L’otto settembre Claudio Sala ha compiuto settantasei anni, numero non banale visto che corrisponde all’anno dell’ultimo scudetto granata vinto proprio col “Poeta del Gol” con la fascia da capitano al braccio. Questa rubrica vuole omaggiare un giocatore così immenso con una puntata dedicata a lui, o meglio dedicata a una sua giocata e qui ci sarebbe l’imbarazzo della scelta fra le sue volate sulla fascia con puntuale cross recapitato sulla testa dei Gemelli del Gol e l’avversario di turno intontito dalle finte oppure reti pesanti come quella all’Ascoli nell’anno del tricolore a raddrizzare una gara iniziata male col vantaggio ospite di Silva. La scelta, però, è andata sull’unica marcatura di Sala in una stracittadina e che marcatura. É successo tutto il 26 marzo 1972.
CULTO
La Foglia morta del Poeta
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Stagione 1971/72, altrimenti nota come “l’anno in cui ci hanno rubato lo scudetto”, stagione che nei prossimi mesi questa rubrica approfondirà con una serie di puntate ad hoc. Il Toro di Giagnoni ci crede come non mai e, dopo il furto a Marassi col gol di Agroppi non visto da Barbaresco, non molla di un centimetro battendo la Fiorentina con la doppietta di Gianni Bui. All’orizzonte c’è il derby con la Juventus capolista che dista solamente tre punti in classifica. La testa è talmente orientata al mezzogiorno di fuoco del calcio torinese (cit. Marco Cassardo) che per il ritorno di Coppa delle Coppe contro i Rangers andiamo in campo in formazione rimaneggiata, ma nonostante ciò sfioriamo ugualmente il passaggio del turno ugualmente con qualche recriminazione arbitrale, giusto per non perdere l’abitudine.
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Claudio Sala indossa la maglia numero dieci e sta giocando quella che sarà la stagione più prolifica della sua carriera in serie A (chiuderà con un bottino di sette reti). É un Sala diverso rispetto a quello dei tempi di Radice e non solo per la posizione in campo, più centrale, quanto per l’aspetto fisico. Niente baffoni, chioma non lunghissima, ma folta e selvaggia e due basettoni molto di moda all’epoca. Contro i Rangers non ha giocato, ma ora è pronto per contribuire alla prestazione da Toro che occorre per vincere la partita più attesa dell’anno.
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Il Torino parte deciso, ma è la Juventus a passare in vantaggio al 20’ con un diagonale al volo di sinistro di Anastasi che manda in visibilio i tifosi bianconeri, ma la rete subita, lungi dal raffreddare i bollenti spiriti granata, spinge l’undici di Giagnoni ad alzare ulteriormente i giri. Dopo una decina di minuti dove fioccano le occasioni, al 30’ viene fischiato un calcio di punizione a favore del Toro da parte dell’arbitro Angonese di Mestre per un intervento falloso di Spinosi su Pulici.
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Il pallone è posizionato a meno di dieci metri dal limite dell’area, leggermente defilato sulla destra. Gianni Bui e Claudio Sala stazionano nei pressi della sfera, poi l’attaccante lascia l’incombenza al numero dieci. La leggenda narra che Capello, in barriera, intuendo le intenzioni di Sala dirà a Carmignani di spostarsi più a sinistra. D’altronde il Poeta è caldo visto che già Mantova e Varese, in avvio di girone di ritorno, sono state piegate dai suoi calci piazzati.
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Sala non prende una rincorsa lunghissima, solo pochi passi. Quando tocca la palla col sinistro la accarezza con classe, ma, al tempo stesso, con una certa forza. Il pallone scavalca la barriera con una parabola a foglia morta, che sembra avere solo una missione: finire sotto l’incrocio dei pali. Carmignani ha ascoltato il consiglio di Capello spostandosi sulla sua sinistra in anticipo e si lancia in tuffo, ma pur facendo tutto bene, pur arrivando quasi a toccare il pallone, non può nulla. Quella traiettoria è poesia, bellezza pura, roba da urlare, da perdere la testa quando la rete si gonfia facendo esplodere la Curva Maratona per l’1-1.
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Come se non bastasse la rete capolavoro, a essere iconica è anche l’esultanza del Poeta. Ricordo la prima volta che la vidi, forse in un servizio pre-derby dei primi anni 90, e mi si piazzò in testa pur non avendo la fortuna di poter utilizzare YouTube per riesaminarne ogni fotogramma. Claudio Sala è trasfigurato, in estasi, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta in un’urlo infinito. Sembra una specie di versione educata di Gassman che va in delirio per un gol della Roma nel famoso episodio de “I mostri”. Sala corre a braccia alzate portando per il campo la sua maschera di delirante gioia, Lombardo prova a fermarlo, ma riesce solo a sfiorare la sua schiena. Mentre sbuca anche un saltellante Giagnoni, Sala fa ancora qualche passo con la bocca spalancata, si ferma a braccia alzate e il suo volto sfoggia una specie di sorriso mentre Lombardo, che stavolta riesce ad abbracciarlo, lo sollevo. La maglia del Toro ha la coccarda della Coppa Italia in bella vista. É bellissima.
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Il resto è storia: nell’intervallo Giagnoni dirà ai suoi che è sicuro di vincere 2-1, perché la Juventus si accontenterà del pareggio e noi saliremo ancora di tono. Al 64’ Agroppi, sugli sviluppi di una punizione guadagnata proprio da Sala, darà ragione al tecnico con una rete da rapace d’area dopo la respinta di Carmignani sul colpo di testa di capitan Fossati. Toro a meno uno dalla vetta, campionato totalmente riaperto, adrenalina pura dappertutto. A fine partita Sala, pur felicissimo per la rete, è un po’ preoccupato per un dolore alla gamba che lo metterebbe in dubbio per il match successivo a Catanzaro dove non solo ci sarà, ma metterà anche a segno la splendida rete che aprirà le marcature dando il la alla terza delle cinque vittorie consecutive che porteranno il Toro in vetta alla classifica prima di un altro furto, stavolta a Milano, che negherà la gioia tanto meritata. Ma questa è un’altra storia e, come promesso, ne riparleremo. Per adesso chiudiamo facendo ancora una volta gli auguri a Claudio Sala: cento di questi giorni e grazie per tutto, soprattutto per quella foglia morta da Poeta vero.
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