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Culto

Toro-Viola 3-1: sogno di una notte di fine estate

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
Toro-Fiorentina dell'agosto 2015 è la partita illusoria per antonomasia della nostra recente, ma è anche una gara di culto per alcuni episodi che sono accaduti. Francesco Bugnone ci racconta come certi sogni estivi muoiano all'alba

 

“L'estate spesso inganna

ti invita qui sopra una spiaggia

poi scende il buio e il mare è nero

e tu sei nudo e solo

senza parole se non per dire…”

 

Negrita, “Tutto bene”

 

L’estate spesso inganna e inganna soprattutto i tifosi. Per ogni coppia che vede improvvisamente infrangersi un sogno d’amore perché uno dei due cambia idea ci sono almeno cento appassionati che dopo essersi illusi per il calcio mercato, il precampionato o addirittura per le prime gare ufficiali si ritrovano fregati col passare dei mesi, affogati in una stagione anonima se non peggio. Noi granata ci siamo passati parecchie volte, ma credo che il top si sia raggiunto con la squadra 2015/2016, ultimo anno di Ventura. Il massimo dell’illusione ha una data ben precisa: 30 agosto 2018, sera di Torino-Fiorentina. Una partita in cui c’è tutto per farti capire che è l’anno buono: vittoria in rimonta contro una squadra forte, stadio pieno, nuovi acquisti capaci di far cose magiche e anche l’episodio che si trasforma da beffardo in positivo. Andiamo con ordine.

La stagione 2014/15 è stata intensissima. La cavalcata europea ha regalato momenti da sogno e anche il cammino in campionato, dopo un girone d’andata molto difficile il Toro ha cambiato marcia dall’acquisto di Maxi Lopez. Si vince nella Milano nerazzurra, si vince l’unico derby dal 1995 a oggi, si rifilano cinque pappine alla Samp, si violano i campi di Verona e Atalanta con grande autorevolezza. Alla fin fine solo la rete annullata a Maxi a Palermo e il tragicomico autogol di Padelli contro l’Empoli ci hanno impedito di tornare in Europa, ma il morale è alto e la sensazione è che manchi davvero poco per essere lì a lottare fra grandi in banter era e outsider che si scambiano posizioni di continuo. La campagna acquisti illude perché pare che stiamo facendo le cose giuste per alzare l’asticella.

Il saluto più doloroso è quello a Matteo Darmian che vola a Manchester, sponda United. Il giorno dopo la cessione, con una tempistica che raramente abbiamo visto nell’epoca Cairo, abbiamo già il sostituto: il promettente Davide Zappacosta dall’Atalanta, il miglior nome possibile fra quelli prendibili. Non è tutto: insieme al laterale, dai nerazzurri arriva Daniele Baselli che ai tempi è uno dei talenti del calcio italiano su cui gli addetti ai lavori sono prontissimi a scommettere. Il centrocampo viene rinforzato con Joel Obi dall’Inter e l’instancabile Afriyie Acquah dopo l’esperienza all’Hoffenheim, sulla sinistra scommettiamo sui piedi buoni di Avelar sperando che il fisico tenga e il parco attaccanti viene rinforzato dal Gallo Belotti che a Palermo e nell’under 21 ha mostrato un mix tra fame e fiuto del gol che sembra fatto apposta per farci innamorare. Le conferme di Maxi Lopez, Quagliarella, Glik, Maksimovic e Bruno Peres (questi ultimi due attesi all’anno della consacrazione) fanno sperare che la quinta stagione agli ordini di Ventura possa essere qualcosa di importante.

L’esordio in Coppa Italia contro il Pescara è roboante. Sotto dopo meno di 20’ per una sfortunata carambola i granata rimontano e vincono 4-1. A impressionare sono state soprattutto le due reti nel primo tempo di Baselli e Acquah, frutto di manovre corali da applausi. La prima di campionato a Frosinone è un’altra vittoria in rimonta. Dopo soli 7’ Soddimo, già nostro giustiziere ai tempi del Pescara, sembra far iniziare bene la prima avventura nella massima serie dei ciociari. Il Toro crea tantissimo nella prima frazione, ma è a inizio ripresa che mette la freccia: al 59’ Quagliarella pareggia con un gran tiro al volo su cross perfetto di Avelar e al 64’ un radente destro a giro di Baselli passa fra una selva di gambe e si insacca nell’angolino basso. La clamorosa caduta interna della Juventus contro l’Udinese rende ulteriormente piccante il turno d’esordio.

La seconda giornata rappresenta già un discreto banco di prova per l’undici di Ventura che affronta la Fiorentina di Paulo Sousa reduce da un 2-0 senza appello ai danni del Milan di Mihajlovic. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni e si entra allo stadio sapendo che i “cugini” rimarranno inchiodati a zero punti dopo aver perso in casa della Roma. Per la terza volta in tre partite il Toro va sotto in avvio. Kalinic salta quasi in solitudine su un lungo traversone di Borja Valero da destra, Padelli si oppone col piede, ma nulla può sulla precisa conclusione dell’accorrente Marcos Alonso. Sarà l’euforia del secondo gol in due partite, sarà che nessuno gli ha spiegato come funzionano le cose fra noi e i viola, ma lo spagnolo festeggia facendo la mossa del torero davanti alla testa di Toro che campeggia davanti alla Maratona. A fine gara il futuro giocatore del Chelsea apparirà mortificato dicendo che voleva essere una dedica all’amico Joaquin, ma in quel momento Maratona non lo sa e, dopo un momento di incredulità, inizia a fischiare e a dire di tutto all’autore della rete. Nel frattempo Maxi Lopez in panchina guarda la scena e inizia ad avere un certo pensiero.

