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Non si scherza con la Maratona

Francesco Bugnone

"Se è vero che un battito d'ali di farfalla può causare un uragano dall'altra parte del mondo, Causio che viene a esultare sotto la Maratona può innescare una reazione che ci porterà a vincere un derby. Perché sotto la Maratona non si scherza"

26 ottobre 1980, il campionato è iniziato da poco ed è già tempo di derby della Mole. Il Toro di Ercole Rabitti, che la stagione precedente, subentrando a Radice, aveva portato i granata alla qualificazione Uefa con undici risultati utili consecutivi, stenta in campionato. Nelle prime cinque gare abbiamo vinto contro Pistoiese e Avellino, ma subito tre sconfitte e se quella con la Roma può essere accettabile, vista anche la tradizione negativa in casa giallorossa, i ko di Catanzaro e in casa col Cagliari sono duri da digerire. Va meglio in Coppa Italia, girone superato senza patemi, e in coppa Uefa dove, dopo il passaggio del turno ai supplementari contro i belgi del Molenbeek, il 3-1 al Magdeburgo, con una gran bella prova, ha avvicinato la qualificazione. Anche la Juventus non se la passa benissimo. In campionato ha messo insieme cinque punti, battendo il Como, pareggiando contro Cagliari, Brescia e Ascoli e perdendo in casa contro lo scatenato Bologna di Gigi Radice qualcosa di molto simile a un derby visto che i felsinei, oltre al tecnico dello scudetto ’76, schierano Dossena, Vullo, Pileggi e Garritano. Anche gli uomini del Trap vengono da un 3-1 europeo pochi giorni prima, ma sul groppone: i polacchi del Widzew Lodz capitanati da Boniek hanno messo una seria ipoteca sugli ottavi di finale e se si pensa che ad Atene, nel turno precedente, aveva subito quattro reti pur passando il turno, la Vecchia Signora non se la passa esattamente bene, ma mai fidarsi di loro. Mai e poi mai.

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Ercole Rabitti alla Juventus ha giocato e allenato, poi ha attraversato il Po per allenare in maniera grandiosa il nostro settore giovanile. Diceva di non dormire neanche prima dei derby primavera e in prima squadra deve aver fatto uso di parecchi sonniferi visto che ne ha già disputati tre in pochi mesi, uno in campionato e due in semifinale di Coppa Italia, tutti finiti 0-0, anche se quello a eliminazione diretta si sono conclusi bene, con la nostra vittoria ai rigori. In molti si chiedono se, vista la situazione delle squadre, sarà un’altra gara a reti bianche, ma, nonostante le dichiarazioni caute della viglia da ambo le parti, entrambe le duellanti vogliono vincere per rilanciarsi. E poi da noi rientra Pulici, generalmente sufficiente con la sua sola presenza a provocare qualche crampo negli intestini avversari.

In una splendida giornata di sole, Agnolin fischia l’inizio alle 14,30. L’inizio dei bianconeri è veemente con Brady che fa ammattire Pecci e non solo. Dopo un colpo di testa a lato di un soffio di Tardelli su azione d’angolo, al minuto 17 arriva il vantaggio juventino: Brady entra facilmente nella metà campo granata e smarca Bettega che, in diagonale, centra il palo. La sfera corre benevola verso Causio (o Caùsio come lo pronuncia Gino Rancati a Novantesimo, vezzo che gli varrà una citazione in un monologo di Beppe Grillo in “Te lo do io il Brasile”) che deposita in rete e, subito dopo, fa quello che non si dovrebbe mai fare. Eppure Causio dovrebbe saperlo. Qualche anno prima era andato a provocare Giagnoni, dopo una stracittadina vinta, rimediando un cazzotto. In certi casi, si sa, la storia non è maestra di vita e allora l’ala bianconera va verso la curva Maratona, salta e mostra il pugno, poi, guardando ancora il tempio del nostro tifo, ce lo mostra un’altra volta urlando prima di andarsene. L’esultanza sotto la curva avversaria è qualcosa di pessimo, soprattutto in un derby e si tratta di una di quelle cose che il dio del calcio, pur sempre benevolo con le zebre, non può perdonare, perché non si scherza con la Maratona. Chiedete a Marcos Alonso, per esempio, se vogliamo passare a tempi più recenti. Infatti succede qualcosa. I bianconeri continuano a tenere il pallino del gioco, ma non segnano. Ci prova Tardelli e Terraneo blocca. Ci prova Brady e il portiere granata alza in angolo. Noi ci facciamo vivi con qualche mischia, Van de Korput avrebbe una buona occasione sugli sviluppi di un piazzato, ma calcia debolmente e Zoff para. L’1-0 con cui si chiude la frazione lascia ancora abbondantemente aperti i giochi.

