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Ravenna-Toro 1-2: quando sta per cominciare la festa

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In un caldo giorno di fine aprile un bolide di Maspero ci fa vincere a Ravenna ed è lì che capiamo che è quasi fatta: la nuova puntata di Culto ci parla di un momento di grande gioia regalato dal Toro di Camolese
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Questa è una delle mie partite del cuore. Ne abbiamo disputate di più importanti, di più belle, di più prestigiose, ma questa è una di quelle gare che mi sono rimaste dentro perché vincendo abbiamo realmente compreso che stavamo per farcela a compiere una missione che solo qualche mese prima sembrava impossibile e che col lavoro e col granatismo di Giancarlo Camolese e dei suoi uomini è diventata realtà. Il momento stesso in cui Maspero gonfia la rete a tempo scaduto è quello che fa capire che sta per cominciare la festa, regalandoci uno splendido sabato del villaggio che sarà matematica di lì a un mesetto.

La magnifica rincorsa che ha portato i granata dalle soglie della zona retrocessione alla corsa per la serie A nella stagione 2000/2001 sta iniziando a lasciare qualche strascico dal punto di vista fisico come ha dimostrato il pareggio interno contro un Genoa più brillante. La classifica è cortissima: siamo quarti a due punti dalla vetta che al momento tocca al Piacenza e a più tre sulle quinte che sono la Sampdoria e il sorprendente Cosenza di Gigi Lentini il quale, intervistato da La Stampa, sogna una promozione a braccetto coi vecchi compagni senza desideri di vendetta sportiva. (“Non cerco rivincite, l’importante era dimostrare che potevo essere ancora utile. Peccato non poterlo essere per il mio Toro”).

Domenica 29 aprile il Toro ha una ghiotta occasione per recuperare posizioni e mettere ulteriore terreno fra sé e le inseguitrici. Gli scontri diretti Piacenza-Venezia e Chievo-Cosenza possono giocare a favore dei granata a patto di vincere a Ravenna. In trasferta abbiamo un passo così sostenuto che in casa fatichiamo a tenerlo e i romagnoli sono pronti a lasciare la cadetteria anche a causa di una situazione disgraziata con la società dichiarata fallita e gli stipendi che non arrivano da ottobre. Tutto apparentemente facile se sei un alieno appena giunto sulla terra e non sai nulla della storia recente del Torino Calcio, ma se lotti e soffri per questi colori pensi solo a tre parole: Castel di Sangro.

Nel 1997 e nel 1998 il Toro si è schiantato nel comune abruzzese e se la prima volta i padroni di casa erano in piena lotta per la salvezza, nel secondo caso erano praticamente retrocessi, ma giocarono la partita della vita e l’undici allenato da Reja trovò un ko che a giochi fatti, e al netto delle porcherie che tutti conosciamo avvenute nella fase finale della stagione, sarà decisivo per non farci festeggiare la promozione. In quelle due occasioni Giancarlo Camolese era presente come secondo e per questo tiene a bada i facili proclami di vittoria pur conscio dell’enorme opportunità che abbiamo tra le mani, o meglio fra i piedi.

Nei giorni che anticipano la partita, mentre radio mercato ci accosta a Masinga e a Kovacevic in caso di promozione, “Camola” deve iniziare a fare la conta degli assenti visto che mancheranno Fattori, Pinga e Capitan Asta per attacchi influenzali. Sarà Franco Semioli a sostituire l’ex monzese trovando l’atteso esordio dal 1’ dopo vari spezzoni. La fascia da capitano passa sul braccio di Brambilla. Proprio un girone fa iniziavamo la rimonta con una soffertissima vittoria in casa contro il Ravenna: da quel momento otto vittorie consecutive e poi 45 punti totali, media pazzesca. Bisogna chiudere il cerchio.

Al “Benelli” di Ravenna il pomeriggio è molto caldo e anche il settore ospiti lo è, tanto che sembra di giocare in casa visto che i tifosi giallorossi sono pochi e comprensibilmente abbacchiati vista la situazione societaria. La squadra è ancora in grado di tirare fuori una certa dose di orgoglio come dimostra la sconfitta in casa della Sampdoria nel turno precedente, maturata solo nell’ultimo quarto d’ora, ma i punti nel girone di ritorno sono solo sette. Camolese schiera un 3-4-1-2 con Cudini, Galante e Delli Carri davanti a Bucci, Semioli e Castellini esterni, Brambilla e De Ascentis al centro e Maspero dietro a Calaiò e Schwoch.

