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Troppo presto

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Culto / "Certe vittorie del Toro, in coppa, arrivano troppo presto: determinate prestazioni meriterebbero una semifinale o almeno un quarto di finale. Il 3-0 col Norkkoping è una di queste"
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Ci sono partite di coppa che arrivano troppo presto. Sono così belle e palpitanti che sembra quasi di “sprecarle” nelle prime battute di una campagna europea. Così Bilbao è “solo” un sedicesimo di finale, la doppia sfida contro l’Aberdeen è “solo” un ottavo di finale, la battaglia contro il Panathinaikos e la goleada di Nantes sono “solo” un primo turno. Così come “solo” un primo turno è la gara di cui parliamo oggi, cioè il 3-0 contro il Norrkoping. Ne parliamo perché le emozioni non hanno calendario e quella notte ce ne sono state eccome.

16 settembre 1992. Finalista l’anno precedente, il Toro pesca gli svedesi ostici soprattutto perché più in forma, visto che la loro stagione è già abbondantemente in corso. I granata, all’andata, hanno il più grande torto possibile nel mondo del calcio: non segnano. Casagrande litiga col gol per questione di centimetri, qualche leziosità di troppo ci fa mancare di cattiveria al momento clou, quando prendiamo la porta Eriksson è bravo a parare e così la rete di Blohm da fuori, a meno di dieci minuti dal termine, è un prevedibile boccone amaro. “Toro da mangiarsi le mani” titola la Gazzetta, “Toro così bello da perdere” fa eco La Stampa. Tutte le italiane vincono, noi no. Che arrivi in fretta il ritorno tra due settimane.

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Aspettando la rivincita, il Toro si rituffa in campionato e sorride con un netto 3-0 al Parma: i primi due gol granata di Aguilera (il pallonetto del raddoppio è poesia) e la rete di Casagrande popolano il tabellino. A Pescara le cose sembrano mettersi altrettanto bene quando Scifo e Aguilera portano i granata sul 2-0, ma nella ripresa arretriamo troppo e subiamo due gol dal compianto Borgonovo negli ultimissimi minuti di gara. Un’angoscia sportiva incredibile, negli spogliatoi chi più diplomatico e chi no fanno tutti trasparire un certo nervosismo per l’occasionassimo buttata, visto che saremmo anche stati primi, a prescindere dal risultato di Sampdoria-Milan rinviata.

Il ritorno di coppa si gioca di giovedì, giusto per prolungare nervosismo e agonia, rispolverando la statistica che prevede, troppo spesso, una delle due finaliste Uefa dell’anno precedente eliminata al primo turno (e visto che l’Ajax ha vinto l’andata 3-0 fuori casa si capisce subito a chi ci si riferisce), giusto per vedere tutte le altre passare e temere il “solo noi”. Mondonico sente il momento difficile e parla di situazioni strane, di “componenti che non riesco a individuare che agitano le acque”. Da inizio stagione c’è la contestazione a Borsano, ma mai alla squadra, quindi i tifosi sono abbastanza fuori dal discorso. Però qualcosa c’è, uno va a leggere i giornali dell’epoca e si stupisce di una certa severità con cui viene giudicato il Toro del triennio 90-93, nonostante risultati ottimi. Commenti quasi velenosi, come se desse un pochettino fastidio, ma questi sono solo i pensieri di un brontolone malpensante quale io sono e allora veniamo ai fatti, a quella sera e al ritorno che finalmente arriva.

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La serata inizia con una di quelle notizie che non vorresti mai sentire: Massimiliano Catena, ragazzo del Fila (sedici presenze nel 1988/89) ora protagonista al Cosenza, muore in un tragico incidente stradale di ritorno da una visita al padre, gravemente malato. Pochi giorni prima aveva segnato contro la Ternana e corso per tutto il campo per andare a festeggiare coi suoi tifosi in una di quelle scene che a pensarci mettono i brividi e fanno pensare a qualcosa di beffardamente scritto, anche se di scritto forse non c’è niente. Silenzi, suo ex compagno alla Reggiana, gli dedicherà in lacrime il gol che segnerà alla Sampdoria la domenica successiva.

Poco pubblico, ma caldo. La linea è sempre quella: contestare Borsano e tifare per il Toro. E il Toro, come spesso succede quando ha le spalle al muro, c’è eccome e ripaga tutto. Dopo 3’ angolo per noi: Aguilera batte fuori area verso Annoni che liscia clamorosamente. Alle sue spalle arriva Bruno che controlla e conclude da fuori: la deviazione di Vaattovara inganna Eriksson e possiamo esultare. Con le regole odierne sarebbe gol di Pasquale, ma la cosa che importa di più e avere subito restituito l’1-0 dell’andata.

