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La notte del luminal

Giagnoni
Torna la rubrica di Francesco Bugnone con un altro pezzo di storia del Toro

Nei primi anni Settanta un allenatore arrivò a Torino, si mise il colbacco in testa e iniziò a plasmare un Toro capace di far innamorare i tifosi creando quella mistura di agonismo, cuore e voglia di vincere contro tutto e contro tutti che Giovanni Arpino definirà Tremendismo. Come tutte le cose umane il Tremendismo non è eterno e può essere sconfitto, ma chi lo ha fatto ha dovuto ricorrere ad armi illecite, visto che con quelle legali non riusciva. Nel 1971/72, in Italia, ci si riuscì con gli arbitraggi visto che le “prodezze” di Barbaresco e Toselli da Cormons furono decisive nel perdere il campionato di un punto. La stagione successiva, in Europa, ci volle una sorta di doping al contrario per permettere al Las Palmas di estromettere il Toro di Giagnoni dalla Coppa Uefa dopo il 2-0 dell’andata che sembrava aver già indirizzato la qualificazione. Ci volle il Luminal.

I granata di Giagnoni hanno già ben figurato oltre confine visto che, nell’annata precedente, si sono fatti valere in Coppa delle Coppe interrompendo il cammino nei quarti di finale in casa dei Rangers Glasgow. In Scozia si gioca tre giorni prima di un derby fondamentale (che vinceremo) e per questo vengono risparmiati alcuni titolari, ma nonostante ciò siamo pieni di rimpianti per un legno colpito da Toschi sullo 0-0, per la rete avversaria abbastanza dubbia (carica su Castellini?) e per un paio di occasioni sprecate nel finale che ci avrebbero portato ai supplementari. C’è quindi ottimismo in vista della campagna europea del Toro, alimentato da un sorteggio sulla carta non particolarmente malevolo e dall’incoraggiante partita d’andata.

Nonostante gli spagnoli siano più avanti nella preparazione, il Toro vince 2-0 e il risultato va stretto. Decide la doppietta di “Topolino” Toschi che mette a segno un diagonale da una ventina di metri su invito di Rampanti e una conclusione ravvicinata dopo combinazione con Agroppi. Qualche rimpianto per le occasioni mancate che avrebbero potuto già chiudere la contesa, su tutte un pezzo di alta scuola di Pulici con conclusione salvata sulla linea, ma alla fine può andare bene così considerando un paio di buone parate di Castellini nel finale. Giagnoni elogia la difesa che lo aveva preoccupato un po’ nelle uscite precedenti e a cui mancava l’infortunato Cereser, ma sono tutte le voci granata a essere sintonizzate sulla frequenza della convinzione, ulteriormente rinvigorita dall’esordio in campionato con tre gol al Vicenza targati Toschi, Fossati e Agroppi. 

Arrivati alle Canarie, i granata iniziano ad affrontare il primo avversario: un caldo umido tremendo che fa addirittura sentire male Claudio Sala durante l’allenamento. Il clima sembra ancora sereno, i tifosi che hanno raggiunto i granata fanno il bagno e in pochi sospettano quello che accadrà. La squadra è concentrata e fiduciosa e alle 22.30 è pronta per entrare in campo nel gremitissimo stadio Insular. Dopo 5’ il Toro è già sotto con Soto che, sugli sviluppi di un calcio di punizione, anticipa un incerto Castellini. Al 39’ German raddoppia su un’azione in cui non viene rilevato un fuorigioco di Soto. Castellini evita il terzo gol sempre su German allo scadere del tempo, ma cade ancora a inizio ripresa: Leon ruba palla a Zecchini e appoggia a Soto che porta la qualificazione dal lato spagnolo. La punizione di German a poco più di venti minuti dalla fine chiude i conti, Castellini continua a prendere colpi proibiti da avversari impuniti e il Toro deve abbandonare in maniera ingloriosa la coppa Uefa. 

Le prime reazioni sono incredule, perché non è da Toro, non è da QUEL Toro perdere così. Prima della dèbacle un contrasto duro, un calcione ben dato, sarebbe stato auspicabile e invece non è arrivato nemmeno quello. “Non riuscivamo neanche a prenderli, non li vedevamo neanche” dirà anni dopo Fossati, tra l’altro derubato di una discreta somma lasciata nella camera d’albergo, giusto per non farsi mancare niente. Si prova a dare la colpa al caldo, Giagnoni infuriato cerca i colpevoli, ma la parola che ricorre più frequentemente è “incredibile”. L’incredibile, però, ha una spiegazione e anche quella è adatta all’aggettivo appena utilizzato.

Da isola a isola, nel frattempo, il Toro approda in Sicilia e perde anche a Palermo per 2-1: Pulici risponde a Troja, ma decide un rigore dubbio di Vanello al 67’ dopo che ai rosanero ne era stato negato uno enorme a inizio ripresa. Il Toro è apparso di nuovo molle e irriconoscibile, ma stavolta si sa perché. Dalle prime analisi fatte su alcuni campioni di urine dei granata ci sono tracce ingenti di un potentissimo tranquillante: il Luminal. In parole povere, il Toro è stato drogato al contrario. All’improvviso molti tasselli vanno al loro posto come l’imbattibilità interna quadriennale del Las Palmas o la protesta della Jugoslavia sul giocare proprio lì una sfida contro la Spagna. 

