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CULTO

Il magnifico settembre 2004 – Parte 1

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
Uno dei Tori più spettacolari degli ultimi vent'anni è quello del settembre 2004, seconda stagione di Ezio Rossi. Culto di Francesco Bugnone ci racconterà, in due episodi, le prime cinque partite dei granata trascinati da Pinga e Marazzina

La stagione è iniziata col Toro di Vanoli che, nonostante la società o meglio nonostante una particolare persona della società, ha risposto presente sul campo giocando un gran bel calcio, rapido ed emozionante, che ci ha permesso di giungere alla sosta belli felici (sì, lo so, la mazzata è sempre dietro l’angolo ed è prestissimo, ma la vita in generale è troppo dura per non godersi i momenti felici le rare volte in cui capitano). In questi giorni senza partite ho provato a pensare a quale sia stato il Toro più “bello” che abbia visto e la risposta è stata immediata: quello delle prime cinque giornate del campionato 2004/2005, allenatore Ezio Rossi. Una squadra rapida, vogliosa, dove tutto girava a meraviglia che ci fece vivere un settembre meraviglioso, leggermente allargato visto che l’ultima di cinque vittorie consecutive arriverà il due ottobre.

La particolarità di quel periodo di grazia calcistica è che nasce da un biennio di rara cupezza col Toro 2002/2003 che retrocede in B da ultimo in classifica dopo la peggior stagione in assoluto disputata nella massima serie e quello 2003/2004 partito con grandi speranze sotto la guida di un uomo del Filadelfia come Ezio Rossi e ritrovatosi sbranato dal mostro di un cadetteria a ventiquattro squadre finendo dodicesimo a quattordici punti dal sesto posto occupato dalla Fiorentina di Emiliano Mondonico e valido per lo spareggio contro la quartultima del piano di sopra, il Perugia. I punti dal quinto posto, ultimo utile per la promozione diretta, sono addirittura sedici, quelli dal Palermo capolista meglio non contarli.

Per far comprendere il clima intorno ai colori granata basti pensare che la squadra, per evitare guai, non si era presentata a Superga il Quattro Maggio con Rossi che si recò alla Basilica di mattina, quasi in incognito, col cuore gonfio di dolore. Al termine del campionato Ezio rassegna le dimissioni che, però, vengono rifiutate. È il primo di tanti tasselli che permetteranno di comporre un Toro che, quasi inaspettatamente, si ripresenta vero come non mai. I rientri dai prestiti di Comotto e Mantovani sistemano mezza difesa, il sin troppo strombazzato “tenetevi il miliardo” di Cristiano Lucarelli apre le porte a Marazzina e a Maniero con un altro rientro come quello di Fabio Quagliarella a completare il reparto offensivo. A centrocampo il colpo è il prestito di Codrea, magnifico centrocampista rumeno che è un lusso per la seconda serie mentre Pinga si toglie la bandana dal capo con cui copriva le cicatrici che erano il terribile lascito dell’incidente stradale in cui morì il fratello di Rodrigo Taddei e rinasce. Anche chi è rimasto ha una voglia diversa: Balzaretti ormai è un totem, e siamo lontanissimi dall’immaginare cosa accadrà da lì a qualche mese, Mudingayi è una scommessa vinta, Sorrentino cerca la consacrazione fra i pali.

La stagione ufficiale comincia con il girone di Coppa Italia che ospita le tre squadre che a fine anno saranno ai primi tre posti della classifica di serie B (Genoa, Empoli e Toro) e il Lumezzane. Alla vigilia di Ferragosto la compagine allenata da Ezio Rossi esordisce nel bresciano con un scintillante 5-1. L’esordio interno contro l’Empoli è uno scoppiettante 5-3 di cui è un peccato che non esistano le immagini in rete vista la sarabanda di emozioni che si susseguono durante i 90’ a certificare che si respira davvero un’altra aria: ci si comincia a innamorare dello schema mortifero angolo di Pinga-incornata vincente di Marazzina sul primo palo, della fame di Quagliarella, delle giocate del già citato Pinga pronto a mantenere quanto promesso alla fine del campionato 1999/2000. L’ultima gara del turno porta il Toro a Marassi contro la corazzata genoana favoritissima per la promozione. Passa alla fase successiva solo la prima del raggruppamento, ci basta un pareggio.

