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Un raggio di luce parte 2 – Fidelis Andria-Toro 98/99

Un raggio di luce parte 2 – Fidelis Andria-Toro 98/99 - immagine 1
Culto ritorna con la seconda parte dell'episodio dedicato alla promozione 1999: sul neutro di Benevento il Toro chiude un triennio tremendo e rivede la luce
Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 

Tra il Toro e la serie A c’è la Fidelis Andria in piena lotta per la salvezza. A fine girone d’andata era ultima e a meno sette dalla salvezza, ma ha disputato un gran girone di ritorno perdendo solo a Lecce al 97’ e in casa contro la Reggiana grazie ai gol di Bernardo Corradi e dell’ex Florijancic e alle parate di Cristiano Lupatelli. Gli uomini di Rumignani si portano dietro il rimpianto della gara interna contro il Pescara di due domeniche prima sia per il rigore di Gelsi che ha fissato il risultato sul 2-2 che per gli incidenti a fine gara causa della squalifica del campo con i pugliesi costretti a disputare la partita contro i granata sul neutro di Benevento.

Per essere sicuri della promozione gli uomini di Mondonico dovranno vincere, ma in caso di altri risultati favorevoli potrebbero bastare anche un pareggio o addirittura una sconfitta, però nessuno vuole rischiare o fare calcoli pericolosi. Tre punti per cancellare tre anni di purgatorio, anche se l’avversario giocherà col coltello fra i denti, anche se allo stadio “Santa Colomba” (Vigorito è ancora di là da venire) farà caldo e non solo dal mero punto di vista climatico. “Mondo” deve fare a meno di Tricarico e Fattori squalificati e rafforza il centrocampo con Scienza dopo aver provato in settimana una soluzione con Asta. La squadra è comunque offensiva con Lentini e un Sommese in gran forma ad appoggiare Ferrante in avanti.

L’inizio è da sogno. Sommese raccoglie un corto disimpegno della difesa andriese e senza pensarci troppo lascia partire un rasoterra da venti metri che sorprende Lupatelli. Sono passati solo 10’ e il raggio di luce che ha iniziato a illuminare il Toro dopo la vittoria contro il Brescia si fa sempre più intenso. La Fidelis Andria reagisce, ma sono ancora i granata a impegnare Lupatelli con un contropiede di Ferrante e un’opportunità per Comotto su azione d’angolo. Poi, nel recupero del primo tempo, il raddoppio: Sommese fa il bello e il cattivo tempo nell’area avversaria e crossa sul secondo palo per Lentini che avendo segnato già due reti alla Fidelis dal suo ritorno sotto la Mole e due reti in una gara promozione del Torino (il 3-3 a Trieste del 1990) decide di rispettare il detto “non c’è due senza il tre”. Poetico colpo di testa in tuffo, quasi a volo d’angelo, e pallone in rete.

Il romanticismo del figliol prodigo che realizza la rete che riporta la sua squadra in Paradiso viene subito interrotto dalla rabbiosa disperazione dei tifosi pugliesi che buttano di tutto in campo. Un fumogeno finisce addosso a Pastine, che poco prima del raddoppio aveva regalato l’ennesima grande parata stagionale su colpo di testa di Corradi, regalandogli un forte spavento e un buco sulla maglia che conserva ancora oggi come prezioso cimelio.

Al 52’ una perentoria incornata di Mercier su azione d’angolo riapre la partita e rimette il cammino della promozione del Toro sul binario della sofferenza, ma la voglia di mettersi alle spalle la serie cadetta è più forte di tutto e la rete del difensore francese è solo un piccolo fastidio che ci porta a caricare. Sul taccuino le occasioni sono granata con Ferrante e Sommese prima dell’apoteosi al 74’: affondo di Marco-gol che realizza con un potente diagonale rasoterra l’ennesimo centro di una stagione incredibile. Adesso è solo più conto alla rovescia interrotto solo dal subentrato Artistico che, con un potente sinistro al volo da fuori area, scavalca Lupatelli siglando una rete incredibile, sicuramente la più bella del suo periodo torinese.

Al fischio finale di Treossi la Maratona itinerante si riversa in campo mentre esplode la festa degli spogliatoi anche se il clima, nonostante sorrisi sinceri e i gavettoni di rito, ha un velo di amarezza. C’è Pastine ancora scosso per ciò che è accaduto fra primo e secondo tempo, c’è Pavarese che dedica la promozione a chi lo voleva mandare via dal primo giorno del suo nuovo insediamento e soprattutto c’è Mondonico che se nell’immediato post-partita invita sorridente il popolo granata ad attendere la squadra a Caselle (e sarà così) nelle interviste lascia trasparire dispiacere umano per come ha vissuto l’ultimo campionato, ripensando anche a come aveva lasciato Bergamo l’anno prima. "Impossibile paragonare questa soddisfazione a quella della Coppa Italia 1993. Allora c’era il vero Toro, questo è fatto di troppe poche cose. La scorsa stagione con l’Atalanta e questa mi hanno cambiato. Sono successe troppe cose brutte, tanta gente ha remato contro. E il silenzio stampa che la squadra a un certo punto ha deciso di adottare è stato l’urlo più forte che si poteva fare per cercare di far capire che qualcosa non stava più funzionando, per manifestare il disgusto nei confronti di una situazione che rischiava di destabilizzare l’ambiente. Il Toro è tornato a casa sua. La serie A aveva bisogno di ritrovare le maglie granata. E io finalmente ho saldato il mio debito con la Maratona e la gente torinista. Tutti sanno che se io sono tornato era proprio per riconoscenza verso di loro". Nel frattempo Ferrante chiede un ritocco dell’ingaggio più che legittimo visto che, col gol della domenica successiva nella partita farsa contro la Reggina, consoliderà record di gol segnati in serie B in un singolo campionato. La società sta pensando se accontentarlo o, secondo La Stampa, se cederlo per reinvestire la somma su Solskjaer, fresco match winner della finale di Champions League col gol nel recupero al Bayern. Maltagliati è tra i pochi che sembrano davvero felici essendo l’unico reduce della retrocessione 1996 anche se dice che “all’inizio avevo chiesto di essere ceduto e stavo per andarmene perché sentivo che ero messo in discussione come spesso in questi cinque anni”.

Come sempre per trovare qualcuno che viva senza ombre la gioia della promozione bisogna andare tra i tifosi. Quelli che inondano di affetto la squadra a Caselle, quelli scesi fino a Benevento. Quelli vip come un emozionato Nicola Mancino e quelli semplici che hanno vissuto con un dolore sportivo inenarrabile questo triennio. Le due precedenti retrocessioni erano state seguite da una risalita immediata e trionfale, questa volta è stata più lunga e dopo la coltellata dello spareggio nella nostra testa si era formata l’idea di non salire mai più. Per fortuna non è andata così. Nella gioiosa invasione di campo al fischio finale spunta uno striscione: “Gobbi, il vostro incubo è tornato”. Nonostante il basso impero, il nostro orgoglio è tutto in quella scritta. Che bello avere il dono di non conoscere il futuro e di poter vivere a pieno un raggio di luce che rompe l’oscurità.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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