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Toro-Perugia 1-0: hangover
Tutti ricordiamo cos’è capitato la domenica precedente, il 14 ottobre 2001: il Toro sotto di tre reti, la rimonta pazzesca, il rigore di Salas nell’alto dei cieli. I fumi della sbornia si diradano, rimane una classifica da guardare e quella è ancora deficitaria (per essere gentili) coi granata penultimi a quota tre punti. In molti pensano che con quell’incredibile 3-3 il campionato della squadra di Camolese è finalmente iniziato, ma un conto è averne la sensazione e un altro è renderla un fatto. Dopo la storica stracittadina del 3-2 nel 1983 i granata rimediarono un punto nelle restanti gare giocandosi la possibilità di andare in Europa. Imitare un andamento simile vorrebbe dire trovarsi impantanati nella lotta per non retrocedere in maniera serissima e quindi la partita contro il Perugia al “Delle Alpi”del 21 ottobre 2001 diventa paradossalmente più difficile di quella contro i bianconeri.
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La fortuna del Toro è proprio avere in panchina Giancarlo Camolese che, pur conscio di aver scritto una pagina indelebile della nostra storia, tiene i piedi ancorati a terra. In un’intervista a La Stampa di metà settimana dichiara che, per quanto soddisfatto della gioia regalata all’ambiente, non c’è nulla da festeggiare, non bisogna ignorare gli errori emersi durante la gara e, soprattutto, bisogna confermarsi col Perugia migliorando nella concentrazione, precisione e disciplina tattica. Non avendo ancora conquistato alcuna vittoria, e avendo perso le due partite interne pur senza demeritare, il match contro gli umbri è fondamentale.
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Camolese schiera Ferrante dal 1’ per la prima volta in campionato. Il mister, nelle settimane precedenti, è stato ancora una volta coraggioso a rischiare sulla sua pelle mettendo in campo un giocatore che solo l’autolesionismo societario aveva messo ai margini e Marco l’ha ripagato segnando in Coppa Italia e, soprattutto, contribuendo alla rimonta della settimana precedente dove, se dovessimo guardare il plus/minus come nel basket, con lui in campo il Toro ha vinto 3-0 il derby entrando in tutte le reti granata con l’assist per Lucarelli, il rigore del 2-3 e il colpo di testa che ha costretto Buffon al miracolo prima dell’estirada masperiana per il pareggio.
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Col Perugia non può mai essere banale dal 1998 in poi, ma il Toro non pensa al passato e si butta in avanti sin dalle primissime battute. Un mischione sugli sviluppi d’un calcio piazzato finisce con armare il sinistro di Ferrante sulla cui conclusione radente Mazzantini è bravissimo a respingere in tuffo con Galante che, disturbato, non riesce a domare la ribattuta. Pochi minuti dopo Maspero ha un’ottima palla su un traversone basso da sinistra di Mezzano e l’ottimo controllo col sinistro fa pensare che il più sia fatto, ma l’intervento alla disperata dell’ex Milanese non permette a un altro degli eroi della domenica precedente di scoccare un sinistro all’altezza della sua fama. L’inquadratura successiva su Camolese immobile con le mani nei capelli oggi diventerebbe virale.
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Il Toro continua a premere: Cauet va come un treno, triangola con lo scatenato Ferrante e prova a calciare, ma la conclusione colpisce un difensore prima di impennarsi diventando occasione ghiotta per Lucarelli che anticipa di testa Mazzantini, ma non inquadra il bersaglio. La squadra di Cosmi si scuote e si distende in attacco: Milanese crossa da sinistra per Giovanni Tedesco, specialista negli inserimenti in area. Il piccolo centrocampista schiaccia di testa verso la porta e Bucci risponde con qualcosa che va molto vicino al miracolo: tuffo all’angolino basso per respingere e poi bloccare definitivamente il pallone. Pochi istanti dopo Baiocco offre una gran palla a Vryzas che, tutto solo, si allunga per calciare, ma Bucci, uscito con tempismo, ci mette un piede prima di fermare la sfera.
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Al 26’ Lucarelli, spalle alla porta, conquista un calcio di punizione proprio sulla lunetta. Marco Ferrante si porta sul pallone e la mente va alla partita disperata contro la Reggina quando un suo calcio piazzato da posizione analoga regalò una speranza di salvezza frustrata sette giorni dopo a Lecce. Allora fu un’esecuzione capolavoro: un passo di rincorsa, destro morbido che bacia il palo e si infila dalla parte opposta con Taibi pietrificato. Marco si ripete: praticamente senza rincorsa accarezza la palla che scavalca la barriera e muore sotto l’incrocio dei pali. Mazzantini si tuffa, forse con un pizzico di ritardo, ma quello è uno di quei palloni imprendibili anche se si parte in maniera perfetta. Ferrante si fa tutto il campo per andare verso la Maratona a festeggiare la prosecuzione della sua marcia verso il centesimo sigillo in granata (la sua maglia 94 rappresenta il conteggio aggiornato a inizio stagione). Camolese ora non ha più le mani nei capelli, ma festeggia sorridendo a denti stretti.
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Verso fine primo tempo il Toro avrebbe l’occasione per il raddoppio con lo scatenato Cauet bravissimo a servire un filtrante per Marco Ferrante che di sinistro, con poco angolo, si vede la conclusione respinta col piede da Mazzantini. La palla arriva a Lucarelli che, in mezzo all’area e con la porta spalancata, apre il piattone e non sa nemmeno lui come non sia riuscito a gonfiare la rete. I tifosi granata rimangono attoniti a braccia alzate mentre guardano la sfera finire lontanissima dai pali.
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Se il primo tempo è stato sin troppo foriero di occasioni rispetto alle attese, la ripresa è più in linea con quanto ci si aspettava alla vigilia vista la posta in palio. Il Toro serra i ranghi, non pensa a niente se non a portare a casa il successo e a sfruttare il minimo errore umbro per ripartire. Gli ospiti non riescono a costruire occasioni pulite e reclamano un rigore con Vryzas, ma l’occasione per il 2-0 è granata con Osmanovsky, subentrato a Ferrante salutato dall’ennesima ovazione, che scatta a sinistra, converge poi sceglie la conclusione invece di servire il meglio piazzato Lucarelli: Mazzantini para.
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Si va verso il finale e mi rivedo in Maratona, mi sembra di essere ancora lì in apnea con tutti i compagni di tifo che guardano il cronometro, l’arbitro, il tabellone, tutto. Guardano soprattutto l’area più lontana dove sta per essere scodellata una punizione in area. C’è anche Mazzantini, Bucci esce per anticiparlo. Mazzantini torna in porta, poi si rifà sotto su un corner e noi siamo fluttuanti fra la paura della beffa e la voglia che qualcuno recuperi palla e s’involi verso la porta sguarnita per chiuderla. Potrebbe succedere la seconda con Asta che ha butta in campo l’ultima dose di energia per fuggire in avanti steso da Baiocco. Il boato è un misto di indignazione per il fallo e la mancata espulsione del perugino (braccio teso al collo degno di un ring di wrestling) e gioia per i secondi che potremo guadagnare e che ci avvicineranno ancora di più alla vittoria. De Santis di lì a poco fischierà la fine accolta con un boato dal “Delle Alpi”. Giancarlo Camolese ha vinto la sua prima partita in serie A, forse la più difficile. Il tecnico è riuscito a tenere fredda la testa dei suoi dopo l’hangover del derby del 3-3. Adesso il nostro campionato può cominciare davvero.
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Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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