Culto

Primi nel mondo – La saga completa

Francesco Bugnone

Questa è una storia che ho timore di raccontare, perché entriamo nel Mito se narriamo la la miglior stagione in assoluto nella vita di molti tifosi granata. Il Mito si ha sempre paura di scalfirlo, di non rendergli il giusto onore. Però questa è anche una storia che è giusto raccontare, perché spesso ricordiamo la parte finale, ma c’è anche un inizio con qualche difficoltà da cui nasce tutto, con la stampa cittadina che dà il suo solito peggio: quante polemiche assurde prima di cedere e dirci finalmente “bravi”? Poi ci sono i protagonisti, quelli che non ringrazieremo mai abbastanza per averci fatto andare a scuola, al lavoro, ovunque senza mai abbassare lo sguardo verso nessuno e che infatti bisogna ringraziare ancora una volta, ognuno per un motivo diverso, ma anche per lo stesso, avere fatto la sola cosa che dovremmo chiedere ai nostri: onorare la maglia. Perdonatemi se ogni tanto infilerò qualche ricordo personale, ma io sono ancora lì, dodicenne e tredicenne e non sono mai realmente uscito da quell’annata che è ancora l’altro giorno per me. Signori, si comincia. Voglio dirvi perché quella squadra fu terza in Italia, seconda in Europa e prima nel mondo.

“Toro, per fortuna non mi piaci”. E’ questo il titolo con cui inizia un’intervista ad Aldo Agroppi su Tuttosport nell’estate del 1991. Uno dei cuori Toro più cuori Toro sulla faccia della terra ha qualche perplessità sul nuovo corso dei granata, soprattutto per quanto concerne la fase difensiva, però, con l’arguzia che lo contraddistingue, si dice contento di questo visto che coi pronostici non ci becca mai. Anche stavolta sarà così, siccome chiuderemo il campionato con la miglior difesa in assoluto: venti reti subite, una miseria. Aldo, invece, sarà ottima seconda voce Rai in alcune delle più belle serate europee della stagione, di fatto indossando la nostra maglia ancora una volta.

A noi quel Toro piace eccome. Appena risalito in A si è qualificato per la coppa Uefa a danno della Juventus che dovrà rimanere a casa a guardare la tv (Il coro “Juventino, guardati Twin Peaks” e lo striscione “Twin Peaks granata” sono esplicativi a riguardo, ma i gobbi sono così fortunati che la volta che non si qualificano in Europa trasmettono una delle serie televisive più belle di sempre). Emiliano Mondonico, artefice della grande impresa, è stato accostato all’Inter per il dopo Trapattoni. I nerazzurri hanno poi virato sulla sorpresa Corrado Orrico, chissà se nella scelta sarà pesata la perizia calligrafica di Ivana Pellegrini, moglie del presidente Ernesto, nota per avere fatto bocciare alcuni acquisti, per esempio quello di Raffaele Sergio, dopo averne esaminato la grafia.

L’importante è che “Mondo” sia ancora con noi per guidarci in una stagione che ci vede impegnati su tre fronti: campionato, coppa Italia e coppa Uefa. A un impianto già ottimo, il Toro di Borsano aggiunge giocatori di indubbio livello: Vincenzino Scifo, affamato di riscatto dopo la prima esperienza italiana con la maglia dell’Inter, e Walter Casagrande, attaccante meraviglioso che ha appena trascinato l’Ascoli in Serie A. Torna anche Giorgio Venturin dopo l’esperienza napoletana, uno di quei giocatori che fanno la gioia di ogni allenatore. Magari non risulteranno nelle probabili formazioni di inizio anno che appaiono sui giornali, ma alla fine giocano più partite di tutti.

La stampa si sbizzarrisce: se da un lato vellica i sogni di spettacolo con le cosiddette cinque stelle (Scifo, Lentini, Bresciani, Martin Vazquez e Casagrande schierati contemporaneamente) dall’altro semina dubbi sulla tenuta difensiva della squadra (e ridagli), sul dualismo a centrocampo tra Scifo e Vazquez, sull’effettiva tenuta fisica di Casao. Tutto questo non ferma i tifosi che si abbonano in massa facendo luccicare gli occhi dei cassieri della società.

Qualche uscita importante c’é: il giovane Dino Baggio, per esempio, che andrà alla Juventus via Inter. Borsano è rammaricato, ma dice che nella primavera campione d’Italia c’è un giocatore che può sostituirlo. Si tratta di Sandro Cois che ha già fatto qualche apparizione in prima squadra: beata la compagine che ha il sostituto pronto in casa grazie al Fila. Sono gli ultimi anni in cui accadrà, ma sarà un finale col botto.

