In principio avrebbe dovuto essere Ruud Krol. Alla riapertura delle frontiere del 1980 il Toro decide di optare per uno straniero che coprisse quel ruolo di libero che, dopo l’addio di Vittorio Caporale, non aveva ancora trovato un sostituto stabile visti gli infortuni di Onofri e di Giorgio Carrera e la giovane età di Marco Masi che di Krol sarà la riserva a Napoli qualche anno dopo, ma questa è un’altra storia. La trattativa non va a buon fine per motivi economici anche perché i Vancouver Whitecaps fanno al libero della grande Olanda del 1974 un’offerta così allettante da fargli preferire il viaggio oltreoceano anche a Roma e Napoli dove, alla fine, andrà dopo sedici partite con la maglia dei canadesi. Lo sguardo di Beppe Bonetto si deve solo spostare di qualche metro per individuare chi sarà il primo granata proveniente da oltre confine dopo decenni. La scelta infatti ricade sul compagno di nazionale Michel van de Korput che, se in nazionale gioca a fianco di Ruud come stopper, nel Feyenoord ricopre il ruolo di libero. Krol stesso benedice l’acquisto di quello che è considerato suo allievo come dichiara a Carlo Coscia de La Stampa: “É fortissimo. Sono contento che Michel vada a giocare al mio posto. É bravo e lo merita: in un certo senso è come se una parte di me fosse a Torino, lo faccia sapere ai tifosi”.


Culto
Michel Van De Korput: il lavoro paga
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Michel è contento, non vede l’ora di cominciare e di confrontarsi con un calcio diverso e più complicato di quello del campionato olandese. Afferma anche che sua moglie è raggiante per l’avventura italiana, ma è una bugia bianca visto che anni dopo dichiarerà a Voetbal Rotterdam che la signora Jopie mise subito le cose in chiaro (“Resterò in Italia tre anni, non un giorno di più!”) e fece fare una brutta fine al mazzo di fiori di benvenuto fattole recapitare dal Toro quando suo marito firmò il contratto nel ritiro austriaco di Villach in vista dell’Europeo 1980. Il precampionato di Michel è convincente (“Ciò che impressiona è la capacità di rendere semplici le cose difficili, di fare solo l’essenziale senza inutili fronzoli” il commento dopo un’amichevole contro il Derthona) e in Coppa Italia l’olandese brilla quando, all’esordio al Comunale contro il Lecce, si proietta in avanti e propizia un gol di Graziani. Alla prima di campionato contro la Pistoiese dell’ex Lido Vieri la zazzera e i baffoni neri di van de Korput non sono in campo ed Ercole Rabitti, confermato dopo il bel finale di stagione di pochi mesi prima, mette la sei sulle spalle del giovane Masi. Cos’è successo? L’ex Feyenoord si è infortunato alla caviglia in una gara delle qualificazioni ai Mondiali 82 persa contro l’Irlanda capitanata da Liam Brady, arrivato in estate alla Juventus. La splendida rete con cui Pat Sala, coi granata in dieci per l’espulsione di Pecci, regola Luis Silvio e compagni mitiga l’amarezza per lo stop forzato dell’olandese. Van de Korput rientra per l’andata di Coppa Uefa contro il Molenbeek e festeggia il 2-1 in rimonta in terra belga, ma poi è costretto nuovamente a fermarsi saltando il ko di Catanzaro (prima sconfitta subita da Rabitti dopo diciannove risultati utili) e il successo 2-0 contro l’Avellino. Il ritorno con i belgi è alle porte, la voglia di rientrare in campo tanta visto che non ha ancora assaggiato la serie A e alla domanda “Te la senti?” del tecnico granata, Michel risponde “sì”. La partita si mette subito bene quando D’Amico porta in vantaggio dopo 2’ grazie a una papera mostruosa del portiere Ruiter su un sinistro non certo irresistibile dell’ex laziale. Nella ripresa van de Korput prova a spingersi generosamente in avanti, offre una buona occasione a D’Amico anticipato all’ultimo momento da un difensore e poi al 55’ si ritrova solo davanti al portiere su lancio di Pecci. Palla sul piede ancora dolorante e occasione fallita: un sinistro presagio di ciò che avverrà dopo. Al 69’ de Bolle riapre i giochi con un colpo di testa che beffa Terraneo, quindi al 75’ centra la traversa. All’80’, su una punizione battuta a sorpresa, De Kip crossa rasoterra da sinistra e van de Korput, in spaccata, colpisce il pallone mandandolo alle spalle del proprio portiere. “Il più classico degli autogol” come si suol dire col numero sei che si dispera a terra battendo i pugni sull’erba. La qualificazione si colorerà di granata grazie a una rete capolavoro di Graziani nei supplementari (sombrero su De Wolf, pallonetto sul portiere), ma la sfortunata autorete di Michel peserà non poco sul difensore dal punto di vista psicologico. Di lì a poco dirà “Durante la partita ho accusato un altro guaio alla caviglia. Ero a corto di allenamento, ho sbagliato tutto, ho persino fatto autogol. Questo, amaramente, resta nel mio curriculum in granata: nessuna partita in campionato, una gara disastrosa in coppa, un gol segnato dalla parte sbagliata. Questo ricorda la gente”. Infatti iniziano mugugni, dubbi, qualche ironia di troppo sul cognome (credevate che l’esclusiva delle battute di cattivo gusto fossero dei bomberoni quando comprammo Nkoulou?). A metà novembre la società lo manda a giocare un’amichevole in Nazionale e Beppe Bonetto spiega il motivo: “Michel ha smarrito la serenità e la sicurezza sfoggiate nelle prime prove in Italia, adesso c’è bisogno di recuperarlo sul piano psicologico per rivedere il giocatore del precampionato. Speriamo che in Olanda ritrovi se stesso”.
