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Il derby che nessuno voleva

Esiste un derby di cui si ricordano in pochi. Fu giocato a Novara in un clima strano. Fu il derby in cui segnò Mohammed Gargo. Francesco Bugnone ritorna con Culto e ci racconta una pagina quasi dimenticata della nostra storia

Le amichevoli sono sempre odiose da affrontare per un tifoso: se perdi gira l’anima comunque, se vinci non puoi esultare troppo perché non contano nulla. L’ideale potrebbe essere un pareggio in rimonta, ma a volte ci sono comunque i rigori dopo il 90’ per determinare la vincente di turno e quindi siamo daccapo. Per i derby amichevoli il fastidio è centuplicato: chi ha voglia di perderne uno anche se non si tratta di tornei ufficiali? Chi si sente di sfottere l’avversario dopo un successo che non porta vantaggi se non qualche, comunque non trascurabile, ora di orgoglio?

Nel maggio 1994, se ne gioca uno particolare. L’intento sarebbe anche lodevole, visto che si tratta di ricordare Giorgio Calleri, fratello di Gianmarco, neopresidente del Torino. Giorgio era persona veramente appassionata e purtroppo portata via troppo presto da una brutta malattia. Commovente il ricordo di Acerbis, ne “La banda del meno nove” di Stefano Greco, in cui il forte mediano racconterà di come Giorgio avesse chiesto ai giocatori della Lazio, squadra rilevata e salvata nel 1986 dai Calleri e da Bocchi, di vincere il derby del 15 gennaio 1989 e i biancocelesti, nonostante fossero rimaneggiati, ci riuscirono con una storica rete di Di Canio. Motivazioni giuste quindi, ma tempistiche sbagliate in un torneo che vedeva le stracittadine di Torino e Roma come primi turni e poi sfide incrociate tra vincenti e perdenti. Tre punti per la vittoria entro i 90’, due per il successo ai rigori, uno per la sconfitta ai rigori.

Si gioca in un momento in cui la testa di tutti è all’imminente mondiale americano. Sotto la Mole il Toro è in piena baraonda. Salvati dal fallimento dall’arrivo di Calleri, i granata hanno appena visto sfumare la qualificazione Uefa per un crollo nelle ultime partite e hanno di fronte una serie infinita di punti interrogativi in vista della stagione successiva. Non si sa chi sarà il tecnico (Marchioro e Lucescu i primi nomi che ci vengono accostati, ma alla fine la spunterà Rampanti anche se avrà vita breve), addii eccellenti (Fusi, per esempio, è appena passato alla Juventus) e una ridda di nomi accostati ai nostri colori da Ruben Sosa a Mihajlovic. Anche i bianconeri non sono al massimo dell’umore dopo una stagione senza titoli con scudetto praticamente mai in discussione e amarezze varie nelle coppe, su tutte l’eliminazione da parte del Cagliari nella sfida tutta italiana dei quarti di Coppa Uefa, ma sta per iniziare l’era Lippi. Il derby è davvero l’ultimo dei pensieri di tutti, soprattutto non si capisce dove verrà giocato.

Il “Delle Alpi” viene subito scartato: con organici incompleti si prevede una scarsa affluenza di pubblico nella cattedrale nel deserto della Continassa. Questa, almeno, la motivazione ufficiale anche se qualcuno pensa che, al di là delle smentite di prammatica, nella decisione abbia un peso il contenzioso fra le due squadre torinesi e la Publigest che gestisce l’impianto. La prima idea è di disputare l’incontro a Roma, prima della sfida tra giallorossi e biancocelesti. Dalla capitale arriva un diniego: il 31 maggio c’è l’amichevole fra Italia e Svizzera ed è meglio non sovraccaricare il manto dell’Olimpico con gare in più. Si decide di spostare tutto a Novara, stadio piccolo visto l’afflusso non eccezionale previsto e tribune vicine al campo, forse fin troppo. Nessuna diretta televisiva: le società non vogliono. Gli incassi preferiti ai diritti tv ci mostrano come fossimo in un’altra era geologica.

In pieno clima Mitropa Cup 1991, le squadre possono schierare dei rinforzi che hanno giocato altrove durante l’anno. Purtroppo stavolta niente Junior. Il Toro, oltre a Della Morte e Fimognari, rientrati dai prestiti in B, schiera Biondo e Zoratto. Rosario Biondo è un difensore duro in forza a Lecce, capace anche di colpi imprevisti  come quando, ai tempi del Bologna di Gigi Radice, si è presentato dal dischetto nell’infinita sfida ai rigori contro l’Admira Wacker in coppa Uefa. Siamo già nella fase a oltranza e sbagliare vorrebbe dire eliminazione: palla da una parte, portiere dall’altra. Rigore alla Van Basten.