L’intervallo non sembra portare particolari benefici al Toro, ma tra la Juventus e il raddoppio c’è sempre qualcosa. Zaccarelli, per esempio, che disturba Causio, servito da Fanna, impedendogli una buona conclusione da pochi passi con Terraneo che riesce a parare. Oppure la terna arbitrale. Al 56’, su cross di Causio, Tardelli inzucca in rete da distanza ravvicinata. Il numero otto sta già correndo sotto la curva, quella bianconera stavolta, ma un fischio ferma tutto. Agnolin, su segnalazione del guardalinee, annulla per fuorigioco. Questione di centimetri, anticipando una frase che diventerà storica al termine di quello stesso campionato. I gobbi sono inviperiti, protestano e il Toro si rende finalmente conto di star giocando un derby. Ora di gioco: Vincenzino D’Amico, dalla trequarti, scodella un grandissimo pallone per Graziani che, in anticipo su Gentile, colpisce splendidamente di testa mandando la palla all’incrocio con Zoff completamente immobile. Dopo il gol “Ciccio” corre sotto la Maratona che stavolta vede arrivare qualcuno di “giusto” sotto di lei. Rete meravigliosa, ma non finisce qui. Al 76’ Pecci fa partire un lungo traversone dalla destra. Il sole autunnale inganna e Zoff, uscendo su quel pallone, prova una presa a due mani quando, forse, sarebbe stato meglio allontanare con un pugno. Sulla sfera si fionda anche il nostro demonio Pulici, con tutta la foga possibile. I due si scontrano, la palla sfugge al numero uno bianconero che prova con un ultimo disperato tentativo a riprenderne il possesso, ma le sue braccia agguantano solo l’aria. Graziani è nel posto giusto e al momento giusto, colpisce col destro e gonfia la rete prima di volare sotto la curva, mentre gli juventini reclamano una carica e addirittura qualcuno prova a invadere il campo. Ormai è girata. La Juventus prova gli ultimi assalti, il diagonale di Brady che attraversa tutto lo specchio della porta prima di uscire ci fa sussultare, ma è fatta. Non si viene a esultare sotto la curva altrui, caro Causio, si creano delle dinamiche assurde, non segni più ed episodi limite che in genere vanno di là, per una volta vanno di qua, così può anche capitare che si perda un derby in rimonta creando una goduta epocale agli avversari, nello specifico a noi.

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La goduta continua leggendo le dichiarazioni dagli spogliatoi. Viene individuato come colpevole della sconfitta Agnolin. Sì, l’arbitro, colui che è l’alibi dei perdenti quando lo evocano gli altri, diventa argomento credibile quando ne parlano loro. Le parole fanno parte di quella tradizione nella quale rientreranno il bidone all’immondizia al posto del cuore dopo il rigore in Real Madrid-Juventus 1-3 o la federazione troppo debole dopo la finale contro il Borussia o ancora Conte che dice “Guida non se l’è sentita” dopo un pareggio contro il Genoa. Anche Zoff, solitamente misurato, disse che avrebbe dato un cazzotto al direttore di gara a cui, secondo altre voci, viene attribuita la frase “state calmi o vi faccio un … così”, Trapattoni contiene a stento la rabbia. Gentile parla di furto del secolo, Fanna di Toro in dodici, ma la frase più bella è proprio di Causio: “sono prevenuti nei nostri confronti”. Altro splendido leit motiv utilizzabile in ogni occasione, ed è rimarchevole il fatto che venga pronunciato senza ridere, per esempio nei confronti di Calciopoli o anche in questi giorni. E noi? Prendiamo e portiamo casa. Superiamo i cosiddetti cugini e assaporiamo una delle poche gioie di una stagione che sarà molto amara. Pulici, quando capta che qualcuno sta parlando del suo contatto con Zoff, sibila che come al solito si tenta di sminuire quanto fatto dal Toro. Van de Korput e Volpati lamentano l’essere stati vittima di un lancio di oggetti. Rabitti elogia i vinti senza togliere alcun merito ai vincitori. Il Toro vince un derby in campionato e non succedeva dal 1976, girone d’andata dell’anno dei cinquanta punti. Un derby che abbiamo iniziato a vincere quando Causio ha esultato sotto la nostra curva.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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