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CULTO

Toro-Ancona 4-1: ci siamo ancora

Casagrande
Dopo la buia estate delle cessioni del 1992, il Toro esordisce in campionato contro l'Ancona per capire a che punto è. Culto ci racconta quella partita simbolicamente molto importante

È successo a tutti, in certe notti, di sentirsi male. Risvegli improvvisi, fitte, magari a causa di un’indigestione. La rottura della routine del riposo amplifica il dolore, provoca brutti pensieri anche se razionalmente sai che non è nulla di grave e ti chiedi se sia il caso di chiamare qualcuno. Poi, sia che tu decida di farti controllare o che, col passare del tempo, la situazione migliori e rivinca il sonno, arriva la mattina.

La notte dolorosa del Torino è l’estate del 1992 in cui i granata, per motivi di bilancio, devono lasciare andare Benedetti, Bresciani, Cravero, Lentini, Martin Vazquez e Policano. Questi nomi messi in fila fanno impressione. Si tratta di sei giocatori scesi in campo nella finale di Amsterdam e se le cessioni di quattro di loro sembravano poter impedire il sacrificio di Lentini, quando Gigi è andato alla corte del Milan berlusconiano la rabbia dei tifosi è esplosa davanti a ciò che hanno visto come un’atroce presa in giro.

Adesso, però, arriva il mattino e si chiama Torino-Ancona, prima partita del campionato 1992/93. C’è già stato il primo turno di Coppa Italia contro il Monza, che col senno di poi sarà molto più importante di quanto pensassimo all’inizio, ma la serie A inizia il sei settembre in casa contro la  squadra di Lajos Detari e mister Vincenzo Guerini in cui il numero undici poggia sulle spalle del ragazzo del Fila Franco Ermini, in gol contro la Fiorentina nel 1981/82 in quella partita passata alla storia per dieci giocatori su undici provenienti dal nostro tempio sacro.

Alla vigilia Emiliano Mondonico, una delle poche certezze che ci sono rimaste, fa discorsi lungimiranti e inascoltati su come l’ambiente del pallone rischi di “dare il giro” continuando in questa maniera, poi parla della squadra e delle previsioni sul campionato che ci aspetta. “Quella passata è stata una stagione di caviale e champagne, ma io vivo benissimo a pane, salame e grignolino. Purché la compagnia sia piacevole”. Nessun giocatore pensa di sottovalutare l’Ancona che già ci aveva fatto soffrire nella Coppa Italia dell’anno passato (dichiarazione del nuovo capitano Fusi). I tifosi, come sempre in questi casi, si dividono tra il desiderio di goleada e la paura della beffa da parte dell’esordiente nel massimo campionato. La prima giornata è spesso foriera di sorprese e anche quella non si smentirà, ma, per fortuna, succederà in altri stadi.

Mondonico manda in campo Marchegiani, Bruno, Sergio, Daniele Fortunato, Annoni, Fusi, Sordo, Casagrande, Aguilera, Scifo e Venturin. Le facce nuove sono Raffaele Sergio che dovrà raccogliere l’eredità pesantissima di Policano, Daniele Fortunato che, seppur con caratteristiche totalmente diverse da Capitan Cravero, si alternerà con Fusi nel ruolo di centrocampista e libero e Pato Aguilera, il più atteso e con ottimi motivi viste le meraviglie fatte in coppia con Skuhravy a Genova che speriamo si ripetano con Casagrande. La Maratona c’è, contesta Borsano, ma sostiene “Mondo”, il vero punto fermo, e i giocatori. Si può partire.

