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Ricordati che abbiamo eliminato il Napoli di Maradona

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
Culto / La nuova rubrica di Francesco Bugnone: "Anche se la stagione finirà in modo beffardo, per non dire altro, nessuno potrà portarci via quel ricordo. Uno di quei ricordi a cui aggrapparci quando le cose vanno male e non solo nel calcio"

Quando il Toro fa schifo sono tre i mantra che mi ripeto per non abbattermi: ricordati che abbiamo avuto Junior e Dossena a centrocampo, ricordati di Scifo e Vazquez che si abbracciano dopo il 2-0 di Fusi al Real, ricordati che abbiamo eliminato il Napoli di Maradona. Ed è proprio di questo terzo punto che vi voglio parlare.

Il Napoli 1987/88 è il più forte e il più bello a vedersi del periodo che va dal 1986 al 1991, il quinquennio con il maggior numero di trofei alzati dal Ciuccio nella sua storia. Paradossalmente quella è l’unica stagione del quinquennio in cui non ne alza nemmeno uno. Un po’ come il Toro dei 50 punti, versione migliore di quello dello scudetto, ma a mani vuote per uno stramaledetto punto. Gli azzurri in campionato si fanno rimontare 5 lunghezze dal Milan di Sacchi in un finale su cui se ne sono dette e scritte parecchie, in Coppa dei Campioni paga un sorteggio sfortunato ed esce contro il Real, in Coppa Italia trova noi.

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Il Toro 87/88 ha patito addii importanti (i succitati Dossena e Junior scaricati malamente, Zaccarelli che lascia il calcio giocato, il meraviglioso Francini che va proprio al Napoli, Kieft), ma ha azzeccato acquisti impensabili, come Crippa pescato dalla C e subito fondamentale, si è ritrovato una discreta coppia offensiva con Poster e Gritti, indovina dei cambiamenti tattici come Comi arretrato a centrocampo, ha una serie di ottimi giovani, come da prassi, e si gode anche la consacrazione di Cravero, sempre più bravo. L’undici di Radice si ritrova in piena lotta per la Uefa, superando momentaneamente in classifica la prima Juventus post-Platini, e già che c’è dà anche un’occhiata alla Coppa Italia.

Dopo aver eliminato il Verona ai rigori negli ottavi, nei quarti c’è il Napoli, ovviamente favorito. L’occasione propizia sembra essere l’andata al Comunale, visto che gli azzurri sono senza quattro titolari. Comi segna subito, Renica pareggia poco dopo, tanto forcing, pochi tiri, uno a uno in casa. Non il massimo.

Il Toro arriva al ritorno con un discreto umore: ha vinto a San Siro contro l’Inter, ha pareggiato in rimonta (da 0-2 a 2-2) contro il Cesena, col primo gol in A di Bresciani da posizione impossibile. Si scende al San Paolo col sorriso sulle labbra e vada come vada. Il Napoli dell’avvio è più bello che concreto e al 28’ lo puniamo: Polster centra da destra sul secondo palo, Gritti salta altissimo e la rete si gonfia.

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Mai stuzzicare il can che dorme. Il Napoli decide di non essere solo bello, ma anche bravo e trascinato da Maradona si rifà sotto. Il Pibe de Oro ci mette 9’ a pareggiare e lo fa col marchio di fabbrica: un calcio di punizione imprendibile per Lorieri. Romano, per poco, non la ribalta allo scadere del tempo e l’impressione è che sia questione di minuti. L’inizio ripresa conferma tutto: Bergamo nega un rigore al Napoli tramutandolo in punizione dal limite, ma tanto se hai Diego anche un piazzato dai sedici metri è un rigore e Lorieri, gelato dalla perfetta conclusione mancina del Diez, non può far altro che incazzarsi con la barriera, come da prassi. E’ stato bello crederci, quindi? No.

Il dieci del Toro ha infinitamente meno classe del dieci del Napoli, questo è oggettivo, ma sa essere prezioso: Comi riceve da Ezio Rossi e, all’improvviso, si ritrova spazio. Nessun napoletano gli viene incontro, gli basta un dribbling ai venti metri per ritrovarsi in area e battere Garella con una staffilata. E’ il 75’, la qualificazione guarda Torino. 5’ e si tinge definitivamente di granata: Gritti ricambia il favore ricevuto da Polster nel primo tempo e il tocco dell’austriaco vale il 3-2. Il Toro passa, troverà (e batterà) la Juve in semifinale. Il Toro ha eliminato il Napoli di Maradona. Anche se la stagione finirà in modo beffardo, per non dire altro, nessuno potrà portarci via quel ricordo. Uno di quei ricordi a cui aggrapparci quando le cose vanno male e non solo nel calcio.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentinie…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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