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Kamil Glik collezione 2014/2015

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
Culto / Torna la rubrica di Francesco Bugnone. Il protagonista di questa puntata è l'ex capitano granata

E dire che all’inizio non mi piaceva granché, anzi un pomeriggio l’ho cordialmente detestato. Serie B, Modena-Toro, ultima partita pre-natalizia, Toro primo col vento in poppa e in vantaggio con una sberla impressionante di Stevanovic da oltre venticinque metri. Poco dopo la mezzora della ripresa, però, Kamil Glik combina un pasticcio clamoroso in area non intendendosi con Coppola, causando così un rigore con beffa dell’espulsione del portiere. Il Modena pareggia dal dischetto e nel finale ribalta con Ciaramitaro, che, non contento di averci segnato quand’era al Cesena, lo fa anche coi canarini. Da un Natale trionfale a un Natale di rimpianti e, ai miei occhi, il colpevole ha la faccia del polacco. E’ durata poco. Il progredire del campionato mi ha portato ad affezionarmi a questo corazziere fortissimo di testa e difensore all’inglese che, al crescere della forma, ha fatto corrispondere una progressiva eliminazione delle imprecisioni. Due capocciate decisive contro Reggina e Crotone hanno contribuito a far sbocciare l’amore. Amore che per molti coincide col primo derby disputato dal nostro, per il fallo su Giaccherini costatogli l’espulsione. Ecco, per me quello è un ricordo brutto per il trattamento che Glik ha dovuto subire successivamente, trattato come un killer e sbranato da parte dell’opinione pubblica o per Lichtsteiner (Lichtsteiner, Dio mio) che gli faceva la morale mentre usciva dal campo. Due turni dopo Chiellini commette un’entrata brutta il triplo su Bonaventura: nemmeno ammonito, tutti zitti.

Una campagna del genere avrebbe potuto distruggere moralmente molti calciatori o farli compiacere del gesto fatto, sentendo a proprio agio nel ruolo del picchiatore dipinto da chi gli sta intorno. Kamil, no. Pur rimanendo hardcore, come consigliato dal rapper Willie Peyote che gli ha dedicato un pezzo memorabile, sembra quasi aver usato il fattaccio per migliorarsi, per limare la sua irruenza senza perdere un’oncia della sua giusta durezza. E così, se escludiamo un’espulsione totalmente diversa per doppia ammonizione nella stracittadina di ritorno, Glik subirà soltanto un altro rosso in tutta la sua esperienza italiana. Nel 2013/2014 eredita la fascia di capitano da Rolando Bianchi e sarà un capitano con la c maiuscola, un trascinatore, uno che prende sul serio il suo ruolo che sia fermare l’attaccante di turno, difendere il compagno, protestare a brutto muso con l’arbitro o leggere i nomi dei caduti di Superga con tono stentoreo e dizione perfetta. Lo amiamo tutti. E ora torna in Italia, ma non da noi. Al Benevento. Da un lato sono un po’ triste di vederlo con un’altra maglia, dall’altro però rimango dell’idea di come a volte sia meglio non tornare per non rovinare il ricordo. Però un omaggio a Kamil ci va, eccome. E l’omaggio è rivivere la sua magica stagione 2014/2015, quando segnò sette reti (più una) in un anno solo, bottino che spesso molti nostri attaccanti, o presunti tali, si sono sognati. Via con la carrellata.

1 CAGLIARI-TORINO 1-2 (gol dell’1-1): il campionato del Toro è iniziato malissimo con un punto in tre partite, zero gol segnati e un rapporto tragicomico coi rigori. Alla prima giornata, Larrondo ne scippa uno a Quagliarella contro l’Inter per tirarlo che peggio non si può. Alla terza, in casa col Verona, allo scadere El Kaddouri dal dischetto si fa respingere il tiro, poi anche la ribattuta e forse, anche se avessimo passato tutta la notte a provarci, il pallone avrebbe continuato a non entrare mai. Ecco perché a Cagliari andare sotto per una rete di Cossu ci fa vedere le streghe. Ecco perché è altamente simbolico che il primo gol in campionato dei granata, quello che inizia la riscossa, quello che avvierà la rimonta completata da Quagliarella sia proprio del Capitano e col suo marchio di fabbrica: colpo di testa su angolo, un proiettile all’incrocio dei pali.

2 TORINO-PALERMO 2-2 (gol del 2-2): veniamo dal derby del gol di Bruno Peres che, però, purtroppo, è anche il derby del gol di Pirlo al 93’. Il momento è di nuovo difficile e coi rosanero siamo sotto 2-1, nelle classiche partite in cui ci si aspetta il riscatto e si tramutano in qualcosa di ancora peggiore delle altre. Glik, in acrobazia, non riesce a impedire il 2-1 provvisorio di Dybala e allora decide di sistemare le cose in prima persona a metà ripresa. Su angolo da sinistra di El Kaddouri, Kamil arriva dalle retrovie quasi passeggiando e la tocca di quel tanto, con la testa, da mandarla prima sul palo e poi in rete. Punticino, meglio di niente.