Al fischio d’inizio di Collina, arrivato poco dopo la splendida vittoria di Stefano Baldini nella maratona olimpica di Atene, seguono venti minuti pazzeschi in un’atmosfera da serie A. Il Principe Milito porta in vantaggio il Genoa con un tiro al volo dopo 7’, Mezzano pareggia immediatamente sugli sviluppi dell’ennesimo calcio di punizione sfruttato bene poi un rigore per parte (Cozza e Pinga) portano il risultato sul 2-2. Il Toro ha reagito benissimo ai colpi dei rossoblù e al 34’ passa addirittura in vantaggio ipotecando la qualificazione con un’altro piazzato sapientemente calciato da Pinga per la testa di Marazzina. Il pareggio di Stellini al 93’ vale solo per il tabellino e non cancella la gioia granata per l’accesso alla fase a eliminazione diretta.

Tredici gol segnati in tre partite fanno passare in secondo piano che ci sia qualcosa da registrare in difesa e riaccendono l’entusiasmo tra i tifosi che iniziano a contare i giorni che separano il Torino dall’esordio in campionato che giunge venerdì dieci settembre contro il Verona a inaugurare la serie B. Il “Delle Alpi” tristemente deserto dell’ultima di campionato col Messina a metà giugno sembra lontano secoli ed Ezio Rossi prova a tenere tutti coi piedi per terra mantenendo il basso profilo memore della stagione precedente che è lui stesso a definire “squallida”, ma in campo questo Toro pieno di settore giovanile e di gente interessante fa di tutto per smentire qualsiasi prudenza. I granata attaccano sotto la Maratona e partono fortissimo aprendo le marcature col marchio di fabbrica corner di Pinga-testa di Marazzina poi rischiano un po’ troppo a conferma di qualche meccanismo da oliare in retroguardia e chiudono la partita nel giro di 3’ tra il 36’ e il 39’. Prima Pinga conclude un’irresistibile azione sulla sinistra con un cross rasoterra messo nel sacco da Quagliarella in scivolata, poi Codrea triplica con una conclusione clamorosa dalla distanza che picchia contro la traversa e si insacca alle spalle di Van Strattan. Una caldissima Maratona contesta la società e sostiene la squadra intonando un “vi vogliamo così” che non si sentiva da tanto tempo. La bellissima punizione di Cossu all’81’ fa arrabbiare Sorrentino, ma non rovina il clima di gioia che si respira: finisce 3-1. “Tifosi attenti, sta per nascere qualcosa di nuovo” scrive Ormezzano e ha ragione.

Il Toro continua la sua marcia vittoriosa in Coppa Italia dove affronta il Chievo alle sedici di un martedì pomeriggio: nonostante l’orario infame la Maratona c’è e fa bene perché i granata non fanno vedere la differenza di categoria e vincono l’andata 1-0 con un gol di Franco su assist di Pinga con il risultato va addirittura stretto visto che ci sono un rigore reclamato e una rete annullata a Humberto nel finale per fuorigioco dubbio. Il campionato bussa alla porta il sabato con la trasferta di Ascoli ed è un’altra marcia trionfale: dopo 3’ Marazzina approfitta di un errore dell’ex Cudini e supera Micillo in uscita con un morbido pallonetto, al 59’ capitan De Ascentis conclude una splendida azione di prima con un altro tocco sotto che scavalca il portiere e al 63’ Quagliarella insacca a porta vuota una respinta di Micillo dopo un tiro di Marazzina che si era liberato al tiro con un favoloso colpo di tacco da sudamericano. Sembra di sognare e dietro l’angolo c’è un’altra prova di maturità: il ritmo infernale del calendario propone lo scontro diretto contro il Genoa a metà settimana, stavolta a Torino.

 

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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