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Intertoto 2002, la piccola Europa (parte 2)
Nel terzo turno dell’Intertoto il Toro deve affrontare un Sottomarino Giallo, il Villarreal. Non siamo ancora davanti alla squadra che, trascinata dal genio di Riquelme, sfiorerà la finale di Champions League (e sarà decisivo proprio un errore dal dischetto del “Mudo” contro l’Arsenal), ma manca poco a quel momento. La stella è un altro argentino, Martin Palermo, centravanti clamoroso capace di grandi colpi come la doppietta al Real Madrid nella finale di Coppa intercontinentale con la maglia del Boca, ma anche di incredibili cadute come i tre rigori falliti in 90’ contro la Colombia. “El Loco” è alla prima esperienza europea ed è reduce da un rocambolesco infortunio accadutogli esultando dopo un gol al Levante in mezzo ai tifosi: un muretto non regge e la fatalità porta alla rottura di tibia e perone. Il pericolo numero uno è lui.
Sulla panchina degli spagnoli, per il mostruoso ciclo di corsi e ricorsi che attraversa le storie di tutti, ma soprattutto quelle dei colori granata, siede Victor Munoz e la mente va al 19 febbraio 1989 quando, dopo un pauroso scontro aereo, il tecnico dei gialli, allora alla Sampdoria, e Alvise Zago cadono a terra. Victor è senza conoscenza, ma per fortuna si rimetterà in fretta. Il numero dieci granata cade male sul ginocchio e se lo distrugge ponendo di fatto fine alla sua carriera ad alto livello.
Il Toro necessiterebbe di ritocchi, ma l’impressione è che si aspetti l’occasione buona a ridosso dell’inizio del campionato (cosa ci ricorda?) mentre gli esuberi sono molti e difficili da piazzare non solo a titolo definitivo (“impresa al di là delle forze umane” secondo Claudio Giacchino su La Stampa), ma addirittura in prestito. Man mano che la partita si avvicina i giocatori dimostrano sempre più convinzione: De Ascentis si prefigge di diventare il Gattuso del Toro, Galante afferma che si può anche trovare la qualificazione in Spagna, magari ai rigori (sinistra profezia). Ferrante è recuperato dopo un affaticamento e così il classico 3-5-2 camolesiano può comporsi come sempre.
Alle cinque della sera di domenica ventun luglio, nonostante la diretta televisiva, il popolo granata risponde presente e i prezzi popolari richiamano anche qualche spettatore occasionale che vuole aggregarsi ad amici granata per vedere questo anticipo di Europa. Il clima sugli spalti è bellissimo e allegro per quella gara così importante e così inusuale per collocazione. La gente del Toro sta per vivere un bellissimo pomeriggio.
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Il primo tempo è molto tattico con due squadre accorte che cercano di non sbilanciarsi aspettando l’occasione giusta per colpire. L’opportunità capita al Toro a fine primo tempo quando Scarchilli pennella un gran pallone per Comotto che schiaccia in rete di testa dopo essersi liberato con astuzia dal traffico in area. Al rientro in campo c’è Sommesse al posto dell’acciaccato Lucarelli e al 48’ il problema si trasforma in un’opportunità visto che Vincenzino parte in contropiede e serve un pallone d’oro a Ferrante che è glaciale nel superare Vallejo in uscita. Due gol a cavallo dei due tempi, il momento migliore per segnare: roba da grande squadra.
Le cose si complicano quando Comotto viene espulso dal poco coerente arbitro Weiner per doppia ammonizione al 60’. Inizia a piovere e bisogna tenere duro: l’intervento più difficile è quello di Bucci su un colpo di testa da distanza ravvicinata di Palermo poi il Toro resiste e porta a casa un 2-0 preziosissimo mentre la pioggia diventa diluvio e i tifosi tornano alle proprie automobili bagnati fradici, ma felici.