Daniele Zoratto è un centrocampista intelligentissimo, vero cervello del Parma di Scala. Giocatore molto apprezzato anche da Sacchi, che però in Nazionale lo schiererà solo nella brutta sconfitta in Svizzera il primo maggio 1993 (la sera degli Iron Maiden al concertone e di Piero Pelù che infila un preservativo nel microfono di Vincenzo Mollica), sarà granata solamente per le due gare del memorial Giorgio Calleri, anche se il suo impiego pareva finalizzato all’acquisto. Rivedrà Torino nel 2009/2010. Vice di Mario Beretta, a cui viene impedito di andare in panchina all’esordio perché privo di idoneità medica, Zoratto guida la squadra nella vittoria assai fortunosa di Gallipoli che, paradosso dei paradossi, sarà l’unica della gestione.

Il più atteso della serata è Mohammed Gargo. Breve cronistoria: nel 1991 il Torino mette gli occhi su tre giocatori ghanesi campioni del mondo under 17. Si tratta di Duah, autore del gol decisivo in finale contro la Spagna, Kuffour e, appunto, Gargo. Essendo minorenni e dovendo avere un contratto di lavoro per venire in Italia, Borsano assume i tre come fattorini/magazzinieri alla Gi.Ma. contando di darli successivamente in prestito a squadre dilettantistiche prima di poterli definitivamente tesserare. Operazione forse spregiudicata, ma molto meno di altre successive e col solo torto di essere in anticipo sui tempi o, forse, di essere fatta dal Toro. Matarrese si mette di traverso usando termini infelici (l’evitabilissimo “tratta”), disguidi burocratici a non finire e situazione che si arena. Gargo finisce al Borussia Dortmund e poi viene richiamato in granata, sembra proprio lui una delle pietre su cui ricostruire il Toro che verrà. A Ivrea, in amichevole, si è fatto apprezzare in mezzo al campo e ha segnato. Ora c’è il primo test veramente importante e forse è lui quello a tenerci maggiormente.

Il contorno non è dei migliori, perché fuori dal campo è un derby “cattivo”: tafferugli, una bomba carta, addirittura un ragazzo ferito alla gamba con un punteruolo. Sugli spalti i tifosi sono pochini, circa quattromila, perché molti novaresi hanno preferito assistere alla semifinale del campionato nazionale di hockey a rotelle contro Lodi. Quelli che purtroppo non mancano sono cori troppo beceri per essere riportati, da una parte e dall’altra. Alla fine lo spettacolo più emozionante lo regala, quasi inaspettatamente, il campo.

La Juventus passa in vantaggio con Vialli che continua a mostrare quanto bene abbia smaltito l’infortunio che lo ha tenuto lontano dal campo a lungo durante la stagione e al 12’, con un tocco al volo su assist di Di Livio, porta in vantaggio gli uomini guidati dal reggente Pezzotti. Nonostante le assenze siamo Toro vero che vuole regalare a Mondonico, al passo d’addio, una soddisfazione. Al 36’ Silenzi pareggia con un tocco facile facile su passaggio di Carbone complice una bambola difensiva bianconera: il tempo si chiude sull’1-1.

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Nella ripresa nessuna inversione di campo, perché Pairetto teme per l’incolumità dei portieri che dovrebbero stazionare sotto i tifosi avversari. Zoratto alza i giri e il Toro prende campo: prima colpisce un palo con Daniele Fortunato e poi trova il vantaggio. Benny Carbone centra per Gargo che svetta alla grande e con una potente zuccata ribalta il risultato. Si tratta dell’ultima rete del ghanese con la maglia del Toro perché poi, incredibilmente, non verrà tenuto, nonostante il giocatore volesse rimanere sognando di diventare “un Rijkaard granata”. Dal 1995/96 lo sarà dell’Udinese dove i tifosi lo chiameranno affettuosamente Mimmo e vivrà tantissime belle stagioni lasciandoci in bocca il sapore amaro dell’occasione persa.

Sapore amaro che arriva anche nel finale di partita. Il giovane Fabrizio Camani, difensore, al 90’ segna la rete del pareggio prima di sparire dai radar da buon carneade. Si va ai rigori: Marocchi calcia a lato il primo, ma Sesia si fa parare il tiro alla seconda tornata. Si va a oltranza, non vuole finire mai. Calcia Peruzzi e realizza. Per il Toro tocca a Biondo, ma non è Bologna-Admira Wacker e Rosario si fa neutralizzare la conclusione. Niente rigore alla Van Basten stavolta. Finisce male.

Il Toro perderà anche la seconda sfida del torneo contro la Roma (rigore di Cappioli nel finale), ultimo atto di una stagione che tira una linea amara fra un prima e un dopo. Nonostante qualche lampo illusorio purtroppo un certo Toro finisce al rompete le righe del 1993/94. Da ventinove anni, pazientemente e tristemente, attendiamo.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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