Culto

Pazzo di Adem (Parte 2)

Francesco Bugnone

Torna "Culto", la rubrica di Francesco Bugnone: oggi episodio dedicato ad Adem Ljajic

Il Toro del secondo Mihajlovic è ancora più sbilanciato in avanti: l’idea è di schierare Ljajic dietro un tridente composto da Niang (o Berenguer), Belotti e Iago Falque. Talvolta Adem potrebbe anche arretrare a centrocampo, diventando un giocatore universale. Nelle primissime battute della stagione il piano sembra funzionare, con alcune prestazioni che scomodano il divino, dove segna gol, ma, soprattutto, regala assist deliziosi. Da metà agosto a metà settembre Adem gioca un’unica, incredibile partita che sembra la rivincita dei suoi estimatori nei confronti dei suoi critici: guardate che giocatore, che uomo squadra, che forte.

11 agosto 2017-20 settembre 2017: Trapani in casa, Bologna fuori, Sassuolo in casa, Benevento fuori, Samp in casa, Udinese fuori

In quella specie di prova generale che è la prima uscita in Coppa Italia, il talento di Adem è già tirato a lucido. Il malcapitato Trapani ne prenderà sette e Ljajic, pur non segnando, sarà incontenibile. Dopo una traversa da fuori in avvio, serve in profondità Belotti per l’1-0. Poi, su punizione, prima pesca il Gallo con una palla d’oro incredibilmente spedita fuori, poi la mette sulla testa di Obi per il 5-1. Ma è nella ripresa che arriverà il capolavoro: traccheggiando sulla destra, il numero dieci fa partire improvvisamente uno scavetto che è poesia pura e lo fa senza guardare, con noncuranza. La sfera arriva a Iago Falque che realizza in diagonale la sesta delle sette reti con cui batteremo i siciliani. Un colpo da maestro che ci fa pensare che sì, mentre mezza Italia è in vacanza, il posto giusto in cui essere è il Grande Torino dato che una giocata simile non si vede tutti i giorni.

A Bologna, all’esordio in campionato, il serbo rimedia quasi subito al vantaggio di Di Francesco con un destro dalla distanza su cui Mirante non è esente da colpe, ma il pezzo forte è come salta Pulgar che esce in pressing su di lui: un tocchetto così semplice e dolce da far andare fuori giri il cileno che continua ad andare avanti guardando la palla che gli passa accanto, una sorta di tunnel morale anche se la sfera non gli passa tra le gambe. Mirante si riscatterà nella ripresa con un miracolo su una punizione di Adem diretta all’angolino basso prima che il Toro inizi a provare le gioie del var sin dal suo primo approccio, grazie a un gol ingiustamente annullato a Berenguer perché Massa aveva fischiato prima che si completasse l’azione. Sì, Massa, proprio quello di “ha preso la palla”.

Nel 3-0 al Sassuolo i riflettori sono tutti per il Gallo che segna con una rovesciata fotonica (la prima di due, come sappiamo) ma Ljajic gioca un’altra gran partita e segna una rete facile facile su assist di Iago Falque, lanciato da un erroraccio di Duncan. A Benevento, invece, la gioia arriva a tempo scaduto: al termine di una gara complicatissima, Adem converge da sinistra, sembra puntare l’area, ma poi vede Falque arrivare in corsa come un proiettile e trova il corridoio giusto per premiarlo mettendolo davanti a Belec. Lo spagnolo controlla splendidamente col destro e insacca col mancino regalandoci i tre punti. Altro assist nello spettacolare 2-2 contro la Samp: Baselli, con un gran gol da fuori, ha appena pareggiato la rete lampo di Zapata a punire uno dei rari errori di Moretti, e Adem approfitta di un errore a centrocampo di Sala per involarsi nella metà campo blucerchiata, poi, con gli occhi dietro la nuca, vede Belotti che ha incrociato a sinistra. Passaggio immaginifico con la difesa avversaria tagliata fuori e Gallo che fa venire giù la curva.