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Il nativo di Wagenberg torna più sollevato e inizia a intraprendere l’unica strada possibile per un buon giocatore quando tutto sembra girare storto ed è facile perdersi: testa basse e lavorare. Contro il Brescia viene schierato in marcatura col numero due e viene definito “ritrovato” dai giornalisti. Anche contro la Fiorentina fa bene. Data la sua duttilità Michel viene alternato nel ruolo di marcatore, laterale e libero, ma il problema è che il Toro di Rabitti sta implodendo dopo l’eliminazione in coppa contro il Grasshopper e i risultati sono altalenanti: si vince 3-1 in casa del Napoli che lotterà fino all’ultimo per lo scudetto, si pareggia in casa dell’Inter campione d’Italia e poi si perde in casa contro il Bologna. Contro l’Ascoli arriva un tonante 3-0 dove proprio van de Korput è tra i migliori, ma a un certo punto colpisce con un pugno Boldini, viene espulso per fallo di reazione e squalificato per tre turni. Michel ammette la sua colpa, proprio lui che, spesso, criticherà gli arbitri italiani per il loro metro variabile e alcune sviste clamorose. Di lì a pochi giorni un clamoroso sfogo di Pulici contro alcuni compagni e contro Graziani gettano ulteriore benzina sul fuoco alla vigilia della trasferta di Udine. Van de Korput rientra contro il Catanzaro e da una sua staffilata nasce il vantaggio di Pulici, ma è l’ultimo giorno felice per il Toro di Rabitti: di lì in poi un punto in quattro partite ed esonero dopo il derby di ritorno perso. Subentra Romano Cazzaniga, secondo di Castelini l’anno dello scudetto. L’esordio vincente a Como è illusorio. Dopo il brutto pari interno contro il Brescia, i granata infilano sette partite senza segnare che valgono due soli punti, chiudendo malinconicamente noni. In questo grigiore la testa dura di Michel lo fa essere uno dei pochi a salvarsi anche in partite deprimenti come la sconfitta interna contro l’Inter. A Firenze è protagonista di uno di quegli episodi che sembrano capitare solo al Toro conquistando un rigore sullo 0-0 che l’arbitro Facchin toglie misteriosamente dopo essersi consultato col guardalinee (un certo Barbaresco…). In coppa Italia potrebbe arrivare il riscatto stagionale, ma contro la Roma è ancora sconfitta ai rigori anche grazie a un arbitraggio di Michelotti che definire discutibile sarebbe eufemistico. Nella stagione 1981/82 il Toro cambia guida tecnica e, in quello che sarà l’ultimo anno di Pianelli al timone e di Pulici in campo, Massimo Giacomini guiderà uno squadra ricca di ragazzi del Filadelfia a una faticosa, ma soddisfacente, salvezza e a un’altra finale di Coppa Italia persa. Van de Korput viene sfruttato in più ruoli e contro il Napoli si ritrova anche a fare il centrocampista. Il pomeriggio più bello per l’olandese arriva contro l’Udinese dove, a venti minuti dal termine, una sua punizione dal vertice del destro dell’area colpisce Miano e si insacca alle spalle di Borin. Autorete, certo, ma che vale un fondamentale 1-0 in vista dell’obiettivo finale. Rimarchevole anche una prova contro il Cagliari dove ha avuto l’onore di ricevere cori personalizzati dai tifosi e, uscendo dal rettangolo di gioco, colpisce positivamente la partecipazione alla sottoscrizione insieme a dieci compagni, Terraneo in testa, della proposta di legge del Partito Radicale per ridurre le spese militari a favore della lotta contro la fame nel mondo. Le voci di cessione di Michel si placano con il suo ottimo finale di stagione e l’ultimo atto in granata lo vedrà sotto la guida di Bersellini nel primo Toro di Sergio Rossi. Con il neoacquisto Roberto Galbiati nel ruolo di libero, Van de Korput veste il numero due e non è più il solo straniero in granata vista la presenza dell’argentino Hernandez. Sulla fascia l’orange gioca la sua migliore stagione con la maglia del Toro, cancellando definitivamente lo scetticismo degli ultimi detrattori e sfornando anche dei discreti cross per rifocillare l’attacco granata. Quando arriva la primavera è già cosa nota il suo addio: lui resterebbe, ma la legittima nostalgia di casa che ha sua moglie è forte e la famiglia viene prima di tutto. In un’intervista a Carlo Coscia, proprio colui che raccolse le sue prime parole da granata per La Stampa, c’è molto del carattere dell’olandese. “Ho affrontato