PROLOGO
columnist
Otto di fila (prima parte)
Il Toro 2000/2001, il primo dell’era Cimminelli, avrebbe dovuto spaccare il mondo, ma appena sceso in B, benché attrezzato per una pronta risalita, aveva sbattuto le corna contro una dura realtà. Nove punti in otto incontri costano la panchina a Simoni ed è una cosa che fa male soprattutto per quant’è granata Gigi che, anche negli ultimi anni, non ha perso l’occasione di dirlo e di commuoversi nel farlo, visto che il suo pensiero va subito a Superga. Il campo però, a volte, è proprio cattivo e il tecnico di Crevalcore paga salato per tutti. Sulla panchina granata si accomoda Giancarlo Camolese, classe 1961, tecnico della Primavera, ottimo conoscitore di calcio, modi pacati, il Toro addosso. La scossa, però, tarda ad arrivare: un novembre terribile porta quattro punti in cinque partite, che in tutto fanno tredici in tredici. Siamo quartultimi alla pari col Treviso. La zona promozione dista nove punti. Però poi arriva dicembre.
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CAPITOLO 1 RAVENNA
Il 3 dicembre 2000 nessuno può immaginare che stia per cominciare qualcosa di stupendo. Sì, Cimminelli sui giornali prova a caricare l’ambiente in vista di un dicembre che vedrà tre partite su quattro in casa, ultima chiamata per provare la rimonta. Sì, sotto sotto ognuno di noi spera che la prossima partita sia sempre quella buona per iniziare un filotto, ma nessuno può immaginare davvero cosa capiterà. Una vittoria sofferta oltre ogni limite, contro l’ultima in classifica, con la curva che prima fischia e poi canta, chiusa in nove contro dieci in un grigio pomeriggio a metà tra autunno e inverno: questa è la prima, insospettabile, gemma. I gol di Colombo (tap in dopo respinta su suo stesso tiro) e Delli Carri di testa, inframezzati dal pari di Cristante, le stesse espulsioni di Bonomi e Venturin che costringeranno Camolese a nuove soluzioni tattiche dalla gara successiva, l’ingresso di Maspero per Pinga dopo l’intervallo sono le prime vere sliding doors stagionali. Da qualche parte bisognava pur cominciare. Nessuno crede ancora che di lì, per altre sette domeniche, saranno solo vittorie, ma qualcuno inizia a dire “certo che se venerdì sera vincessimo a Cagliari…” lasciando la frase così, sospesa. Non si osasse ancora completarla.
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CAPITOLO 2 CAGLIARI
Il Cagliari di Bellotto è secondo in classifica, non ha mai perso in casa e ha l’attacco più forte del campionato, guidato da un certo Suazo. Noi siamo abbastanza corti per infortuni e squalifiche, ma ci crediamo in quel modo stupido in cui ci crediamo noi e che, ogni tanto, si concretizza in qualcosa di bello. Nemmeno 10’ e su cross basso da destra di Asta, quella sera capitano per la squalifica di Venturin (quella fascia non la mollerà più), Colombo fa velo in favore di Schwoch che insacca nonostante l’estremo tentativo di Scarpi. Ricorda la rete segnata, dopo neanche un minuto, contro il Chievo qualche domenica prima. Quella volta ne prendemmo quattro, stavolta è diverso. L’undici di Camolese gioca come deve, con tanta grinta, Schwoch e Asta si mangiano il raddoppio in contropiede. Nella ripresa il Cagliari reagisce: Suazo, complice un riflesso disumano di Bucci, sbaglia di testa da un metro e poco dopo Cammarata, da pochi passi, la mette fuori, così impara a farci l’aeroplanino in faccia in Toro-Verona 0-3 l’anno prima. Mancano ancora 12’ più recupero alla fine, ma sono due errori che ti fanno capire che la partita è già vinta. Così sarà. In quella sera dell’Immacolata, il Cagliari inizierà a perdere le sicurezze che aveva fin lì (finirà undicesimo), il Toro comincerà ad averne. E mentre un Camolese raggiante dice di poter tornare a Torino a nuoto, possiamo finire la frase iniziata la domenica prima. “Certo che se venerdì sera vincessimo a Cagliari…..potremmo rientrare in corsa per la A”
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INTERMEZZO DERBY
A metà settimana, derby benefico con incasso in favore di chi venne colpito dalla tremenda alluvione a ottobre 2000. Nonostante la nobile finalità, sugli spalti ci si urla cordialmente di tutto. In campo, soprattutto nel primo tempo, si gioca per davvero e, nonostante la differenza di categoria, il Toro tiene bene, a dimostrazione di quello che farà in futuro Camola nelle stracittadine. Segna Colombo, pareggia Fonseca su un rigore un po’ così, poi la ripresa sta planando sul dolce risultato di parità, vogliamoci bene. Schwoch, però, all’85’ segna sotto la Maratona. Il finale è surreale: solo Nista non capisce che sarebbe meglio il pari e continua a parare tutto, fino a quando comprende anche lui la situazione e Zanchi pareggia al 93’, evitando di fare notte.
