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CULTO

Il magnifico settembre 2004, seconda parte

Il magnifico settembre 2004, seconda parte - immagine 1
"Seconda e ultima puntata di Culto sul magnifico settembre 2004 del Toro di Ezio Rossi dove, fra vittorie in rimonta e reti a tempo scaduto, spunta una piccola fitta di tristezza"
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Il momento magico del Toro viene vissuto in varie maniere. Ezio Rossi continua a predicare calma, capitan De Ascentis scherza sulla sua inconsueta vena realizzativa visto che, contando il gol al Messina nell’ultima gara dell’anno precedente, ha segnato due belle reti in tre partite, Marazzina parla da leader contento di stare smentendo chi lo prendeva per pazzo per essere sceso in serie B dopo due stagioni tribolate al piano di sopra. Il presente bussa alla porta con veemenza e martedì 21 settembre è nuovamente il momento di scendere in campo perché al “Delle Alpi” arriva il Genoa per una classica che profuma di serie A. Sulla panchina rossoblù non c’è più Gigi De Canio, a cui è stata fatale l’eliminazione in Coppa Italia proprio per mano granata, ma Serse Cosmi. Il turno serale e lo stadio caldo con un settore ospiti zeppo di rossoblù fanno pensare a una sfida di coppa più che a un infrasettimanale cadetto e il Toro, lungi dall’emozionarsi, disputa un gran primo tempo.

Dopo un quarto d’ora di studio iniziano a fioccare le occasioni di marca granata. La più pericolosa è un gran destro dal limite di Quagliarella, su assist di Marazzina, deviata in angolo da Scarpi. Il momento di maggior fomento è quello che vede Comotto aizzare la Maratona già bollente di suo dopo un altro corner conquistato con una conclusione deviata dal portiere rossoblù. I granata meriterebbero in vantaggio, ma tornano negli spogliatoi sullo 0-0 sebbene sostenuti dagli applausi del pubblico. Fin qui il Toro ha avuto un cammino in cui, oltre agli innegabili meriti, è girato tutto abbastanza bene al contrario dell’anno precedente dove, al netto della pessima stagione, ogni errore veniva punito. Il primo momento davvero difficile della stagione arriva al 59’ quando Lazetic premia l’inserimento di Lamouchi che anticipa due difensori granata e gela Sorrentino in uscita. Gli uomini di Rossi si guardano in faccia e reagiscono aumentando il ritmo e prendendo possesso della metà campo genoana per cancellare alla punizione immeritata. Sì, è proprio tutta un’altra squadra. Non passano neanche cinque minuti e arriva l’1-1 al termine di un’azione tambureggiante. De Ascentis scorge Comotto sulla destra e lo serve con un preciso passaggio rasoterra, Luca va al traversone con parabola forte e tesa, Sottil interviene di testa, ma finisce per accomodare la palla sul secondo palo per Quagliarella che, al volo col destro, realizza con un bellissimo diagonale rasoterra che provoca un boato da brividi dei cuori granata presenti allo stadio.

Al 73’ Pinga dimostra perché stiamo vivendo la miglior versione del brasiliano in carriera: da destra il carioca, dopo un gioco di prestigio per liberarsi e uno scambio con Conticchio, lascia partire un cross con un effetto tale che sembra uscire dalla bacchetta di un mago. Quagliarella ha l’intelligenza di spostarsi intuendo l’arrivo di Marazzina che dopo aver lasciato rimbalzare il pallone ci mette il sinistro e manda la sfera sotto la traversa siglando una rete meravigliosa. Il palo sinistro della porta di Scarpi respinge le conclusioni di Pinga sugli sviluppi di un corner e di Franco in contropiede allo scadere impedendo al risultato di assumere dimensioni più consone a quanto visto in campo, ma poco importa. Applausi scroscianti e primato a punteggio pieno con il sorprendente AlbinoLeffe mantengono il Torino su una nuvoletta. Ezio Rossi dice che “questa è la squadra che sognavo di allenare”, mentre uno striscione in curva (“Giocando con questo cuore sarà eterno il nostro amore”) rende lontanissimo il clima di pochi mesi prima e solo un numero il record negativo di abbonati. Mentre Pinga firma un quadriennale con cui lega il cuore della sua carriera al Toro e Codrea ritrova la nazionale, la trasferta di Bari incombe e l’assenza di Quagliarella costringe Rossi a modificare la formazione iniziale per la prima volta dall’avvio del campionato inserendo Franco dall’inizio. Il Torino in maglia blu è bello a sprazzi, ma è una gara da battaglia e la porta a casa comunque grazie a un rigore conquistato da Marazzina e battuto due volte da Pinga a 20’ dal termine. La traversa su punizione di Lipatin e la gran parata di Sorrentino su Santoruvo sono quei segnali che fanno pensare bene, l’AlbinoLeffe che non vuole smettere neanche lui di vincere lasciandoci soli e l’unico microscopico granello di polvere nell’ingranaggio della felicità.