3 TORINO-GENOA 2-1 (gol dell’1-1): ultima gara dell’anno. Perderla farebbe male, infatti lo stiamo facendo per il gol di un certo Iago Falque. Ma al 53’ Glik inaugura l’asse con Farnerud che quell’anno tira dei piazzati da manuale per i compagni: parabola morbida con il sinistro, Kamil arriva al galoppo da dietro, la difesa del Genoa fa più o meno come quella del Palermo e il polacco col piattone destro da pochi metri ci fa respirare. Ma, come direbbe il compianto Corrado, “…e non finisce qui”.

4 TORINO-GENOA 2-1 (gol del 2-1): al 63’ Farnerud batte un angolo perfetto per Moretti, la palla sembra dentro, tutti esultiamo, ma per fortuna Glik no. E’ lì, vigile e fa bene, perché Lamanna la prende Dio solo sa come, ma nulla può quando il polacco ci mette la testolina e trova la sua prima e sin qui unica doppietta in serie A. Stavolta il Natale è buono, mica come dopo il Modena.

5 TORINO-MILAN 1-1 (gol dell’1-1): subito sotto per il gol su rigore di Menez, il Toro domina. Colpisce un palo, crea occasioni e, a fine primo tempo, va in superiorità numerica per un rosso a De Sciglio per doppia ammonizione. Un colpo di testa alto di niente di Camillone subito dopo sembra il preludio al sorpasso nella ripresa, ma, come capita a volte, l’uomo in più peggiora il livello della spinta. A 9’ dalla fine siamo ancora sotto 1-0 e allora ci pensa di nuovo lui: calcio d’angolo da destra, una testona bionda svetta fra un grappolo di uomini e la mette dove sarebbe difficile metterla anche con le mani, in situazione più tranquilla, per il sacrosanto pareggio.

6 TORINO-NAPOLI 1-0 (gol dell’1-0): Toro-Napoli arriva dopo Bilbao, una delle serate più belle della nostra storia recente. Camminiamo tutti a sei metri da terra, cullati dall’impresa e dai sogni. Se i giocatori andassero in campo con la nostra concentrazione, ne prenderebbero quattro. Chiediamo solo un punticino, non vogliamo rovinarci la settimana, vogliamo stare col sorrisone ancora un po’. Non osiamo sperare di più, anche perché dopo l’impresa del San Mames saremo tutti stanchi, eccetera, eccetera. Però qualcuno non è d’accordo e, quando Koulibaly, ancora lontano dall’ira di Dio che diventerà di lì a pochi mesi, ci regala un angolo con un retropassaggio scriteriato a metà ripresa, lo dimostra. Batte Farnerud e Glik fa lo stesso identico movimento riuscitogli contro il Palermo. Vedere dalla curva quella palla andare nell’unico posto in cui deve andare fa alzare le braccia prima che entri, ti regala la gioia prima che si concretizzi, prima di esplodere in un urlo infinito e prepararti a 20’ finali di apnea che però, a parte qualche palpitazione (ma le palpitazioni passano, i tre punti restano) non rovineranno la festa. Non rovineranno una delle più belle settimane di sempre.

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7 ATALANTA-TORINO 1-2 (gol dello 0-2): dopo aver segnato nella partita prima di Natale, Kamil si ripete il sabato di Pasqua. Evidentemente gli piace santificare le feste. In vantaggio a Bergamo con una discreta natta di Quagliarella su punizione, il raddoppio arriva ovviamente su azione d’angolo: pallone calciato da sinistra a rientrare che finisce dalle parti del palo lontano, rimbalza e arriva a Glik che, stavolta, non ci può mettere la testa e allora fa partire una fucilata di destro che gonfia la rete sotto la traversa, poi si arrampica alla vetrata del settore ospiti in una delle sue esultanze più iconiche. L’acrobazia di Pinilla nel finale nulla può sulla voglia di tre punti del Toro che continua una rincorsa all’Europa fermata solo da un gol annullato a Maxi Lopez a Palermo e, soprattutto, da quella specie di bug di Pes che è stato l’autogol di Padelli contro l’Empoli. Un’Europa persa in maniera amarissima circa due settimane prima e, anche qui, Kamil la mette dentro.

BONUS TRACK TORINO-ZENIT 1-0 (gol dell’1-0): dopo aver perso 2-0 in Russia, pagando oltremodo l’espulsione ingenua di Benassi, il Toro, in casa contro lo Zenit mette in campo una prestazione bella, commovente e sfortunata. Il divario tecnico e, soprattutto, economico, non si vede neanche, anzi pare ribaltato. Glik gioca da capitano vero e, rispettando il ruolo, segna proprio lui quel gol che ci dà una speranza nell’andare ai supplementari, visto il lungo recupero concesso dall’arbitro. Ovviamente di testa, ovviamente su angolo, saltando sul primo palo e mettendola sul palo opposto, nell’unico istante in cui la porta russa non è stata stregata. Lo tornerà poco dopo, quando un tocco a colpo sicuro di Maxi Lopez verrà ricacciato fuori chissà come e con lui i nostri sogni.”Abbiamo avuto paura” dirà Criscito dopo la gara. Ma a volte uscire a testa alta finisce col fare ancora più male della paura.

Bentornato, Kamil. Se questo virus maledetto ci permetterà di tornare allo stadio, ti applaudiremo come meriti. Tu, però, sugli angoli non salire, eh.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentinie…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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