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Primi nel mondo: il Toro 1991/92 parte 4

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Torna l'appuntamento con Culto, la rubrica di Francesco Bugnone: "Il trascinatore del disperato tentativo di rimonta si chiama Rafael Martin Vazquez, uno che i derby li ha giocati tutti da Dio..."

Francesco Bugnone

Rileggi le prime tre puntate di questa serie legata alla stagione 1991/92 del Torino:

In una soleggiata domenica di metà novembre va in scena il primo derby della Mole stagionale e, per noi, dopo una decina di minuti inizia il maltempo: lo stacco di Casiraghi su centro da sinistra di Alessio porta in vantaggio i bianconeri. Già privi di Scifo, proviamo subito a risalire la china, ma, al 16’, accade il primo episodio che porta una partita già di per sé non banale come le stracittadine dell’epoca a diventare un’altra cosa.

Bruno e Casiraghi corrono affiancati, il numero due gli va addosso col corpo, l’attaccante bianconero stramazza al suolo come colpito da una fucilata. Ceccarini, “quel” Ceccarini, vede una gomitata e sventola il secondo giallo in faccia a Pasquale che rimane dapprima fermo, stupito, fuori dallo spazio e dal tempo mentre lo stadio diventa una bolgia. Poi, improvvisamente, si muove, cerca spiegazioni, va verso l’arbitro, i compagni, temendo il peggio, lo fermano, ma peggiorano la situazione. Bruno si contorce, non lo fermano, è rabbioso, ferito nell’orgoglio. Dopo minuti che sembrano interminabili esce dal campo. Saremo in dieci per tutta la partita. Però il contraccolpo sembrano subirlo gli altri, perché, abituati a difendere risicati vantaggi, non sanno bene cosa fare, se colpire o accontentarsi. Senza particolari palpiti si va a riposo sull’1-0 per loro.

Secondo tempo: al 51’ Casiraghi entra malissimo su Policano che, da terra, lo centra in faccia con un calcio. Fallo di reazione, espulsione ineccepibile, ma Ceccarini si dimentica che anche l’entrata dell’ex monzese è da giallo e, essendo già ammonito, per il numero undici si aprirebbero le vie degli spogliatoi. Niente da fare. Nove contro undici, Annoni battibecca col figlio di Boniperti che si lascia andare a qualche parola di troppo che stride con lo stile che vorrebbero avere, ma non avranno mai e in campo la situazione si fa surreale. La Juve non sa se maramaldeggiare o non rischiare. Se quel giorno qualcuno raccontasse a un alieno che quella squadra lì è considerata l’anti-Milan, questi si metterebbe a sghignazzare (“Se questa è la Juve che dovrebbe contendere lo scudetto al Milan, i rossoneri possono dormire tra due guanciali” scrive Mario Gherarducci sul Corriere della Sera). Noi sappiamo benissimo cosa fare: dare tutto nove contro undici. Il trascinatore del disperato tentativo di rimonta si chiama Rafael Martin Vazquez, uno che i derby li ha giocati tutti da Dio.

Rafael Martin Vazquez è stato il segno che qualcosa era davvero cambiato. Il Toro neopromosso che va a comprare un giocatore del Real Madrid, membro della quinta del Buitre, nel pieno della carriera: pare di sognare. Qualche problema fisico frenerà Rafa che, al di là di tanti luoghi comuni che hanno definito la sua esperienza granata deludente, giocherà comunque due belle annate, con alcune giocate da stropicciarsi gli occhi, spesso di prima, a costo di sbagliare, ma quando funzionavano per le altre squadre non c’era scampo. Le migliori prestazioni di Rafa sono state proprio nei derby. Suo il cross per l’autorete decisiva di Daniele Fortunato nel 1991, suoi gli assist per Casagrande nel 2-0 di aprile 1992, sua la gagliardia a portare avanti i nove superstiti della stracittadina di cui stiamo parlando adesso. Rafa oggi è in splendida forma, sempre disponibile e sempre pronto a parlare di Toro che, parole sue, ogni tanto ci sogna di notte.

È Rafa a pescare in area Bresciani con una punizione perfetta girata di poco a lato dal nostro Buitre. È sempre lui a rendersi protagonista di un’azione caparbia a sinistra conclusa con un insidioso traversone sventato da Tacconi. Ancora lui, con un tiro da fuori a fil di palo, fa tremare i tifosi bianconeri che, sotto di loro, vedono Schillaci divorarsi sciaguratamente qualsiasi occasione gli capiti a tiro tra i cori di scherno della Maratona. Ovviamente alla fine godono gli altri, ma non conosco un granata che abbia abbassato lo sguardo davanti a loro. Io, unico granata in una classe di bianconeri e poco altro, non l’ho fatto e una parte di me godeva a sentirli dire che eravamo dei killer, insultando Bruno e Policano. Si vedeva quanto ci temessero.