Lo zenit del periodo è a Udine, dove già la stagione prima Adem aveva dato spettacolo. In una partita in cui il Toro avrebbe potuto tranquillamente farne sei e, invece, si ritroverà a benedire un salvataggio dell’esordiente Ansaldi in pieno recupero, il numero dieci è in forma strepitosa e segna la rete del provvisorio tre a uno. Dopo una respinta della difesa friulana su tiro di Niang, il nostro raccoglie palla al limite, controlla col destro e cerca lo spazio per il tiro. Davanti a sé ha due difensori, in porta Scuffet è ben piazzato, come se non bastasse c’è anche Halfredsson sulla linea, ma Ljajic trova il varco ugualmente con un rasoterra che spegne la sua corsa nello stesso angolino del 2-2 di circa dodici mesi prima. Quella volta calciò col mancino, ora col destro, ma il risultato è sempre lo stesso.

21 settembre 2017-17 marzo 2018: tempi duri

All’improvviso il Toro di Mihajlovic si spegne: l’interruttore si stacca con un derby perso malamente 4-0, complice l’espulsione di Baselli per un intervento scriteriato, e nella successiva gara interna contro il Verona dove, avanti 2-0, subiamo una rimonta in cui il var è ancora grande protagonista visto che le righe sul gol di Kean (in fuorigioco) evidentemente le ha tracciate un bambino con poca voglia di fare i compiti di geometria. Il risultato, però, sarebbe il meno visto che Belotti si infortuna e un conto è avere il Gallo al centro dell’attacco, un contro se ti ritrovi Sadiq che nelle gare a disposizione riesce nell’impresa di non combinare assolutamente nulla. Ljajic non scompare dai radar, anzi. Principalmente è poco fortunato: contro il Crotone una sua splendida punizione non entra per questione di millimetri come dimostra la goal line technology quando indica il punto esatto in cui Cordaz respinge, in altre gare alcuni suoi ottimi assist vengono sprecati malamente dai compagni. Il percorso del Toro è una serie di occasioni fallite, errori, rimpianti e sfiga. A partite gagliarde (il pari a Milano contro l’Inter, le due vittorie a Roma contro la Lazio in campionato e la Roma in Coppa Italia) seguono gare pregne di rimpianto e beffe. Mihajlovic saluta dopo la sconfitta con la Juventus ai quarti di Coppa Italia, anche qui var in gran spolvero per il modo in cui viene convalidato il raddoppio bianconero viziato da un fallo nettissimo su Acquah a cui lo Stadium non porta proprio benissimo, e inizia l’era di Walter Mazzarri che Adem è costretto a guardare dalla panchina per circa due mesi. I motivi non si capiscono, ma in due mesi gioca solo una manciata di minuti contro il Verona. Poi, all’improvviso, si riaccende la luce.

31 marzo 2018, CAGLIARI-TORO 0-4, trentesima giornata di campionato

Ljajic torna in campo contro la Fiorentina, in una gara caratterizzata da una forte contestazione e, nel finale, ha un colpo dei suoi quando, su punizione, premia il movimento in area di Belotti che pareggia il vantaggio di Veretout con un gran tiro al volo. Una dinamica che ricorda pari pari quella che porto al 2-1 nella vittoria col Palermo dell’anno precedente, quando il Gallo si portò il pallone a casa dopo una tripletta. Il rigore di Thereau nel recupero ci gela, ma quel lampo di classe ci dà qualcosa a cui aggrapparsi nel buio di quattro sconfitte consecutive.

A Cagliari il risultato non si sblocca e al 54’ Mazzarri inserisce il dieci per Acquah: la partita cambia. Iago Falque sblocca tutto al 61’ in seguito a un palo di Belotti e poi, 4’ dopo, serve Ljajic in mezzo all’area. Girata di destro, palla nell’angolino basso, come a Udine, come se riprendesse un discorso interrotto e poi corsa verso il settore ospiti indicandosi, quasi a dire “sono io, sono tornato”. E’ Sabato Santo, non possiamo che parlare di resurrezione. Dopo il 3-0 di Ansaldi, Adem inventa anche un cucchiaio per il Gallo nell’azione della rete di Obi. E’ sempre Sabato Santo, non possiamo che dire “divino”.

