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Il campionato continua a essere un inno d’amore alla media inglese: a Como, davanti al classico settore ospiti stracolmo, un buon Torino, con Benedetti in grande spolvero, strappa lo 0-0, mentre in casa contro il Barletta arriva un secco 3-0. Il giorno in cui si chiude la campagna abbonamenti, sfondando quota 18000, davanti agli occhi di Bettino Craxi (la battuta sul Toro come vera vittima di Tangentopoli, di lì a qualche anno, non è campata per aria) felice come un bambino per avere conquistato maglia granata e pallone autografato dai giocatori, gli uomini di Fascetti cozzano contro il muro pugliese nella prima frazione, ma nella ripresa dilagano nel giro di un quarto d’ora. Al 52’ il Toro mette in campo quello che anni dopo verrà chiamato “gegenpressing” attaccando ferocemente l’uscita del Barletta dopo un calcio di punizione sprecato: Romano prova il recupero per primo, ma ci riesce solo per un attimo, quindi è Ezio Rossi a rubare palla e lanciare a destra Benedetti, rimasto in avanti. Il biondo centra basso per Muller che, di piatto, non perdona. 4’ dopo un dolce tocco di Cravero smarca in area Policano, il cui sinistro per una volta è piuma, ma vale il raddoppio e la corsa sotto la Maratona. Al 66’ “Poli” chiude il conto con la specialità della casa: una punizione violentissima all’incrocio. Stavolta il sinistro è stato “fero”. Il bello arriva alla fine: Ezio Rossi e Cravero, zitti zitti, arrivano alle spalle di Giacomo Ferri, lo sollevano di peso e lo portano sotto la curva. Sì, perché “Big Jim” andrà al Lecce e gli occhi lucidi addolciscono la sua faccia da duro mentre riceve il giusto omaggio da una curva che lo ha sempre adorato.
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Privo di Muller, il Toro pareggia 1-1 a Cosenza. L’inizio è tutto granata con zuccata di Benedetti salvata da Di Leo con la collaborazione del palo, vantaggio con colpo di testa da rapinatore d’area di Policano al 25', un paio di occasioni fallite da Pacione e poi l’improvviso pareggio di Galeazzi per gli uomini di Gigi Simoni sugli sviluppi di una punizione di Muro. A raccogliere la palla in rete è un incolpevole Martina, da poco subentrato all’infortunato Marchegiani per ritrovare il granata dopo tre stagioni. Il punto, benedetto anche da Frate Fedele Bisceglia, va bene perché permette di mantenere il primato in coabitazione col Pisa, tanto per vincere c’è sempre il Comunale. Per continuare l’abitudine vinciamo l’amichevole infrasettimanale contro il Costa Rica, che tasta il terreno in vista di Italia ’90, con la doppietta di Bresciani, regalo di arrivederci prima di raggiungere Mondonico a Bergamo in prestito. Poi tocca al Padova: la festa è aperta da Romano con uno strepitoso tiro al volo in seguito a corner dopo 4’. Il punteggio è arrotondato a inizio ripresa da un irresistibile azione personale di Skoro chiusa con un bel diagonale rasoterra e da un rimpallo su Cravero che si trasforma in un gol del capitano. Il Padova, in dieci dal 56’ per rosso a Murelli, accorcia con Faccini, e noi ci mangiamo a più riprese il poker. Primi da soli, la vita ci sorride.
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Il pane duro, però, è dietro l’angolo e si chiama Parma: gli emiliani di Scala, terzi in classifica, imbrigliano tatticamente il Toro e strappano uno 0-0 che sugli spalti si accoglie, senza dirlo troppo forte, con sollievo. Al di là dell’articolo della Stampa da schiaffi (sembra raccontare la cronaca una sconfitta per 10-0), i gialloblù stanno già studiando da grande squadra e a breve deflagreranno sullo scenario del calcio italiano. Nel frattempo, il Pisa ci riprende in un balletto che caratterizzerà la stagione.