Ovviamente in settimana andrà in onda “L’ora del moralista”, ma, soprattutto, ecco la stangata del giudice sportivo: otto giornate a Bruno e quattro a Policano. Il Toro è perfetto quando c’è da dare una punizione esemplare.

Contro il Verona degli ex Fascetti ed Ezio Rossi il Toro vorrebbe e dovrebbe riscattarsi, ma la partita è un mezzo disastro, una delle tre più brutte della stagione (le altre saranno le trasferte contro Roma e Milan). Il diagonale fuori di un soffio di Sordo in apertura illude, ma per il resto il Toro combina pochissimo e addirittura rischia la sconfitta quando un’incursione di Raducioiu è fermata da un intervento importante di Marchegiani e, qualche istante dopo, Fusi compie un gran salvataggio sulla linea sul tiro al volo di Magrin. Il fatto che gli scaligeri reclamino un più che probabile rigore rende il punto addirittura guadagnato, ma i fischi calano impietosi sulle maglie granata a fine gara. E, soprattutto, ci si inizia ad accorgere di un numero che le assenze di Parma e le espulsioni contro Inter e Juventus avevano nascosto: 423’ minuti senza segnare in campionato. Mondonico, a fine gara, entra nelle interviste possibili di Mai dire Gol (“Le squadre si sono annullate a Vicenza”), ma, soprattutto, sibila una frase decisamente forte: “Quando avrò maggior possibilità di scelta e qualcuno, messo fuori squadra, si rivolgerà a voi in cercando comprensione, ricordatevi di questa partita”. Non c’è nulla da fare, quando siamo in difficoltà serve il balsamo europeo per tornare i soliti. Serve l’Europa. Si vola ad Atene.

Nel giorno in cui Leo Junior ha annunciato il suo addio al calcio, il Toro disputa l’andata in casa dell’Aek Atene in uno stadio dal nome sulla carta dolce per le nostre orecchie (“Nea Filadelfia”), ma che sarà un catino caldissimo e non proprio tranquillo né per chi indosserà il granata in campo né per chi lo mostrerà sugli spalti. Cinque stelle ancora rinviate per la squalifica di Lentini, ma tornano in campo Bruno, Policano e Scifo. Come accaduto a Oporto coi sostenitori del Boavista, i tifosi dei gialloneri, in testa al campionato ellenico, fanno capolino all’allenamento di rifinitura con intenzioni bellicose, ma vengono cacciati dalla polizia. Clima bollente, il Toro si trasforma.

La potente punizione di Batista, il Gullit capoverdiano, con cui i padroni di casa sbloccano la situazione intorno al 20’ potrebbe essere un cazzotto in grado di stendere un peso massimo visto il periodo, ma non un toro, anzi IL Toro. Casagrande e Bresciani, sul banco degli imputati contro il Verona, si scatenano sui suggerimenti di un Vazquez sontuoso. Il brasiliano, dopo aver mancato una buona occasione su assist di Scifo, pareggia al 33’: il cross di Rafa da destra è perfetto, l’incornata di Casao sul primo palo è un proiettile, rete bellissima. Passano 3’ minuti e Cravero si fionda in avanti, apre a destra a Vazquez che crossa teso, Minu esce in maniera scriteriata e Bresciani realizza di testa una rete che lo riconcilia con il calcio dopo tante difficoltà. Il tempo si chiude sul palo esterno di Stamatis, ma ci siamo alla grande. Nella ripresa i greci puniscono l’unica incertezza della difesa con Sabanadzovic, su filtrante di Batista, al 72’, però il 2-2 è ottimo in ottica ritorno.

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Col clima tornato sereno, e la squalifica di Bruno ridotta da otto a cinque turni (nessuno sconto per Policano), il Toro va a Genova contro la Samp lottando ancora con gli infortuni. Il gol tarda ancora ad arrivare, ma lo 0-0 in casa dei campioni d’Italia è accolto con favore: c’è l’ottimo esordio dal 1’ di Cois col due, Sordo adattato terzino sinistro, un Annoni insuperabile. A dimostrazione della situazione kafkiana dell’attacco granata c’è il fatto che l’occasione migliore del Toro, un colpo di testa di Scifo, viene sventata involontariamente da Casagrande.