CAPITOLO 3 EMPOLI
“Meritateci”. Questo lo striscione che campeggia in Maratona, ultima scheggia della contestazione iniziata qualche settimana prima contro il Siena. E’ un semplice pro-forma, però. Si canta da subito, dopo Cagliari i ragazzi ci hanno già meritati. Contro l’Empoli, il 3-4-1-2 di Camolese funziona, con Asta e Castellini ad arare le fasce. Risultato: primo tempo giocato a tutta velocità, addirittura, con sprazzi di spettacolo. Spettacolare è il gol che decide tutto al 33’: Maspero lancia Castellini a sinistra, centro per Schwoch che, agevolato dal movimento di Colombo, realizza al volo. Il finale è un po’ in affanno, ma ci pensa la Maratona con un momento di tifo epico ad aiutare chi è in campo portarla a casa: fischi continui quando ha palla l’Empoli che si trasformano in un coro brasiliano quando la riconquistiamo. Non riesco a renderla a parole, ma Torino alè Torino alèèèè lallallallallalallalà ce l’ho ancora in testa a distanza di vent’anni. Il giorno dopo vengono acquisiti i terreni del Filadelfia. “Il nuovo Filadelfia come l’Arena dell’Ajax: 25mila posti, pronto nel 2004” titola La Stampa. Ma questa è un’altra storia, meglio ripensare al gol di Schwoch o al fatto che siamo tornati più vicini alla zona promozione (5 punti) che a quella retrocessione (6).
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CAPITOLO 4 PESCARA
Ultime sei partite in B contro il Pescara: cinque sconfitte, un pareggio. Tre ko su tre in casa. Ma il Toro vuole farsi il regalo di Natale della quarta vittoria consecutiva e si ritrova davanti una Maratona di nuovo colorata e non solo canterina. Nonostante Galeone, gli abruzzesi stanno lottando per non retrocedere, ma hanno fatto risultato con Chievo e Venezia, dirette avversarie del Toro per la A (si può dire “dirette avversarie per la A”? Si può dire). Giochiamo da Dio, costruiamo, becchiamo un palo (Maspero da fuori), passiamo a inizio ripresa (Asta come un falco sulla respinta di Bordoni dopo colpo di testa di De Ascentis), colpiamo un altro palo (Schwoch), ci caghiamo un pochino addosso nel finale, la portiamo a casa. E’ un Toro umile e bello, che si fa amare e nessuno poteva immaginarlo neanche un mese fa. Camolese è diventato Camoleone e dimostra come si possa essere da Toro senza urlare o atteggiarsi forzatamente da duri, Asta è inarrestabile, Maspero è semplicemente fondamentale, la difesa non prende gol e, soprattutto, la serie A dista solo tre punti. Dopo la sosta si andrà a Cosenza. I silani, quattro partite prima, erano primi a 27 punti. Ora sono terzi a 29: gliene abbiamo recuperati dieci. Buon Natale.
(continua)
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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