni sono dure a morire.

A Bologna si torna a masticare amaro: per un’ora abbondante, il Toro gioca meglio e spreca, ma al 78’ il colpo di testa di Iliev decide il match. Saranno gli unici due punti del Bologna allenato da Scoglio e il difensore bulgaro verrà tagliato nel mercato autunnale, tanto per gradire. Contro la Roma, però, arriva il riscatto, anche se continuiamo a mettere dentro un centesimo delle occasioni che creiamo. Comincia Policano, con un colpo di testa su corner di Vazquez salvato sulla linea da Desideri, poi Peruzzi si mette a parare tutto e, allo scadere, Marchegiani evita la beffa con un miracolo su tiro al volo ancora di Desideri. Luca si fa trovare pronto anche su un tiro a colpo sicuro di Carnevale a inizio ripresa, poi, al 56’, Nela trancia Vazquez e la Roma rimane in dieci. Per una volta, ne approfittiamo subito: 4’ dopo, su traversone da destra di Lentini, Skoro stoppa di petto e gira in porta, Peruzzi respinge ancora, ma lo fa sulla testa di Romano che non può esimersi dal segnare e dare gioia ai titolisti dei quotidiani (“La Roma cede solo a un Romano”, citando La Stampa). Skoro si mangia due volte il raddoppio davanti a Peruzzi in maniera che la parola incredibile non riesce a rendere al meglio. Era stato il bomber di agosto, quello del resto della stagione sta per arrivare. Basterà aspettare la prossima trasferta.

A Cagliari, il Toro va senza Mondonico, fermato da un attacco di appendicite, e con Pereni in panchina. Il primo tempo è un incubo: traversa da fuori di Pulga, quindi, poco dopo, tiro di Nardini che incoccia Fusi e scavalca Marchegiani. Nell’intervallo, “Mondo” chiama e indica la via: Sordo per Benedetti. Si torna in campo rigenerati. Al 52’Skoro si ricicla con successo come assist-man e serve al centro, da destra, Bresciani che, fra un nugolo di difensori rossoblù, riesce a controllare e a girarsi per il pareggio. Sarà lui il bomber del Toro di quest’anno, lui che sembrava già pronto per accasarsi altrove durante il mercato di riparazione. E ad aver un’intesa magica con Giorgio sarà Lentini che, per il momento, si “accontenta” di sfornare l’assist per Romano dopo una percussione centrale, con il regista pronto al gol vittoria in diagonale. Romano è il migliore in campo anche nella seconda trasferta consecutiva a Cesena, dove il colpaccio, però, non arriva. Nel primo tempo, al colpo di testa di Benedetti su azione d’angolo, risponde Silas con una clamorosa punizione 10’ dopo: in Romagna, praticamente, farà solo questo di memorabile. Fontana salva da campione su Mussi prima e su una rovesciata di Lentini poi. Nel finale, all’80’, Lentini crossa per Bresciani che, di testa, sembra mettere in banca i tre punti, ma Lanese inizia a dare un assaggio di quanto possa far incazzare i tifosi granata qunado, 2’ dopo, ignora il mani con cui Barcella si sistema la palla prima di pareggiare. Il sorriso ritorna contro il Lecce, quando a trascinare è un devastante Policano: sua la punizione deviata da Morello, sua la fuga a sinistra con assist a Muller che raddoppia dal limite dell’area piccola.  Senza Fusi e Romano, strappiamo uno 0-0 in casa del Genoa e ci affacciamo al ciclo terribile Milan-Napoli-Juve da quinti in classifica. Emiliano, portaci in Europa.

Contro il Milan, il primo tempo dei granata è ottimo e Lentini è scatenato. Gigi crossa una palla d’oro che Bresciani incorna fuori di niente con Pazzagli immobile e poi decide di risolvere da solo.  Lungo traversone da sinistra di Vazquez, torre di Benedetti sul secondo palo e il numero undici, sempre di testa, insacca. A quel punto parte il forcing del Milan, che colpisce anche un palo con Evani, ma, soprattutto, quello di Lanese che inizia a fischiare contro praticamente tutto. Il clou è al 65’ quando Bresciani viene steso in area da Costacurta quando stava per girare dentro la porta sguarnita e si vede dare fallo contro. Il destro vincente di Maldini al 90’ fa male a distanza di anni: 1-1.