Sandro Cois è un altro prodotto del vivaio, uno di quei jolly che fa la gioia di tutti gli allenatori. A Marassi Mondonico lo mette sulle tracce di Mancini e il fossanese lo annulla con una prova da veterano. Il meglio verrà negli anni successivi con la rete del provvisorio 2-0 nella finale d’andata di Coppa Italia contro la Roma o un gol da cineteca contro l’Inter. Purtroppo sarà anche lui nella lista dei partenti calleriani, un altro piccolo grande rimpianto, un altro pezzo perso della generazione di fenomeni uscita in quegli anni dal Fila.

Anche in casa della Lazio, in Coppa Italia, non si segna, ma, dopo il 2-0 dell’andata, va benissimo. Nonostante l’assedio biancoceleste strappiamo lo 0-0 e accediamo ai quarti dove affronteremo il Milan, guarda caso avversaria del successivo turno di campionato. A San Siro, però, il Toro viene matato senza troppi problemi: una ginocchiata volante di Gullit e un colpo di testa di Massaro sanciscono il 2-0 rossonero facendoci restare inchiodati a 607’ senza segnare. Europa torna, facci la grazia.

In casa contro l’Aek la serata è gelida, nonostante nel settore ospiti spunti qualcuno a torso nudo. Il termometro sotto lo zero fa sì che il Toro si danni ancor di più l’anima nel creare occasioni, ma il gol nel primo tempo non arriva anche perché la rete di Policano su lancio di Scifo è cancellata da un fuorigioco inesistente. Poco dopo, su angolo di Vazquez, Scifo raccoglie una respinta di Minu e con uno splendido tiro al volo fa pregustare l’esultanza a Maratona e dintorni, ma un incredibile salvataggio sulla linea di Vasilopoulos rovina tutto. Sembra nuovamente fatta quando Minu si fa sfuggire un cross basso di Casagrande e Policano colpisce a botta sicura, ma ancora una volta, non si sa come, appare un difensore greco a respingere sulla linea. A inizio ripresa arriva finalmente il vantaggio granata ed è una delizia. Policano, scatenato, si sgancia a sinistra, appoggia a Vazquez che caracolla in avanti poi, all’improvviso, illumina la notte con un colpo di tacco fantastico che libera al cross ancora Poli. Casagrande stacca con violenza e la palla termina sotto la traversa. L’esultanza rabbiosa di Casao e compagni è il segno che qualcosa è cambiato, una volta per tutte. In quel gol il Toro ha messo tutta la classe e potenza di cui è capace ed è come se in quell’attimo si convincesse che può fare al pomeriggio ciò che sa fare la sera. Quella notte il Toro ha conquistato ben più dei quarti di finale di coppa Uefa, ha finalmente trovato se stesso.

Nella partita che chiude l’anno solare, il Toro ospita la Fiorentina e schiera per la prima volta le Cinque Stelle tutte insieme. Dal sette all’undici finalmente vediamo tutti in una volta Scifo, Lentini, Bresciani, Martin Vazquez e Casagrande. Splendido l’abbraccio a inizio partita tra Mondonico e Radice (applauditissimo dopo gli inopinati fischi di Toro-Bologna della stagione precedente), un incontro tra chi ha scritto la Storia Granata e chi la sta scrivendo. È una splendida giornata di sole e la manovra scorre fluida tra giocate raffinate e concretezza. Alla mezzora Scifo crossa da destra, Lentini, che ha appena saputo di non doversi operare per un problema inguinale, mette le ali e stacca di testa gonfiando la rete con Mareggini pietrificato. 637’ dopo i tifosi granata possono abbracciarsi per una rete in campionato. Orlando potrebbe pareggiare con un tocco sottomisura nel finale di tempo, ma Marchegiani fa un miracolo parando col piede. Sugli sviluppi dell’azione una staffilata di Malusci tocca il palo e va sul fondo. La sensazione che sia una partita in cui gira tutto bene si fa concreta quando, a inizio ripresa, Lo Bello nega un rigore ai viola per un abbraccio di Benedetti a Borgonovo, poi, pochi istanti dopo, il Toro raddoppia con un’altra perla. Vazquez vede il movimento di Bresciani verso sinistra e lo serve, il Buitre taglia fuori la difesa avversaria con una sponda fuori area per Scifo che spolvera l’incrocio con una staffilata di destro dalla lunetta. Vincenzino corre da Bresciani, lo prende in braccio ed esulta verso la Maratona coi compagni che li raggiungono in fretta. Non svegliateci. Una rete annullata misteriosamente a Faccenda chiude un pomeriggio fatto apposta per riprendere il cammino. Come se non bastasse la Juve perde a Genova contro la Samp. Buon Natale, Toro.

(4 - continua)

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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