Complice l’infortunio di Marazzina, fermo per venti giorni, Ezio Rossi applica un massiccio turnover per il ritorno di Coppa Italia contro il Chievo, ma nonostante questo il Toro passa il turno. Franco conquista e trasforma un rigore dopo pochi minuti, Dondarini non vede un controllo di mano nell’azione del pareggio dell’ex Tiribocchi e la gara termina 1-1 così come termina anche settembre che, però, per noi finisce qualche giorno dopo e più precisamente il due di ottobre. Il Toro cerca la quinta vittoria in campionato contro il Catania dell’ex Ferrante e la sensazione di non averlo più con noi è davvero strana. Fossero esistiti i social i post in cui si pronostica la rete di Marco si sprecherebbero, ma in quel momento sono confinati nel cuore e nel cervello di tutti. Rossi lancia per la prima volta Maniero dal 1’ in campionato ed è proprio l’ex milanista che costringe Pantanelli a un volo pazzesco per togliere dalla porta un suo colpo di testa su traversone di Balzaretti. Pantanelli diventa una saracinesca anche su Quagliarella, altro intervento d’istinto, e su Pinga a cui dice no di piede e la frazione si chiude a reti inviolate come contro il Genoa e proprio come contro il Genoa il Toro passa in svantaggio, ovviamente per piede di Marco Ferrante.

Al 67’ Vugrinec controlla alla perfezione un lancio di Caserta e col terzo occhio vede l’inserimento dell’ex di turno che anticipa Mantovani e scavalca l’uscita di Sorrentino con un bel pallonetto quindi abbassa la testa quasi imbarazzato per aver segnato sotto la Maratona con un’altra casacca limitandosi a farsi abbracciare dai compagni che arrivano alla spicciolata mentre va avanti a camminare come se nulla fosse. Non sono un fan delle non esultanze degli ex, ma se Marco avesse festeggiato ci sarebbe stata una piccola spina nel cuore in tutti noi. Prendendo sempre il match col Genoa come punto di riferimento il Toro ci mette ancora meno a pareggiare. Una punizione di Codrea rimbalza contro la barriera e finisce chissà come sui piedi con Maniero che controlla e realizza con un glaciale rasoterra e possiamo sognare un’altra rimonta. I minuti passano e il gol non arriva. Il popolo granata è diviso fra l’accettare un pari con realismo per come si era messa e un pizzico di nervoso perché non è arrivato il quinto successo consecutivo che avrebbe voluto dire primato solitario in classifica visto che l’AlbinoLeffe sta pareggiando contro il Bari. L’eterno dilemma tra bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto che spesso ci dilania si risolve a tempo scaduto con un gol che elimina il dubbio dando solo la certezza di godere.

Balzaretti scatta sulla sinistra e verticalizza per Franco che ha spazio per puntare il fondo, ma si fa rimontare da Padalino che lo ferma sul lato corto dell’area. Il boato di delusione diventa un ruggito quando l’uruguaiano corre immediatamente dietro all’avversario che sta ripartendo, si mette davanti col corpo e poi finisce a terra col biondo esterno etneo. Ramallo sta per alzarsi e riconquistare la palla vagante, ma poi desiste perché alle sue spalle è arrivato Balzaretti che si ritrova il pallone pronto per essere scodellato in mezzo. La sfera spiove al centro dove la attende il protagonista che non ti aspetti. Humberto Daniel Soares Martelo noto come Humberto Foguinho o anche solo come Humberto è un centrocampista che, dopo un buon inizio carriera coi paulisti del Ponte Presa che lo aveva fatto finire sul taccuino di Cravero, è passato all’Internacional Porto Alegre prima che un infortunio lo fermasse e dovesse ripartire dalla seconda divisione brasiliana. Il Toro si ricorda di lui e lo porta in granata come primo acquisto stagionale, non certo di quelli da far impazzire le folle, ma se con Mudingayi ci abbiamo preso perché tirare la croce addosso al nuovo arrivato? Tutto il cammino fatto dal nativo di Campinas l’ha portato a quel momento, nel cuore dell’attacco granata, pronto a scrivere una pagina nella piccola grande storia granata. Colpo di testa prepotente, Pantanelli si butta in tuffo con un millisecondo di ritardo che è fatale, la rete che si gonfia, il Toro è primo da solo. Humberto festeggia con moderazione, alza la maglietta sul petto nudo, ma solo un pochino prima che Pinga lo abbracci. Sembra semplicemente un uomo contento. Sugli spalti i tifosi rimbalzano di gioia. Rossi negli spogliatoi dice di avere visto lo spirito del Toro dei suoi tempi e questo è il complimento più bello che si possa fare a qualsiasi squadra indossi il granata.

A Crotone arriverà la prima sconfitta, ci saranno momenti di pane duro, ma anche sprazzi di questo settembre granata che ricompariranno durante l’anno. Ci sarà il dolorosissimo esonero di Rossi dopo un pareggio con la Ternana fatale ai tecnici di entrambe le squadre, poi l’interregno di Zaccarelli e i playoff vinti mettendo in campo tutto ciò che avevamo dentro. Quindi il buio del del fallimento, una ferita mai sopita nemmeno adesso che sono passati più di vent’anni. Quella che avrebbe affrontato la massima serie con Arrigoni in panchina, lasciata morire mentre altre compagini si erano salvate spalmando debiti, è la squadra del rimpianto, un colpo di stiletto al cuore, lacrime non ancora asciugate. Il 2004/2005 potrebbe essere ricordato come l’anno che non c’era visto che ripartiremo dalla B e invece c’è stato eccome ed è tutto nato da quello splendido settembre di rinascita che non ci stancheremo mai di ricordare.

 

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