Negli spogliatoi la dirigenza è raggiante. Cimminelli spera di avere un arbitro altrettanto poco casalingo in Spagna e Romero si augura di poter abbracciare l’ex granata Peirò tecnico del Malaga, altra iberica impegnata nel torneo e possibile finalista, prima di attivare la sua grande memoria storica per ricordare come anche contro il Las Palmas vincemmo 2-0 e poi finì male. Poi giù di dissertazione sul colore della maglia più rossa che granata e sul fatto che per lo sponsor si attende qualcuno che paghi bene. Camolese è più preoccupato visto che Lucarelli e Ferrante sono malconci ma c’è anche speranza dopo la grande prova di Sommese che Marco-gol, autore di un match straordinario, vede come una delle sorprese del campionato. Mentre Victor promette “fuego e durezza” per il ritorno al Madrigal, nessuno sa che quel mix di sacrificio, passione e astuzia visto in campo ha portato all’ultima vera impresa del Toro camolesiano.
La settimana di avvicinamento alla gara di ritorno inizia con il tecnico granata che si laurea in scienze motorie con centodieci e lode e le belle notizie non sembrano finire visto che Ferrante e Lucarelli sono recuperabili per la Spagna. Nel triangolare di Saint Vincent con Celta e Parma le seconde linee granata arrivano seconde senza sfigurare e l’ottimismo inizia a montare, ma quando l’arbitro fischia l’avvio della gara alle 22 di sabato 28 luglio si capisce che la serata sarà di quelle da dimenticare nonostante duecento sostenitori granata bravi a farsi sentire nonostante l’inferiorità numerica. Il Villarreal prova a metterla sulla provocazione con Calleja, già protagonista all’andata nell’azione dell’espulsione con Comotto, e Bucci salva due volte da campione su Palermo. Nel primo tempo portiamo a casa le penne, ma la ripresa parte subito male visto che al 47’ Guayre sblocca la situazione con un morbido tocco a scavalcare Bucci. Il Toro accusa il colpo, si salva in un paio di circostanze, ma al 62’ un colpo di testa di Arruabarrena, che farà piangere anche l’Inter in futuro, pareggia i conti con l’andata. Il Toro regge quasi senza sapere come e arriva ai supplementari dove Lucarelli perde la testa e viene espulso dopo aver inseguito un avversario in seguito a un fallo non fischiato. Bucci salva ancora su Palermo prima che Alvarez lasci in dieci anche i padroni di casa.
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Dopo una partita con la testa sott’acqua il Toro può riprendersi ai tiri di rigore la qualificazione che sembrava in mano agli spagnoli, ma non è serata. Pepe Reina ipnotizza Ferrante e lo stesso fa Bucci con Galca. Il momento decisivo arriva al quarto rigore: Delli Carri non è uno specialista e lo conferma facendosi parare la conclusione mentre il Villarreal non sbaglierà più. L’avventura nella piccola Europa è finita.
Qualcuno se la prende con l’atteggiamento della squadra, qualcun altro con le carenze dell’organico, qualcun altro ancora si dice sollevato perché senza l’impegno europeo il Toro potrà concentrarsi sull’obiettivo salvezza (cosa credevate? Che le stronzate fossero un’esclusiva di questi tempi?). La botta è forte e il segnale è chiaro: questo gruppo ha dato tutto e anche di più negli ultimi anni, andando oltre le proprie possibilità grazie a misure tattiche quasi perfette e a un temperamento enorme. Bisogna rinforzarlo, ma evidentemente non si può. Il sipario che cade sull’Europa è il meno: l’esonero di Camolese dopo una sconfitta in Coppa Italia proprio nel momento in cui ci si stava risollevando in campionato dopo un pessimo inizio è una delle mosse con meno senso della storia recente del Toro. La parentesi di Ulivieri è orrorifica da tanti punti di vista, il finale con Zaccarelli e Ferri malinconico. Nemmeno la classe di Marinelli potrà salvare il Toro dal campionato più buio nella storia della massima serie e tirando le somme quelle quattro partite internazionali sono stata la cosa migliore di un anno terrificante.
Nella gara d’andata contro il Villarreal nel gruppo di persone che andò con me allo stadio per vedere la partita con me oltre ai miei compagni storici c’erano anche delle nostre amiche che si divertirono molto. Una di loro, Francesca M., purtroppo non è più fra noi perché la vita è cattiva e a volte ti porta via nel fiore degli anni strappandoti a tuo marito e ai tuoi figli. Permettetemi di dedicarLe questa puntata. Ciao Fra.
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Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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