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Fascetti (a sinistra) sulla panchina del Varese nella stagione 1981-1982, assieme al DS Beppe Marotta.
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Il 1989 si chiude male: Messina è fatale ancora una volta, dopo la Coppa Italia, ma è una di quelle partite assurde dove non solo piove sul bagnato, ma grandina. Ricco di assenze di suo, il Toro perde Policano nel riscaldamento e la dieci passa sulle spalle del giovane Fimognari. Poi nel primo esce anche Sordo, sostituito da Carbone perché troppo nervoso, e Romano, infortunato al menisco, il tutto inframezzato dall’espulsione per proteste di Enzo (“Giorgio dirà due parole all’anno, si vede che ha detto quelle sbagliate” sdrammatizzerà Fascetti) al 33’ dopo un fuorigioco non segnalato dallo stesso guardalinee che fece cacciare Muller col Cagliari. Sugli sviluppi di un angolo, al 45’, Marchegiani esce malissimo e Protti insacca di testa l’assist un po’ sporco di Cambiaghi. Il Toro reagisce furiosamente e potrebbe pareggiare subito quando sulla punizione di Muller Cravero si tuffa di testa e centra la base del palo, arriva Benedetti e riesce nell’impresa di beccare lo stesso montante, infine Walter Bianchi spara in curva. Nel secondo tempo perdiamo anche Fimognari per infortunio e chiudiamo in nove. Protti, all’83’, ruba palla a Ferrarese e batte Marchegiani nuovamente in libera uscita con un pallonetto: una rete che ricorda in maniera sinistra il 3-1 di Paciocco in Lecce-Toro dell’anno prima rendendo ulteriormente velenoso l’ultimo incontro del Toro anni ’80. Con quattro gol in due partite Protti è il nostro matador: meno male che, quando incontreremo ancora il Messina, i giochi per la A potrebbero essere fatti, non si sa mai. Per adesso il Toro è dietro di un punto alla coppia Parma-Pisa che si affronteranno nel turno successivo.
Fa male, ma assorbiamo bene, anche perché la cattiveria messa in campo non è mica dispiaciuta a Fascetti. Si torna al Comunale e si torna a gioire di gusto. Il Monza, nell’ultima partita del girone di andata, capisce l’aria che tira dopo un paio di minuti con Pacione che, su punizione di Policano, anticipa di testa Pinato e sblocca il risultato. Senza Enzo e Romano è proprio Policano il mattatore in mezzo al campo: lancia splendidamente d'esterno Muller al 33’ per il raddoppio del brasiliano, abile a saltare il portiere, e triplica con una punizione-bomba delle sue al 74’. Chiude Muller di testa sul cross di Venturin. Eppure qualcuno nei distinti storce il naso, fischia addirittura dopo una decina di minuti ed è paradossale parlarne dopo un poker. Fascetti fa bene a invitare gli insoddisfatti ad andare in montagna a fine partita, tanto c’è la Maratona che canta anche per loro. Toro secondo a meno uno dal Pisa campione d’inverno e vittorioso a Parma: riprende il balletto coi toscani.
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Il ritorno parte con un altro poker interno, stavolta a piangere è la Reggiana. Tutti le reti nel primo tempo, le prime due dopo neanche dieci minuti, con Benedetti e Pacione che si dividono la gloria con due doppiette: il biondo segna il primo e il terzo (colpo di testa da vero ariete e tocco in mischia da rapace) e la puntai secondo e il quarto (gran diagonale su lancio di Muller e rocambolesco rimpallo con Facciolo). Pisa agganciato in vetta, a soddisfare Borsano che ha promesso un premio in caso di girone di ritorno tutto in testa, e grana Skoro, che rifiuta la panchina e non si presenta nemmeno allo stadio, derubricabile a piccolissimo fastidio. La pace arriverà di lì a qualche giorno.
Prima del match contro gli emiliani, Fascetti, scherzando, aveva pianificato la tabella promozione: ventisei punti con nessuna vittoria in trasferta. Ad Ancona deraglia subito tutto, perché i granata ottengono il primo successo lontano dal Comunale e restano agganciati al Pisa in testa. Decide Ezio Rossi su torre di Muller, successivamente sprecone e bacchettato da Borsano, poi viene espulso Mussi, ma si resiste all’attacco dei dorici. La quarta vittoria consecutiva vale anche il primato solitario ed è soffertissima: un 2-1 al Brescia che già all’andata ci aveva messo in difficoltà. L’arbitro Boemo, contestato dalle Rondinelle per usare un eufemismo, assegna un rigore ai granata al 66’ per fallo di Zaninelli su Pacione dopo aver sembrato far proseguire l’azione (palo di Skoro) e Policano trasforma di potenza. 2’ dopo Valoti pareggia con quello che, ai tempi, veniva definito “eurogol”, poi, dopo l’espulsione di Corini per doppia ammonizione, all’88’ arriva il gol-partita. La torre di Cravero permette a Skoro, con un tocco di rapina sull’uscita del portiere, di fare esplodere la Maratona, sempre più bollente.
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Nel giorno in cui Nelson Mandela viene liberato dopo ventotto anni di carcere, a Pescara arriva una brutta sconfitta per 2-0, con gli abruzzesi vogliosi di vendetta dopo averne presi sette all’andata, in quella che sarà la peggior prestazione stagionale e allora inizia ad aleggiare un nome, molto probabilmente già sondato mesi prima, ma che ora inizia a venire scritto nero su bianco anche sui giornali: si tratta di Emiliano Mondonico. Al Comunale non ci sono voci che tengano e il Como ne prende cinque nel match in cui si rivede in campo Ciccio Romano. Dopo il vantaggio dovuto a una punizione di Policano deviata da Gattuso al 10’, è proprio il regista a raddoppiare con una rasoiata dalla distanza al 35’. 3’ e il preciso cross di Venturin è incornato in rete da Pacione per chiudere la pratica. La doppietta di Muller nella ripresa, con una volata in contropiede e una maligna punizione, rimpingua il bottino.