Il primo tempo granata è bellissimo, il raddoppio sembra dover arrivare da un momento all’altro. La superiorità tecnica granata è palese con Aguilera e Casagrande che duettano da Dio. Le occasioni fioccano: Scifo calcia alto da buona posizione, poi costringe in angolo Eriksson dalla lunga distanza. Bruno prova il bis, ma alza la mira. Uno splendido doppio scambio tra Pato e Walter vede il carioca calciare da posizione defilata costringendo Eriksson alla parata a terra, mentre la Maratona urla “Toro Toro”. L’ennesimo triangolo tra Casagrande e Aguilera libera Scifo che si allarga troppo per scartare il portiere. Casagrande sfiora soltanto un bellissimo cross di Sergio e, sugli sviluppi dell’azione, Sordo si vede rimpallato il tiro in mischia. Altro cross di Sergio, perfetta coordinazione al volo di destro di Aguilera ed Eriksson ribatte ancora. Scifo ancora da fuori ed Eriksson di nuovo bravo a respingere. Abbiamo preso a pallate la squadra che è prima nel suo campionato, ma il risultato porterebbe ancora ai supplementari, la contesa è aperta. C’è la consapevolezza che nella ripresa ci sarà tanto da lottare. La buona notizia è che questo Toro sa farlo.

Il Toro staziona sempre nella metà campo avversaria, ma c’è l’impressione che, dopo essere stato bello, punti a essere cattivo. Sì, c’è un momento in cui Sergio diventa Garrincha e Casagrande viene anticipato di un soffio sul suo traversone, ma è ora di brandire la spada. Bruno è scatenato, si sgancia in area su un altro corner di Pato, ma la palla sfiora la traversa. La vera misura di cos’è il secondo tempo la dà l’occasione del 68’: Sergio recupera palla e cerca spazio centralmente, va giù, ma gli subentra Aguilera che alza per Casagrande il quale fa da sponda a Sordo. Il numero sette si butta dentro l’area, cade, la palla arriva in qualche modo a Casagrande che si gira a colpo sicuro e timbra il palo. La curva si infiamma davanti a un Toro così veemente, di cui puoi toccare la voglia di segnare per passare il turno. La gamba non si tira mai indietro e questo dagli spalti si vede.

Un’altra triangolazione fra Aguilera e Casagrande fa andare in tilt il Norrkoping che spazza come può. Uno spettatore neutrale sentirebbe meglio i loro scricchiolii rispetto a noi, assordati dalla sofferenza. Su un recupero a centrocampo di Scifo, Aguilera lancia bene Casagrande, ma la palla a volte vuole litigare e quella è una di quelle volte. Casagrande va anche giù in area su invito di Scifo: si prosegue. Per Pizzul era rigore, quando parla lui per me è cassazione: c’era.

Al 78’ Mondonico butta dentro Silenzi per Mussi, autore dell’ennesima gara da mister utilità nonostante un dolore all’inguine, poi fa un segno inequivocabile: palloni alti per Pennellone. Passano pochi istanti. Scifo, gladiatorio, ruba palla, la mantiene sulla sinistra e scarica per Sergio che finta il cross, avanza e restituisce palla al belga. Palloni alti per Silenzi? Pronti. Andrea è più svedese degli svedesi e salta altissimo per fare la torre verso Casagrande che stavolta non litiga con la palla, ma la accarezza. 2-0. Esplode la Maratona, un mucchio granata su Walter, io sveglio mia madre con urlo belluino.

Esce Casagrande, entra Aloisi: ci si copre. Gli svedesi, che fin lì non hanno fatto praticamente nulla, provano ad attaccare. Annoni in scivolata chiude. Marchegiani intercetta un cross senza pretese e rinvia lungo per Silenzi che lotta come una belva e la fortuna lo premia. Il rimpallo arriva in qualche modo a Sordo che, con caparbietà, allunga la gamba e libera Aguilera. Pato avanza, arriva nei pressi dell’area e lascia partire un destro stupendo che chiude il conto. La telecamera va sul Mondo che esulta rabbioso come raramente lo abbiamo visto, dando tre pugni alla panchina, mentre i suoi giocatori sommergono Aguilera. Emiliano sfoga la tensione di una vigilia che il Toro non meritava così velenosa. Stavolta non prendiamo due gol in extremis come a Pescara: si passa il turno.

Una delle partite più belle del Toro in Europa con un primo tempo di fioretto e un secondo di lotta, come ci piacerebbe sempre vederlo. Peccato che sia arrivato troppo in fretta, ma alla fine, se ce lo ricordiamo ancora quasi trent’anni dopo, diventa un falso problema.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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