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Sin dopo la prima cena i giocatori e lo staff iniziano a soffrire di disturbi gastrici (si dà la colpa a un filetto eccessivamente pepato) e sonnolenza. Lo stesso guaio accaduto a Sala in allenamento sembra prendere un diverso significato. Il giorno della partita alcuni calciatori dormono che è un piacere, altri hanno un rapporto piuttosto frequente col gabinetto e lamentano salivazione bianca. Si va in campo, si perde malamente o meglio non si gioca, perché non si è nelle condizioni fisiche e mentali di giocare una partita di pallone. Quando il Toro atterra in Sicilia i disturbi continuano e quella che sembra una battuta (“Ci avranno mica drogato?”) diventa un dubbio che Ferrini e Bui pongono allo staff medico il quale, già dubbioso per i sintomi che stava vedendo, decide di approfondire. 

Il dottor Cozza avverte il vicepresidente Traversa che, però, risponde con prudenza non credendo all’avvelenamento e chiedendo di mantenere un profilo basso: un’altra situazione per cui l’aggettivo “incredibile”, tanto usato in questa storia, calza a pennello. Le analisi delle urine dei primi granata confermano eccome l’accaduto e la società, sotto traccia, inizia ad avvertire la Lega della situazione, perché se in Europa non ci sono controlli antidoping in Italia è costume farli dopo la gara. Traversa chiede ulteriori analisi, ma la situazione è chiara: la squadra è ancora sotto effetto del tranquillante, Ferrini è inferocito per come siamo stati buggerati e, soprattutto, per come non ci sia modo di ripetere la partita. Continuano gli sbadigli e le analisi. Il Toro è vittima di una porcheria e, soprattutto, non può fare le sue ragioni nonostante un esposto all’Uefa. La logica punta tutta a un colpevole, ma purtroppo è praticamente impossibile provare chi e quando. Oltretutto il ricorso andrebbe fatto entro quarantott’ore e si sa, le regole sono regole soprattutto quando altre regole vengono infrante. “Ho una squadra rovinata, devo mandarli dal tossicologo” la frase rabbiosa di Giagnoni ben lontana da quella detta a caldo dopo la partita.

Complice la sosta per le nazionali, i giocatori recuperano la forma mentre, in Spagna, sparano a zero sul Toro. Però qualcosa si muove, come, per esempio, il fatto che alcune squadre andranno alle Canarie portando i loro cuochi per evitare brutte sorprese. Anni dopo, durante un torneo amichevole, il dottor Cozza verrà addirittura ringraziato da un dirigente per aver scoperchiato il pentolone, visto che casi analoghi erano accaduti, e non denunciati, in precedenza. Il Las Palmas verrà eliminato dal Twente agli ottavi di finale, il Toro ricomincerà a caricare e, pur senza ripetere il gran campionato dell’anno precedente, finirà sesto centrando la qualificazione in Coppa Uefa e vincerà entrambi i derby. Il primo sarà quello del pallonetto di Pulici.

I punti interrogativi rimangono molti. Il primo riguarda la reazione tardiva della società per paura di fare brutta figura (il “Non facciamoci ridere dietro” di Traversa davanti ai primi dubbi, il profilo basso mantenuto da Pianelli) e l’esposto a buoi ormai scappati giusto per tutelare l’onorabilità della squadra. Oggi siamo di fronte a compagini che davanti alle peggiori nefandezze commesse battono la grancassa con il carrozzone mediatico spesso complice e piangono innocenza nonostante le evidenze contro (finendo per spuntarla), mentre ai tempi noi, vittime, tacemmo. Il secondo dubbio è sul motivo per cui si sia giocato ugualmente quando i sintomi erano visibili già dalla vigilia della partita. Possibile che ci sia voluto così tanto per capire cosa fosse successo a tutti o quasi? Infine l’ultima domanda è sul silenzio. Una delle più grande ingiustizie subite da una squadra italiana in campo europeo viene taciuta, è qualcosa che si sa, ma di cui si parla poco. Una sorta di episodio relegato ad aneddotica invece di essere esempio di un comportamento pericoloso che avrebbe potuto lasciare conseguenze ben più gravi di perdere una partita di coppa. Solo nel libro “Lo scudetto rubato” di Francesco Bramardo e Gino Strippoli ho trovato approfondimenti degni di questo nome eppure si tratta di storia nota. The answer, my friend, is blowin’ in the wind.

PS Quest’anno Gran Canaria e Turk Telecom si sono affrontate per la finale di Eurocup in casa dei primi. A Las Palmas. Allego, riportando pari pari le parole di un pezzo di Eurosport, cosa è successo alla vigilia della partita alla squadra turca: 

“…al centro del caso ci sarebbero le azioni scandalose dell'autista del pullman che li ha condotti dall'hotel al campo di allenamento. Secondo i turchi il pullman avrebbe allungato la strada per il palasport, poi il pilota avrebbe alzato il volume della musica contro la volontà dei giocatori. Così, Erdem Can (tecnico di Turk Telecom, ndr)si sarebbe alzato per cercare di abbassare il volume e sarebbe andato a sbattere contro il parabrezza a causa di un'inchiodata improvvisa dell'autista. Nonostante le ore trascorse in ospedale, comunque, dovrebbe essere regolarmente in panchina per la finale di EuroCup di questa sera”. Parafrasando Amici Miei Atto Secondo “Non bisogna mai giocare alle Canarie, Paolo”.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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