Sugli spalti siamo più arrabbiati per l’esultanza che per la rete subita, perché nutriamo fiducia in quel Toro che non perde la calma e poi improvvisamente colpisce. Un briciolo di paura si fa strada quando Tagliavento prima concede e poi toglie un rigore ai gigliati (rarità in epoca pre-var), ma a poco a poco i granata prendono campo: i cross di Avelar sono poesia, Tatarusanu si impegna da dire di no a Martinez e Quagliarella e sul colpo di testa di poco alto di Maksimovic che sancisce il finale di tempo lo stadio applaude nonostante il risultato.

La ripresa è un progressivo spingere sostenuti dal tifo della Maratona, caldo come la temperatura della serata. Al 60’ Maxi Lopez subentra a Martinez e, appena entrato, fa quello che aveva in testa dal momento in cui la Fiorentina è passata in vantaggio: va verso Marcos Alonso e gli rifila una discreta natta accettando senza fare una piega l’ammonizione di Tagliavento. Maxi guarda l’avversario con l’aria di uno che quasi si scusa perché “doveva farlo” e Marcos ricambia con la faccia uno che capisce, il mondo gira così, che ci dobbiamo fare. Dopo aver difeso il territorio c’è da ribaltare il risultato e l’innesto del fresco Acquah al posto di Benassi modificherà definitivamente l’inerzia della gara.

Al 67’ è il momento di passare all’incasso. Sul corner da destra di Baselli Glik non riesce a saltare con efficacia, ma la palla arriva a Emiliano Moretti che si coordina alla perfezione e lascia partire un sinistro acrobatico all’incrocio dei pali che fa esplodere gli appassionati granata. Non c’è nemmeno il tempo di ricomporsi che è di nuovo il momento di delirare. Neanche 2’ dopo Bruno Peres verticalizza in maniera superba per Quagliarella che scatta in profondità e vanifica l’uscita di Tatarusanu con un dolce destro. “Quaglia” si dimentica di essere un ex o considera l’esperienza in viola non così significativa visto che si toglie la maglia festeggiando come un matto sotto la curva. La gente si ritrova a gradini di distanza oscillando per la gioia. Centoventi secondi circa ed è cambiato il mondo.

La Fiorentina prova a raddrizzare la baracca inserendo Giuseppe Rossi dopo un’assenza di oltre un anno, ma è tutto inutile perché al 77’ arriva l’apoteosi granata. Baselli, che pochissimi secondi prima si era reso protagonista di una giocata da funambolo sulla linea dell’out, raccoglie ai trenta metri un rilancio di un affannato Roncaglia, salta secco Borja Valero e scocca una cannonata di destro che gonfia la rete venendo accolta da un urlo orgasmico di Maratona e dintorni. Il numero sedici si alza sui tabelloni pubblicitari per raccogliere il tributo dei suoi nuovi tifosi. Qui ci starebbe bene un pertiniano “Non ci prendono più”. Il Toro vince 3-1 rischiando addirittura il poker con un colpo a effetto di Quagliarella e si ritrova primo a sei punti, mentre qualcun altro è a quota zero. Sembra un sogno e chiunque ha il Toro nel cuore quella notte è andato a dormire rivivendo nella sua testa le prodezze della serata. “Fate una foto alla classifica” è il consiglio tra il serio e il faceto di Ventura nella conferenza di fine gara.

L’estate inizia a svanire e a poco a poco sinistri scricchiolii iniziano a far evaporare le nostre speranze. I primi segnali sinistri vengono dagli infortuni di Avelar (le cui buone prestazioni a Torino finiranno proprio con la serata magica contro la Fiorentina) e di Maksimovic in Nazionale. Le vittorie contro Sampdoria (convincente) e Palermo (di cuore visto il finale in inferiorità numerica) ci fanno tenere botta tanto che vincendo col Carpi potremmo essere addirittura primi da soli per una notte. Il neutro di Modena è invaso dai tifosi granata, ma la partita viene preparata male e giocata peggio diventando uno dei ceffoni più dolorosi della nostra storia recente e non solo. La squadra di Sannino vince la sua prima partita in massima serie e noi iniziamo a rotolare in un brutto grigiore che avrà gli apici negativi nei derby di campionato (col gol nel recupero di Cuadrado che di fatto rilancerà la rimonta bianconera in chiave scudetto) e in Coppa Italia (il famoso 4-0 dove Zaza ne fece di cotte e di crude senza pagare dazio). Nè l’acquisto di Immobile a gennaio, né l’ottimo girone di ritorno di Belotti riusciranno a risollevare la situazione e Ventura chiuderà la sua esperienza in granata con la stagione più malinconica, escludendo qualche sporadica impresa. Quella squadra continua a sembrami forte ancora oggi e non riesco a rassegnarmi a una figura così brutta, ma è andata così.

Postilla su Daniele Baselli. Non si è rivelato il campioncino che speravamo e che sembrava essere in quell’incredibile avvio di stagione, ma neanche il brocco che è stato dipinto ingenerosamente durante il suo finale di esperienza in granata. Dal 2020, complici i molti problemi fisici, l’ex atalantino è stato l’ombra di ciò che era, ma prima no. Sotto la guida di Mihajlovic, nonostante un inizio burrascoso, e soprattutto l’anno dei 63 punti di Mazzarri è stato un buon centrocampista nonché uno dei pochi a saper tirare, e soprattutto segnare, da fuori area. Speriamo che in Como-Torino, se rimanesse in riva al lago, non se ne ricordi.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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