A Napoli l’amaro in bocca continua. Marchegiani si infortuna a fine primo tempo e lo rileva Tancredi che si presenta togliendo dal “sette” una punizione di Maradona. A metà ripresa, Vazquez lancia in contropiede Lentini, che vola nella metà campo partenopea e incrocia fuori di niente il pallone del possibile vantaggio davanti a Galli. La vecchia regola del calcio del gol sbagliato-gol subito non ci lascia mai soli e al 78’ Maradona si procura un dubbio rigore che trasforma da par suo. All’83’, però, Bresciani è il più pronto a insaccare dopo la respinta di Galli su tiro di Cravero: è il 2500esimo gol del Toro in A, c’è il dubbio di un fuorigioco, ma per una volta la dea bendata sembra guardare verso di noi. Le balle: all’89’ Incocciati, col sinistro, indovina il tiro della domenica in stile Maldini e si arriva al derby con un punto in due gare quando avrebbero dovuto e potuto essere tre.

Il giorno del derby nevica. Al Comunale si mettevano i teloni, ma al “Delle Alpi” no, ci sono delle serpentine che scaldano il terreno e sciolgono la neve. Sarà per questo che alle due del pomeriggio il terreno è tutto bianco, i tifosi di ambo le squadre spalano per cercare di far disputare la partita e Borsano è inviperito con l’Acqua Marcia per l’incasso perso. Si recupera il giorno dopo, di lunedì pomeriggio, in diretta tv. Il primo graffio è gobbo: traversa di Alessio. Poi il Toro resta in dieci per il rosso a Bresciani dopo un fallo a gioco fermo su De Marchi, ma passa in vantaggio: punizione da destra di Vazquez, testa di Annoni deviata sul palo da Tacconi e Policano che di slancio la butta dentro e si fa tutto il campo per andare verso la Maratona. L’espulsione di Julio Cesar per proteste ristabilisce la parità numerica e sembriamo padroni del campo con Vazquez che va vicino tre volte al raddoppio (due parate di Tacconi, un legno). Nel secondo tempo, però, facciamo l’imperdonabile peccato di arretrare e l’ancor più imperdonabile peccato di sbagliare il 2-0 con Lentini che, messo dal solito Vazquez davanti a Tacconi, si allarga troppo.  Roberto Baggio, con una punizione quasi dal fondo, ci punisce al 77’. Pari stretto, strettissimo.

Aver raccolto meno del meritato durante il trittico terribile ci fa male. Entriamo in una mini crisi. A Pisa, invece di prenderlo alla fine, il gol lo becchiamo subito con Padovano al 3’, poi raddoppia Piovanelli al 40’ e Martin Vazquez si fa bloccare il rigore che potrebbe riaprire la partita. In casa col Parma, invece, arriva un grigio 0-0, con tanto di espulsione di Policano a 20’dalla fine e mini-contestazione. Brutto modo per chiudere un bel 1990. Skoro dichiara che il Toro si rifarà contro la Samp capoclassifica. A Genova. Con un sacco di assenti. Sembra la classica boutade in stile “il nostro campionato inizierà la prossima”: invece no.

