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CULTO

Milan-Toro 0-1: un’antica magia

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Ogni tanto succede ancora qualche serata magica. Culto ci parla dI Milan-Toro 0-1 quando una coppia impensabile alla vigilia ci diede la vittoria e un grande coro
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

In certe notti quell’antica magia che spesso crediamo sia sepolta viene fuori. É la magia che ci fa amare questa maglia e si materializza in momenti inaspettati, perché sì, nella mia testa il Toro è morto nel 1994, ma la sua energia vitale è talmente grande che non può sempre rimanere inerte. L’undici gennaio 2023 è una di quelle notti e capita nella San Siro rossonera così avara di vittorie per noi negli ultimi decenni (solo un altro - inutile - successo in Coppa Italia nel 2000, in campionato il bottino pieno manca dal 1985). In dieci, ai supplementari, con assist e rete di due carneadi per superare un turno della coppa nazionale e regalarsi un po’ di sogni. Dopo l’inusuale sosta dovuta ai mondiali in Qatar i granata di Juric ripartono ingolfati con due 1-1 consecutivi. In casa contro il Verona ci salva una prodezza di Miranchuk, mentre a Salerno si sbatte contro le parate di Ochoa. Passare il turno in Coppa Italia non sarebbe solo prestigioso, ma potrebbe dare un ulteriore senso alla stagione visto che, tabellone alla mano, il percorso verso la finale potrebbe essere fattibile, sebbene difficile. Il Milan campione d’Italia, già battuto in casa in campionato con una delle migliori prove dell’anno, è secondo in classifica, ma il Napoli distante sette punti sembra troppo lontano per sperare in un bis che non sia solo a parole. Quindi la Coppa Italia è un obiettivo serio in attesa che riprenda la Champions League.

Pioli schiera un 3-5-2 inedito che si specchia in quello di Juric il quale risponde coi titolari e mette Rodriguez a fare il laterale sinistro anche se l’ex di turno, come quando viene impiegato in quel ruolo, si risolverà più a fare il terzino sinistro di un’ipotetica difesa a quattro che l’esterno di spinta. Maggior turnover per i rossoneri con l’ex Pobega che alla vigilia ha suonato la carica per vendicare la sconfitta di qualche mese prima e De Ketelaere atteso per l’ennesima volta alla prova del riscatto. La prima occasione è del Toro ed è enorme: all 11’ Sanabria diventa un’imbucata degna di un trequartista a mettere Lukic solo davanti a Tatarusanu, però il serbo non è freddo e il portiere può respingere di piede. Rodriguez arriva di gran carriera, ma non riesce a domare la ribattuta con la testa e l’azione sfuma. Il Milan risponde a metà tempo con una conclusione deviata di Dest che Savic smanaccia in angolo, ma, soprattutto, col maligno colpo di testa di De Ketelaere che si stampa sul palo interno sul susseguente corner. CDK ci riprova dal limite al tramonto della prima frazione, ma Savic, seppur goffamente, devia oltre in fondo mantenendo lo 0-0, specchio fedele di ciò che si è visto fino all’intervallo. La ripresa va avanti senza scossoni fino a quando Pioli non inserisce Junior Messias che prima prova a beffare la difesa di quella che avrebbe potuto essere la sua squadra un paio di estati prima e poi è protagonista dell’episodio che svolta la partita. Il Toro gestisce malissimo un angolo a favore, specialmente Rodriguez che con un controllo approssimativo di testa, lancia il fantasista che deve essere fermato dall’ex compagno Djidji, già ammonito. Rapuano tira fuori il secondo cartellino giallo anche se, dalla ripetizione, il numero 26 granata sembra entrare per primo sulla sfera. Non essendo rosso diretto il var non può intervenire e il Toro rimane in dieci. É proprio in quel momento che si sente una vibrazione, un eco lontano. Si tratta di quell’antica magia di cui parlavamo all’inizio. Sta uscendo fuori.