8 aprile 2018, TORO-INTER 1-0, trentunesima giornata di campionato

La vittoria per 4-1 contro il Crotone, nel recupero del turno rinviato per la morte del povero Astori, ci rilancia in una maniera che era impensabile pochi giorni prima. Ljajic torna titolare e pennella la punizione per il 3-0 di Belotti, autore di una tripletta, e la sfida della domenica alle 12,30 potrebbe essere addirittura un modo per rientrare nella lotta per l’Europa in caso di vittoria. Peccato che l’Inter, in casa, non venga battuta dal 1994, 2-0 con gol di Poggi e Cois. Nel clima surreale in cui si immergono le gare che si giocano alla mezza, sotto un cielo lattiginoso, i nerazzurri sembrano voler confermare la tradizione partendo fortissimo, ma Sirigu compie un miracolo su Icardi e una grande parata su Candreva, prima che Perisic pizzichi di testa la traversa. Sirigu dice ancora di no coi pugni a Candreva, poi, al 35’, partiamo in contropiede. Belotti vede un varco e si getta nella metà campo avversaria, poi ai venticinque metri sembra quasi litigare con Iago Falque perché non si lancia sulla destra e lo spagnolo gesticola chiedendo non si sa cosa. In tutto questo Perisic arriva dietro al Gallo mentre dice “vai là” al compagno, però il suo tocco si trasforma in assist involontario per De Silvestri, lui sì fiondatosi a destra: centro rasoterra di Lollo e Ljajic, sul secondo palo, insacca il gol più rapinoso da quando è a Torino che potrebbe essere il più importante dell’anno, proprio contro la sua ex squadra. Un miracolo di Handanovic su De Silvestri ci nega il raddoppio, poi uno spunto sontuoso di Ansaldi offre a Ljajic una buona palla, ma il diagonale non entra per pochissimo. Il finale è pura apnea, mischie, un salvataggio volante di N’koulou. Ho il ricordo nitido di un tiro di Rafinha, la palla che sembra ben indirizzata, un nugolo di giocatori che mi ostruisce la visuale, la sfera che torna in campo, intuisco che abbia preso il palo, un incredibile palo. Poi finisce: stretta di mano passivo aggressiva di Spalletti a Mazzarri, Belotti che dice che potremmo essere davvero in gioco per qualcosa di bellissimo, Inter battuta a Torino dopo ventiquattro anni.

Purtroppo la possibilità di qualcosa di bellissimo si schianterà il sabato successivo contro il Chievo: 0-0 al Bentegodi e addio sogni di gloria. Il finale di campionato è comunque dignitoso e Adem non uscirà più di squadra: un gol inutile all’Atalanta, un paio di assist e la sensazione che sarebbe bello rimanere insieme.

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26 agosto 2018, INTER-TORO 2-2, seconda giornata di campionato

Nel Toro che, dopo la sfortunatissima e immeritata sconfitta interna all’esordio contro la Roma, recupera due gol all’Inter a San Siro, c’è anche Adem Ljajic, buttato nella mischia nel secondo tempo. Il mercato si è chiuso alla vigilia della prima giornata, ma è ancora aperto per le cessioni all’estero. Si parla insistentemente di una cessione in Turchia, al Besiktas, ma io non ci voglio credere, non lo accetto. Ingaggio superiore, maggior coinvolgimento nel progetto (cosa che non sembrerebbe esserci nel nuovo progetto di Mazzarri) e alla fine ciò che temevo succede. Adem vola in Turchia, le foto con l’entourage nei giorni della firma lo vedono sempre poco sorridente, chissà se i tifosi bianconeri lo noteranno. Poi succede una cosa che, nel meccanismo di qualche tifoso odierno, è un classico: il dispiacersi dopo. Scopro un numero inaspettato di vedove di Adem, che mai avevano proferito verbo in suo favore negli ultimi due anni, ma ora eccole lì. Lasciate perdere, lasciate a noi ademiani della prima ora il rimpianto per non vederlo più con la nostra maglia, guardando, su Diretta gol, le sue prestazioni in Europa League, la stessa EL che noi conquisteremo, seppur ripescati, proprio al termine della stagione con un mezzo miracolo tutto mazzarriano. Però il magone proprio non se ne va. Non doveva finire così, si è visto soprattutto dopo quanto sarebbe servito quel numero dieci, spesso criticato per partito preso o per luogo comune, ma, guardando bene quello che ha fatto, rivedendo i filmati col distacco del tempo, ma non del cuore, resta uno dei giocatori più forti e più efficaci che abbia mai visto con la maglia che amo addosso e non solo in tempo recente. Sigh.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.