Nella prima mezzora non accade sostanzialmente niente, complice il caldo che permane nonostante si sia battuto il calcio d’inizio alle sedici. Al 31’ un Toro tranquillo e sostanzioso si accende e per l’Ancona inizia a piovere anche se il sole è alto. Venturin porta palla da mezzo sinistro e si porta la sfera sul destro, quindi alza la testa e vede il movimento di Aguilera. Il pallone sembra sfilare verso il fondo, ma “Pato” lo rimette al centro cogliendo in contropiede la difesa dorica, in primis Nista che non esce nell’area piccola. Per una vecchia lenza come Casagrande è un gioco da ragazzi saltare in anticipo su Oscar Ruggeri e sbloccare il risultato. 2’ dopo Detari ha a disposizione un calcio di punizione da una posizione interessante, ma la palla colpisce in pieno la traversa con Marchegiani immobile. Piccoli segnali che fanno intuire che potrebbe essere una giornata coi favori degli astri.

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La conferma arriva al 37’ quando Scifo scambia con Sergio su un angolo da sinistra e poi scocca un cross di esterno destro così bello e raffinato che anche la difesa anconetana resta ferma a guardare. L’unico a non rimanere a bocca aperta ad ammirare la giocata è Casagrande che con un’altra capocciata clamorosa da distanza ravvicinata trova 2-0 e doppietta. Aguilera si continua a far apprezzare in rifinitura e al 40’ gioca al gatto col topo con due avversari sul fronte destro dell’attacco granata fino a quando non vede l’inserimento in area di Sordo e lo serve con un gran tocco. Il quasi eroe di Amsterdam carica il destro, trova la deviazione di Gadda e arriva il 3-0 con cui si chiude la prima frazione.

L’Ancona inizia il secondo tempo deciso a riaprire la partita. Sergio lascia un po’ troppo spazio a Vecchiola che centra il secondo legno anconetano, poi Casagrande compie un fenomenale intervento da portiere sul colpo di testa Caccia. Peccato che l’estremo difensore granata sia Marchegiani, uscito non benissimo nell’occasione, e quindi Nicchi deve fischiare il rigore espellendo il brasiliano che chiude una partita decisamente intensa dopo 59’. Dal dischetto Detari spiazza Marchegiani e prova a riaprire la gara. L’Ancona si butta in avanti e il Toro dimostra intelligenza nel non disunirsi aspettando l’attimo per scattare nelle praterie che l’entusiasmo degli avversari potrebbe regalare. Succede al 70’ quando Aguilera si trasforma in regista lanciando in profondità Sergio che approfitta dell’uscita avventurosa di Nista fuori area per servire al centro Scifo. Vincenzino lascia rimbalzare il pallone e lo infila nella porta sguarnita di destro quindi va abbracciare l’ex laziale già in ginocchio e pronto a festeggiare in quella che è la più bella istantanea della vittoria. L’ultimo sussulto è un palo di Caccia, il terzo, giusto per ricordarci perfidamente quanti legni colpimmo solo qualche mese prima.

Dopo una brutta notte, quando riapri gli occhi cerchi di capire che mattino è. Il più delle volte tiri un sospiro di sollievo, perché ci sei ancora, sei ancora tu. In questo caso siamo ancora noi. Ovviamente Mondonico getta acqua sul fuoco, ma è soddisfatto da questo Toro diverso con Daniele Fortunato che sbaglia un passaggio solo, con Aguilera che prende sette anche se non segna, con Casagrande letale, con Sordo che ara la fascia. Sì, il Toro c’è ancora. Però certe notti lasciano degli strascichi, anche solo a livello mentale. Al mattino sei di nuovo tu, ma certe volte ti ritornano in testa brutti pensieri, perdi in sicurezza e sei lo stesso, ma sarai comunque un po’ diverso. Purtroppo è normale. Quel Toro vincerà la Coppa Italia, ci regalerà ancora tante gioie, ma sappiamo tutti che sarà l’inizio del crepuscolo che, di lì a due anni, ci farà dire addio al granata com’era stato fin lì per iniziare un altro capitolo molto oscuro. Per adesso però non pensiamoci e usciamo in questo bel pomeriggio, ormai quasi sera, di fine estate, col sorriso di chi ha ritrovato un vecchio amico.

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