Juric toglie subito Sanabria per inserire Zima, poi toccherà a Rodriguez e Vlasic lasciare il posto a Voivoda e Linetty. La partita diventa mistica col Toro sempre più proletario e il Milan che prova a schiacciarlo, ma non sfonda come se ci fosse qualcosa che non lo fa passare nonostante, a differenza dei granata, Pioli stia inserendo tutti i big. L’unica occasione rossonera, poco dopo il cambio Seck-Miranchuk, è una conclusione dal limite di Theo Hernandez deviata in angolo da Milinkovic Savic con una certa tranquillità. Si va ai supplementari. Come se non bastasse ciò che è accaduto negli ultimi minuti dei tempi regolamentari, Ricci ha chiuso coi crampi e Juric deve sostituirlo col giovane Michel Adopo già apprezzato alla prima di campionato a Monza quando fu impegnato come difensore d’emergenza e poi visto solo in qualche altro spezzone, uno dei quali proprio nel successo contro il Milan. Il Toro resiste agli attacchi rossoneri come se fosse trasfigurato e quando può si lancia in contropiede. Le mani nei capelli sono tutte granata quando Seck non si intende con Linetty che avrebbe potuto battere facilmente a rete, poi diventano rossonere quando Savic esce col corpo a chiudere lo specchio della porta a Giroud. Anche il primo tempo supplementare finisce senza reti. Al 111’ altro rintocco del destino: uno stremato Singo lascia il posto a Brian Bayeye proveniente da Catanzaro che sin lì ha disputato soltanto 9’ contro il Palermo, prima gara di Coppa Italia. Gliene basteranno meno per entrare nella storia recente del Toro. Al 114’, infatti, Lukic, che sta giocando una partita di totale onnipotenza calcistica dopo una stagione altalenante e condizionata dall’ammutinamento di inizio stagione che gli fece perdere la fascia di capitano, lancia splendidamente a destra proprio Bayeye che galoppa nella metà campo avversaria quasi deserta. Adopo sta arrivando di gran carriera ed è pronto ad arrivare a centro area sul perfetto centro rasoterra del compagno. Il francese mette il piatto sinistro e la palla entra in rete. Dieci contro undici il Toro è in vantaggio, mentre nasce una nuova hit cantata dalla Maratona itinerante e poi esportata a tutto l’Olimpico Grande Torino sulle note della “I Will follow him” portata al successo dal musical Sister Act (“Bayeye Bayeye Bayeye e segna Adopo”). Ci si abbraccia sugli spalti, ci si abbraccia in casa senza preoccuparsi di soffocare le urla perché anche se è tardi chi se ne frega dei vicini dopo un gol così. Esulta anche Giacomo Ferri su 7 Gold dicendo “Dimmi che è buono”. É buono, Giacomo. Eccome.

Il Toro centuplica le forze, Savic esce sui palloni alti in maniera quasi intimidatoria come raramente gli abbiamo visto fare, chi è in riserva trova ancora il cuore per fare l’ultima corsa. Si trema su un destro dal limite di Calabria su cui il portiere granata non è troppo sicuro poi il sinistro a giro di Theo Hernandez al 123’ che finisce largo può far cominciare la festa. Toro nei quarti di finale dove se la vedrà contro la Fiorentina e per una notte si può finalmente sognare di andare avanti. Tutti i granata dell’universo, senza distinguo, senza patenti, sono felici. Che bello vedere ragazzi e mister far festa insieme. La magia è bella, ma è effimera e infatti l’incantesimo finisce in fretta. Già la domenica successiva il Toro dilapida un capitale di entusiasmo con una prestazione interna contro lo Spezia ai limiti dell’osceno decisa da un rigore di Nzola. Il quadro è completato nel tardo pomeriggio di Firenze il primo febbraio 2023. Il popolo granata riempie il settore ospiti in un giorno feriale rispondendo presente come spesso accade, anche se la narrazione spesso dice il contrario, mentre la squadra arriva all’appuntamento con la partita più importante degli ultimi decenni in uno stato d’animo strano, con Juric che sembra più preoccupato della cessioni di Lukic, arrivata con tempismo pessimo poco prima della chiusura di un mercato di riparazione che ha comunque portato Ivan Ilic, che per altro. Il Toro disputa un buon primo tempo, una pessima ripresa e per poco non la rimette in piedi a tempo scaduto, ma nulla: l’ultima semifinale di Coppa Italia giocata rimane quella del 1994 contro l’Ancona e compie trent’anni questo’anno come “Superunknown” dei Soundgarden. La coppia d’oro di quella sera di inizio 2023 si separerà presto: Adopo vorrà più spazio e andrà via a parametro zero provocando a caldo reazioni di segno opposto mentre adesso, forse, non lo ricordiamo nemmeno più. Bayeye non è riuscito a collezionare nemmeno 90’ totali in campionato e adesso è in prestito ad Ascoli. Destini che continuano a far pensare a quella serata come a qualcosa di unico mentre noi restiamo qui a pensare a un progetto serio che è più difficile che appaia rispetto a un momento di magia.

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