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Va via anche Skoro, per la gioia di chi veniva sistematicamente “pelato” giocando a carte contro di lui e, soprattutto, lascia Ciccio Romano che accetterà un’allettante offerta del Venezia per scendere di un piano, lasciandoci orfani della sua splendida regia, fondamentale l’anno precedente. In quei giorni di trattative e sogni c’è una macchia malinconica e riguarda Gino Rossetti, componente del mitico Trio delle Meraviglie con Balonceri e Libonatti, che vinse il primo scudetto granata. Dei ladri si sono introdotti nel suo appartamento mentre era fuori a giocare a bocce e gli hanno rubato una marea di ricordi di quando giocava oltre a settecentomila lire. “Dei soldi non mi importa, c’è tutta la mia vita in quelle cose”.

Il raduno al Fila è un bagno di folla entusiasta. Pasquale Bruno, che l’anno precedente aveva fatto un timido giro di campo per salutare un ambiente che lo attendeva al varco visto il suo passato bianconero, stavolta è mattatore, forte dell’essere stato addirittura votato fra le cose per cui vale la pena vivere nello storico referendum del foglio satirico “Cuore”. L’ex comasco dice che sarà un piacere regalare i biglietti per le partite di coppa dei granata a Tacconi, che potrà venirle a vedere non avendo nulla da fare il mercoledì sera.

Nelle prime amichevoli estive si mette in luce un giovane attaccante forte fisicamente che sembra essere un predestinato: si tratta di Christian Vieri, figlio di Roberto, detto Bob, ex attaccante di Sampdoria, Juventus e Roma. Chiunque abbia un minimo d’occhio sa che potrebbe essere una miniera di gol, invece si tramuterà in uno dei rimpianti più forti della nostra storia. In quel momento non è, però, tempo di tristezza, ma di sogni fra le goleade alle squadre dilettantistiche e qualche approccio coi professionisti, mentre, complice qualche guaio fisico che tocca, a turno, i vari protagonisti, in primis Casagrande, le “cinque stelle” si vedono poco insieme e “Mondo” inizia a provare schieramenti differenti.

Nel frattempo scopriamo il primo avversario europeo (ci va bene, trattandosi degli islandesi del Kr Reykjavik) e il calendario della massima serie: prima a Bari, seconda in casa con la Lazio. Sono stati invertiti i primi due turni dell’anno precedente. I derby arriveranno a novembre e aprile. Chiuderemo in casa contro l’Ascoli, sperando che ci sia festa come contro l’Atalanta. La prima partita di preparazione contro i professionisti è a Vicenza, dove vinciamo 2-1 e Casagrande, al rientro, va a segno, dopo il vantaggio di Carillo. A Lucca decide l’enfant du pays Giorgio Bresciani, di testa su cross di Policano. Nel frattempo si scopre una vecchia squalifica di Scifo a cui toccherà saltare i primi due impegni ufficiali stagionali, mentre gli infortuni continuano a fioccare generosamente, ultimo quello di Cravero, operato al tendine.

Dopo il 3-1 a Massa, vantaggio dei padroni di casa con Mosca al 1’ ribaltato da Lentini, Policano e Casagrande, arriva il primo match contro una squadra di serie A. Si gioca a Genova contro i rossoblù e il Toro è in gran spolvero, soprattutto grazie a Gigi Lentini che, pur sceso in campo con qualche linea di febbre, decide la partita con una prodezza, un destro da posizione defilata a scavalcare Braglia, dopo una sgroppata sulla fascia. Venturin viene provato con successo come libero, Casagrande si fa valere anche in difesa, Marchegiani è in continuo crescendo e sfodera un paio di grandi parate. Il Toro sembra solido e più forte delle varie vicissitudini e chiacchiere.

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Va meno bene l’esordio interno contro l’Argentinos Juniors dove incappiamo in un’inusuale sconfitta, visto che nell’era Mondonico, fra le mura amiche, avevamo perso solamente contro il Verona, in un inutile ritorno di Coppa Italia. La squadra di Yudica è un osso duro e passa in vantaggio dopo 9’ con Netto sugli sviluppi di una punizione, ma reagiamo quasi subito quando una rimessa lunga di Annoni, marchio di fabbrica, viene spizzata da Casagrande verso Benedetti che pareggia in spaccata. Il Toro fallisce più volte il raddoppio ed è punito in contropiede da Gonzales al 38’. Nella ripresa Cois è fra i più pericolosi colpendo una traversa e impegnando il portiere avversario, ma nel finale gli argentini usufruiscono di un calcio di rigore. Mai è successo, con Emiliano in panchina, abbiamo subito tre reti, neanche in amichevole. La parata di Marchegiani su Gancedo mantiene la tradizione che verrà rotta da una gara precampionato contro la Lucchese l’anno successivo, una sconfitta 4-3 che appresi con un’incredulità e un dolore degni di gare più importanti. Il Toro perde, ma c’è, lotta, mena (secondo qualche articolista dal cuore tenero anche troppo), crea, sopperisce agli infortuni con molte soluzioni. La delusione si smaltisce in fretta, perché il primo turno di Coppa Italia è dietro l’angolo. Si gioca in casa contro l’Ancona. Adesso sì che conta. Adesso sì che si fa sul serio.

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