A Marassi arriva un Torino senza stranieri e senza Policano, ma con cuore, testa e coglioni.  Cravero fa il leader, Romano onora il numero dieci, Lentini e Bresciani sono sempre pronti a partire e a fare male, gli altri difendono e menano il giusto, Tancredi è quello dei tempi d’oro. Al 21’ contropiede da manuale: Romano lancia Lentini che galoppa e mette Bresciani davanti a Pagliuca. “El Buitre” viene atterrato dal portiere e trasforma il conseguente rigore spiazzandolo. Giorgio è scatenato e nel finale di tempo si invola sulla destra, semina il panico fra i difensori blucerchiati, ma trova la respinta di Pagliuca all’atto finale. A inizio secondo tempo l’ennesimo spunto di Lentini concluso con assist per Bresciani, viene lisciato dal centravanti. Poi si comincia a soffrire, ma Tancredi c’è e quando non c’è è la traversa a respingere una di quelle parabole di Mancini che non si capisce se siano un cross o un tiro geniale. A 3’ dalla fine Lentini fugge in avanti per l’ennesima volta, punta e dribbla secco Vierchowod, entra in area e mette al centro per Bresciani. Lo “zar”, ancora frastornato dall’aver subito qualcosa a cui non è abituato, addirittura perfeziona l’assist e il centravanti del Toro raddoppia. Sembra chiusa, ma c’è ancora da soffrire. Un rigore di Vialli al 90’ fa nascere antiche paure. Si accende un parapiglia davanti dentro la porta per recuperare il pallone: Benedetti e Mancini vengono espulsi e il “Mancio” dirà che l’arbitro gli aveva confidato di essersi sbagliato, cosa che avrebbe potuto portare alla ripetizione della partita (sì, certo, Mancio, contaci). All’ultimo secondo c’è un corner per i blucerchiati, avanza anche Pagliuca, colpisce di testa, Ameri dice “la palla entra”, ma Fusi devia sul palo. In realtà Ceccarini aveva fischiato fallo, ma vallo a dire alle nostre coronarie. E’ finita, abbiamo vinto, siamo il Toro.

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Nei giorni successivi, il Toro paga ancora la sindrome dell’ultimo quarto d’ora. Nell’andata degli ottavi di Coppa Italia contro l’Inter passa in vantaggio con una stangata sotto la traversa di Martin Vazquez, che quando vede nerazzurro si scatena, poi subisce il pari di Matthaus all’82’ e il sorpasso da opportunista di Bergomi all’88’. Tutto ribaltabile al ritorno, comunque, e visto il numero di occasioni interiste è andata ancora di lusso. Contro la Fiorentina, invece, Bresciani, su centro teso da destra di Vazquez, svetta tra tre viola e trova il primo gol interno stagionale. Il Toro si mangia il raddoppio in maniera folle (azione irresistibile di Vazquez a sinistra, assist per Skoro che non trova spazio per il tiro, ma quello per l’assist per Bresciani sì: il tiro ravvicinassimo è clamorosamente fuori) e viene punito a 6’ dalla fine da un tiro sporco del compianto Salvatori da una ventina di metri. L’ultimo minuto del recupero è puro thrilling: Bresciani si vede respinto il tiro della vittoria da Mareggini in uscita, parte il contropiede viola e Fuser mette Orlando davanti a Tancredi che salva in uscita. Questi saranno gli ultimi gol decisivi subiti nel finale dal Toro 90/91. Ce n’è voluta, ma abbiamo imparato la lezione.

Il girone d’andata si chiude a Bergamo e sembra grigia quando si rimane in dieci al 40’: Martin Vazquez si becca una gomitata, ma il pessimo Nicchi lo ammonisce per simulazione. Rafa applaude e il secondo giallo è pura conseguenza. In dieci gli uomini del “Mondo”, alla prima da ex in casa atalantina, si esaltano in contropiede: la fuga è di Lentini che, cadendo, riesce comunque a mettere Bresciani davanti alla porta per l’1-0 finale. Vittoria pesante come il granito. Sulle ali dell’entusiasmo, il Toro elimina anche l’Inter campione d’inverno in Coppa Italia: su un terreno infame, il ritorno lo decide un gol in avvio di Lentini, dopo respinta di Zenga su rasoiata di Vazquez. Lo spagnolo ci prova da ogni posizione, andiamo vicini al raddoppio più volte, ma rischiamo all’89’: clamoroso miracolo di Marchegiani su Pizzi e caduta sospetta di Klinsmann in cerca della respinta non sanzionata. Passiamo. In campionato siamo sesti alla pari col Genoa, nonostante i punti buttati, in coppa siamo nei quarti di finale contro la Samp. E’ ancora tutto possibile e sembra seguire l’indicazione di quel coro estivo: “Emiliano, portaci in Europa”.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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