La partita inizia lenta, ma da metà primo tempo in poi il Toro crea quattro grosse occasione, di cui tre sventate alla grande da Gilbert Bodart, ex portiere della nazionale belga, zio di Arnaud (attualmente portiere dello Standard Liegi) e che una volta smesso di giocatore vivrà qualche situazione a dir poco tumultuosa. In quel momento è “solo” lo spauracchio che si frappone tra i granata e la vittoria, ma non è nulla rispetto a Krasimir Chomakov, centrocampista bulgaro con diciotto presenze e cinque reti in nazionale che dopo l’esperienza ravennate alternerà Grecia e Boca San Lazzaro, Cremonese e Spartak Plovdiv prima di chiudere all’Atletico Castenaso Van Goof, la squadra che iscritta in Terza Categoria dagli autori di Quelli che il Calcio (“Van Goof” è la parodia del cognome dell’astrologo Peter Van Wood, famoso per sbagliare parecchi pronostici) che continuò l’esperienza calcistica anche dopo la fine di quella televisiva arrivando persino in serie D.

Prima di intraprendere questa carriera degna di Football Manager, Chomakov si incarica di battere una punizione allo scadere del primo tempo. Siamo vicini ai trenta metri, ma il destro dell’ex Cska Sofia è al fulmicotone, perfora una barriera non esente da colpe e si insacca alle spalle di Bucci. Gol balordo, Toro sotto e Dondarini fischia la fine del primo tempo. Alla faccia dei soliti noti che prevedevano un Ravenna morbido, rassegnato, addirittura ammiccante visto che Bizzarri, segretario del Toro, aveva lavorato lì: le solite stronzate da bar annullate dai fatti. Come nel 99% dei casi dobbiamo sudarcela ed è giusto così.

Il Toro torna in campo nella ripresa spento e con le idee appannate, tanto che dalle gradinate arriva anche qualche coro non proprio benevolo. La difesa del Ravenna a un certo punto si ritrova un tentativo di aiuto di un tifoso che invade il campo e si piazza in area, prima di essere allontanato con ritardo dagli addetti alla sicurezza. Al 69’ la storia cambia. Riccardo Maspero, sin lì al di sotto dei suoi soliti standard, regala un assist a Calaiò che stoppa e gira splendidamente col sinistro verso la porta di Bodart, ma colpisce in pieno la traversa. In quel momento una partita storta diventa memorabile perché il rimbalzo cade esattamente sul piede del futuro Arciere che insacca a porta sguarnita.

Visti i risultati degli altri campi e come si era messa il pareggio potrebbe anche bastare e farci contenti. Così la pensa il presidente Romero in tribuna, mentre l’addetto stampa Chiuminatto, stando ai giornali, tira fuori una curiosa cabala che si potrebbe riassumere in “quando vince Schumacher vinciamo anche noi, la Ferrari oggi ha vinto all’ultimo giro e noi vinceremo all’ultimo minuto”. Bodart si oppone ancora su Calaiò, ma l’esito della profezia chiuminattiana si compie al 92’.

Un pallone schizza ai venticinque metri, posizione centrale. La difesa ravennate c’è, ma non è piazzata benissimo e quindi il tiratore in arrivo ha la possibilità di calciare con una certa libertà, ma è un attimo mandare la palla in tribuna per essere arrivato con troppa foga o con piede poco educato o col corpo coordinato male. Nessuna di queste caratteristiche è vestita da Riccardo Maspero che arriva coi passi giusti e un sinistro magico che colpisce il pallone mantenendolo basso e secco. La rete si gonfia e inizia il delirio. Ricky si toglie la maglia e la sventola come una bandiera mentre corre dalla parte opposta del campo per festeggiare coi tifosi in un abbraccio che continuerà anche durante il ritorno a Torino, nelle tappe agli autogrill. Il Ravenna schiuma rabbia, sempre per quel discorso della squadra rassegnata che stende i tappeti rossi, tanto che Bodart si reciderà un tendine dando un pugno a una porta nello spogliatoio e mettendo a rischio la sua carriera (per fortuna giocherà ancora al Beveren).

In conferenza stampa Camolese cerca di mantenere la calma sia davanti alle accuse di scarso spettacolo (ma si vede come a volte vincono le altre? Ma ci si rende conto del caldo che faceva? E, soprattutto, non si è ancora capito come queste partite non siano trappole?) sia di fronte all’entusiasmo che la nuova classifica genera. Il Toro allunga sul quinto posto (la Samp non andrà oltre il pareggio nel posticipo col Siena, il Cosenza perde col Chievo) e supera il Venezia battuto a Piacenza salendo al terzo posto e facendosi la sosta in pace. Ci aspettano ancora cinque battaglie e anche senza sapere che ne vinceremo quattro siamo sicuri che il momento stesso in cui il pallone scagliato da Maspero ha gonfiato la rete avversaria è stato quello che ha fatto iniziare a tirare fuori le bottiglie dal frigorifero, quello che ti dice che sta per cominciare la festa, che i sacrifici fatti non sono stati inutili e sarai felice per un po’. Ed è bellissimo.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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