Chi ci conosce lo sa: arriva sempre il momento in cui il Toro diventa il momento di gloria di squadre di provincia. Castel di Sangro, ovvio, ma anche Rimini, Carpi, Frosinone, Crotone. In un pomeriggio di fine febbraio tocca al Barletta avere la data cerchiata di rosso da guardare con orgoglio sul calendario. Ricordo perfettamente dov’ero quando la radiolina annunciò la rete di Lancini, di testa su angolo: stavo guardando la sfilata dei carri allegorici a Rivoli, ma lo scherzo di Carnevale più atroce mi era appena giunto via etere. Possiamo recriminare solo su un netto rigore negato a Muller e ringraziare Marchegiani che limita i danni. Il clima è un pochino più torvo del solito, Borsano è abbastanza critico, oltre a essere arrabbiatissimo per la gestione stadi minacciando di rimanere al Comunale e non trasferirsi al “Delle Alpi” o paventando uno stadio di proprietà, mentre sulle righe dei giornali al nome di Mondonico si affianca quello di un giocatore che ci fa tremare le vene dei polsi al solo leggerlo: Rafael Martin Vazquez, direttamente dal Real Madrid. In parole povere, il Toro non può più sbagliare e non lo farà più.
Contro il Cosenza Fascetti schiera Lentini titolare: sarà l’arma in più del rush finale. I gol arrivano da dietro, le marcature vengono aperte al 9’ da capitan Cravero (e chi se nonché indossa la fascia può iniziare a cancellare un momento difficile?) dopo una respinta di Di Leo su colpo di testa di Benedetti. Poi tocca a Roberto Mussi, giocatore preziosissimo che, due anni dopo, per pochi centimetri, non ha fatto QUEL gol in QUELLA finale. Sì, sarebbe stato derubricato come autorete per la deviazione di un difensore, ma sarebbe importato davvero qualcosa a qualcuno? Amsterdam è un futuro ancora da scrivere, il Cosenza è l’avversario da colpire e l’ex milanista che non ha mai segnato in campionato in vita sua regala addirittura una doppietta. Due dribbling e rasoterra vincente per il 2-0, diagonale potente a inizio ripresa per il tris. L’espulsione lampo di Skoro serve solo a non annoiare la stampa torinese. La classifica dice Toro e Pisa 36 con la quinta, la Reggina, distante sette punti, un abisso. Mentre Borsano minaccia di far giocare i suoi a Novara in polemica con l’Acquamarcia per la questione stadio (sigh), Fascetti prepara due trasferte dure come quelle di Padova e Parma, dove, dopo due ko, si riassaporerà di nuovo il gusto della media inglese.
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A Padova, in un impianto stracolmo, c’è un predominio dei padroni di casa, che schierano un certo Giancarlo Camolese, nel primo tempo, ma nella ripresa è Muller a segnare. Il brasiliano era seduto in tribuna, dopo aver rifiutato la panchina, ma un’indisposizione di Pacione lo scaraventa in campo, come lui scaraventa in rete un suggerimento di un Lentini sempre più bravo, al termine di una scavallata sulla destra, una di quelle di cui ci innamoreremo perdutamente. Al 60’ Di Livio, che pochi istanti prima si era mangiato un gol incredibile su assist di Galderisi, centra da destra e un giovane Maniero pareggia di testa. A fine gara le parole dell’autore del vantaggio granata sono sarcastiche verso il mister come lo erano state, tempo prima, addirittura verso Borsano. Si può dire, senza temi di smentita, che il brasiliano ha ampiamente, fortemente, inequivocabilmente rotto il cazzo.
La vera prova di maturità dei granata arriva a Parma. I gialloblù partono a mille e sbloccano con Minotti, ma, appena gli avversari calano, il Toro è lì. Al 37’, sugli sviluppi di un angolo, Ezio Rossi pareggia in mischia e nel secondo tempo siamo noi a sfiorare il successo, però Zunico è molto bravo. Il Pisa è primo, due punti sopra, mentre il quinto posto è sotto di sette punti a dieci giornate dalla fine, qualcuno contesta Fascetti per l’atteggiamento sparagnino lontano dalle mura amiche, ma i fatti danno ragione al tecnico toscano.
La partita contro la Reggina è più dura del previsto, però il profumo di primavera è troppo forte, sia perché è il 25 marzo, sia perché sono proprio due giovanissimi a risolverla. L’1-0 è di Gigi Lentini e il minuto 66 è storico per lui e per noi: primo centro in maglia granata. Walter Bianchi, con un insolito numero dieci, crossa da sinistra e la palla, deviata, termina nei pressi del numero sette che controlla di petto e, in acrobazia, scavalca il portiere prima di correre sotto la Maratona in tripudio in un momento tanto desiderato. E sotto la Maratona corre anche Sordo quando, su invito di Skoro, batte Rosin in uscita con un preciso diagonale sul palo opposto. La dura trasferta di Cagliari si chiude con un preziosissimo pareggio a reti inviolate in un Sant’Elia stracolmo e il Toro si prepara ad affrontare il Pisa il sabato di Pasqua per tentare di agganciarlo (i toscani sono sempre sopra di due, la quinta sotto di sei). Fascetti ha già i bagagli in mano, ma la sua squadra è pronta a dare le ultime cornate per prendersi tutto: promozione e primato.
(Continua)
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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