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Il Toro scende di nuovo in Calabria, si ritrova di fronte un altro ex sulla panchina opposta (Maciste Bolchi) e torna a casa con uno 0-0 da Reggio Calabria in una gara che avvierà il “gemellaggio” con la Reggina, vista la buona accoglienza, e sarà un’amicizia che onestamente converrà più agli amaranto per motivi che non voglio nemmeno spiegare. Gemellaggio rotto perché i tifosi calabresi riuscirono nell’impresa di farsi fottere un nostro striscione in un Juventus-Reggina, ma questa è un’altra storia e non parliamone per non rovinarmi l’umore. Meglio pensare a quello che succede la domenica dopo, dove riceviamo una delle squadre peggiori da affrontare per riprendere a vincere dopo due pareggi: il Cagliari che ci ha appena agganciato al secondo posto, mentre il Pisa è un punto davanti.
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Si arriva alla sfida coi sardi di Ranieri con un certo nervosismo: Lentini viene mandato ad allenarsi con la primavera, il direttore Casasco parla di un Borsano un po’ nervoso perché vuole sempre vincere, Fascetti secondo la società deve contenere qualche eccesso verbale. Sono quei momenti in cui si capisce se il Toro è Toro vero e questo lo è. La partita è dura, spigolosa e a metterla ulteriormente in salita è l’arbitraggio rivedibile di Felicani che dopo poco più di mezzora espelle Muller. Il brasiliano viene trattenuto da Valentini, prova a liberarsi con una sbracciata scambiata per gomitata letale e viene spedito negli spogliatoi. Poco dopo a De Paola è risparmiata la seconda ammonizione, Paolino, fra i più polemici nel dopo gara, reclama un rigore e poi arriva il 78’ che gela i numerosissimi tifosi sardi e fa andare in delirio la parte giusta dello stadio: punizione dalla tre quarti sinistra di Policano, la difesa respinge e Cravero, dal limite, controlla di petto e calcia col mancino mentre viene quasi falciato. La palla colpisce il palo e finisce in rete con Ielpo che si allunga, ma non ferma il preciso rasoterra. Il gioco si fa duro, ci pensa il Capitano. Il Toro aggancia il Pisa e si prepara ad andarlo a trovare.
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Prima, però, c’è un appuntamento con la storia per l’umanità. Il 9 novembre 1989 cade il muro di Berlino, simbolo della Guerra Fredda, e la Germania inizia a suturare la sua lacerazione. Le scene di tedeschi dell’Est e dell’Ovest che si abbracciano fanno davvero sperare in un mondo migliore. C’è chi balla su quel muro, chi lo piccona, chi sorride, mentre con l’ombrello si ripara dall’acqua di un idrante. Da qualche parte Klaus Meine sta fischiettando il motivetto che diventerà “Wind of change” degli Scorpions.
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Il Toro va a far visita al Pisa dell’ "amico" Anconetani in un mondo nuovo, ma fuori casa è sempre pareggio. Stavolta Cravero è protagonista in negativo: Simoni non sarà il portiere più forte d’Italia, come invece sostiene il suo presidente, ma è bravissimo a negare il vantaggio quando il capitano va dal dischetto per trasformare il rigore conquistato da un ottimo Lentini a inizio ripresa. L’errore fa innervosire Robi che viene espulso da Longhi al 78’ per un gesto di stizza dopo un fallo fischiatoci a sfavore. Il Toro, che fin lì aveva creato di più, stringe i denti e porta a casa il punto. Il primo posto in solitaria è questione di una settimana, quando i granata battono di misura il Foggia di Zeman, che di lì a poco si libererà dalle paludi della bassa classifica, grazie a un gol di Skoro propiziato da una devastante sgroppata a sinistra di Policano. Il Pisa pareggia a Reggio Calabria e viene staccato di un punto, ma senza le parate del suo portiere sarebbero stati due.