il trasferimento a Torino come un’avventura, nel senso che non avevo idea di cosa avrei trovato e vissuto. Ho incontrato difficoltà all’inizio come tutti gli stranieri e poi ne ho incontrate altre per la situazione precaria della società: onestamente pensavo di dover lottare per traguardi più alti come quest’anno e non per la retrocessione. Ma rifarei le stesse cose, potessi tornare indietro nel tempo (…) Del calcio italiano ho capito quasi tutto. Non amo i grossi titoli, le interviste sciocche, le invenzioni e le polemiche, ma ho imparato ad accettare questo mondo nel suo complesso perché so che il calcio tocca il cuore di molta gente (…) Vorrei anche segnare un gol, visto che finora non mi è riuscito. Va bene, faccio il difensore e neppure in Olanda brillavo per doti di cannoniere: due gol in cinque anni, pochini. Però mi piacerebbe segnare, magari nel derby. Il derby mi mancherà. In Olanda non c’è niente di simile per atmosfera e passione. (…) Tre anni. Mi viene in mente Villach, l’inizio dell’avventura: ed è già tutto finito”.
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Già, il derby. Il 27 marzo 1983 Van de Korput vive il derby più incredibile della storia granata chiudendo la sua esperienza nelle stracittadine con qualcosa di indimenticabile. La sfida contro la Juventus segue un percorso molto simile alla sua esperienza granata. L’inizio è zoppicante, addirittura goffo: è un suo clamoroso errore ad aprire la strada alla rete del vantaggio di Paolo Rossi. Michel stringe i denti, abbassa la testa, lavora e risale. Con lui risale anche il Toro che va sotto nella ripresa per 2-0, ma si scuote e per tre minuti e quaranta secondi diventa la squadra più inarrestabile dell’universo. Dopo le reti di Dossena e Bonesso, Zaccarelli raccoglie un pallone vagante e con una splendida apertura mancina allarga a destra per Van de Korput che controlla e si appresta a far partire il cross che non è un traversone teso, ma un pallone morbido, intelligente e voluto per Fortunato Torrisi. Michel ha visto che il numero sette si è smarcato all’altezza del dischetto del rigore e lo serve sorprendendo l’ormai distrutta difesa bianconera. Il resto lo conosciamo tutti: la sforbiciata, la rete che si gonfia, la Maratona in delirio. E il gol? Arriva anche quello, quasi in extremis in un finale di stagione in cui i granata si sgonfiano facendo un solo punto in cinque gare e quel punto è proprio merito di Vdk. Contro il Verona, in quello che viene presentato come uno spareggio per la zona Uefa, il Toro va sotto sul colpo di testa dell’ex Volpati dopo poco più di dieci minuti, ma a inizio ripresa le cose tornano a posto. Su traversone di Beruatto respinto dalla difesa, Van de Korput si ritrova il pallone nei pressi del sinistro due passi dentro l’area e calcia di controbalzo. La rasoiata si infila nell’angolo basso alla destra di Garella mentre gli scaligeri protestano per un fuorigioco di posizione di Dossena, rimanendo anche in dieci per le eccessive rimostranze di Marangon. L’assalto granata porta solo a un palo di Galbiati e la gara si chiude con un pareggio che non soddisfa nessuno. Proprio col Verona al Comunale, in un’amara semifinale di Coppa Italia, Van de Korput giocherà l’ultima gara in granata, sfornando anche l’assist per il provvisorio vantaggio di Selvaggi. Quel trofeo sfiorato due volte in finale resta un piccolo grosso rimpianto nell’esperienza dell’olandese, un giocatore che ha saputo ricostruirsi con serietà senza cedere a un brutto inizio e se non è da Toro questo, ditemelo voi. Tornato al Feyenoord vincerà subito il campionato prima di provare l’esperienza in Bundesliga con il Colonia, ma un brutto infortunio chiuderà anzitempo la carriera e, nella sua seconda vita, Michel farà lavori più umili, ma sempre con l’animo di un uomo sereno.
Ringrazio il mitico Marcello Bonetto per avermi dato qualche dritta senza la quale questa puntata di Culto non sarebbe stata così intensa. Mi permetto di dedicare l’episodio a due persone che ci hanno lasciato in questi giorni: Bruno Pizzul, la voce del nostro cuore, e Bridget “Bri” Biancardi, per cui non ci sono parole perché morire a 37 anni è qualcosa che grida vendetta al cielo.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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