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Si va a Licata. Lo striscione dei leccesi che ci ricordava dove saremmo andati a finire in caso di retrocessione verrà definitivamente polverizzato da “A Madrid come a Licata fieri di essere granata” nella notte più bella della nostra vita. E a Licata aspettano con emozione il nostro arrivo, forse troppa. Lo stadio è stracolmo e allora alcuni ragazzi salgono sul tetto del palazzetto vicino all’impianto. Tetto che, purtroppo, cederà dopo il gol del pareggio siciliano e uno dei giovani lì posizionati, Franco Airò, morirà per le conseguenze della caduta: aveva ventiquattro anni. Non si può morire così a quell’età. Ovviamente il risultato sportivo passa in secondo piano: è un 1-1 aperto da una rasoiata su punizione di Policano e chiuso da Minuti che anticipa di testa un Marchegiani non perfetto in uscita.
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Come non perfetto è il Toro in casa contro la Triestina, dove va addirittura sotto per un rigore di Catalano, mai successo fra le mura amiche, recuperato poco dopo da Skoro che gira in rete di sinistro un centro basso dal fondo di Ezio Rossi dopo una gran discesa sulla fascia. Lo scherzetto dell’ex Giacomini, appena richiamato in panchina, ci fa scivolare al secondo posto mentre il Pisa vince di goleada a Cosenza. Sui giornali (su uno soprattutto) si parla di “ex grande squadra”, Policano negli spogliatoi mostra giustamente i denti a una stampa polemica oltre il logico. Forse in quei momenti è, però, Borsano per primo a pensare di cambiare qualcosa. Un nome ce l’ha sicuramente in testa, lo scopriremo a breve. Nel frattempo le secchiate di guano continuano e una dichiarazione di Skoro sul fatto che, paradossalmente, le prime goleade avessero abituato troppo bene la tifoseria convincendola che sarebbe stato facile con tutti, si trasforma nel titolo “Troppo viziati i tifosi del Toro”. Come se non bastasse, Muller arriva in ritardo a Valmontone, dove si prepara la trasferta di Avellino, e dichiara in un’intervista che il Toro non ha gioco. Se aggiungiamo che salta anche la caldaia al momento di fare la doccia sul campo di allenamento di Formia, siamo allo psicodramma che sembra aggravarsi quando Policano, per una volta, infila la porta sbagliata portando gli irpini di Sonetti in vantaggio. L’incantesimo si spezza al 38’: su cross al bacio di Lentini, Cravero viene lasciato solo e di testa pareggia. Considerando che il Pisa viene bloccato in casa dal Barletta può dirsi una buona domenica.
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Il 17 dicembre 1989 va in onda la prima puntata dei Simpson, mentre dall’altra parte del mondo il Milan alza la coppa intercontinentale grazie alla punizione al 119’ di Evani che piega il Nacional Medellin. A Torino è il giorno in cui il Toro ritrova il primato solitario battendo il Catanzaro. L’inizio ha il profumo di goleada: Cravero chiude un rapido triangolo con Ezio Rossi, schierato a destra, e va a segno da attaccante vero, poi Romano raddoppia con un diagonale da dentro l’area che gela De Toffol. Rallentiamo un pochino, ma ci mangiamo un sacco di opportunità per arrotondare, poi conosciamo la paura quando un tocco ravvicinato di Mauro al 71’ la riapre e soprattutto al 90’ quando Sordo rischia di commettere un rigore su Loseto e Scaramuzza lascia correre. Ci regaliamo un buon Natale. I televisori trasmettono le immagini degli scontri in Romania che preludono alla fine di Ceausescu. Sono immagini ben differenti da quelle del nove novembre. Il sangue fa capire anche a me, che sono un bambino, che certe cose non sono per niente gratis. Però non è ancora tempo di fermare l’ottimismo.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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