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Derby e Reato di Solidarietà

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Sotto le Granate / Torna la rubrica a cura di Maria Grazia Nemour: "Il derby senza Iago è stato come il Natale senza la mamma"
Maria Grazia Nemour

L’orologiaio mi ha detto che avevo un bel coraggio a cambiare il cinturino proprio domenica, il giorno dopo il derby. Ho guardato il mio orologio del Toro con il cinghietto nuovo a rombi granata e gli ho detto che aveva ragione lui, che se avevo qualcosa da ostentare, era proprio l’orgoglio. Orgoglio, per non aver sentito freddo sabato sera, per quanto lo stadio correva dietro a ogni pallone recuperato, spingendo e doppiando l’energia che si muoveva in campo. Un’aria da respirare a fette, come panettone.

Orgoglio, per aver visto entrare in campo il piccolo Francesco stretto stretto alla mano di Ronaldo e aver pensato che è un onore conoscere i granata siculi che lo hanno reso possibile. Chissà se Francesco ha fatto una smorfia di disappunto davanti al gesto pieno di supponenza con cui Ronaldo ha sbeffeggiato Ichazo dopo il rigore, peraltro quasi parato. Il quel momento io ho pensato che non tutti sanno esaudire i sogni degli altri, senza confonderli con i propri. Chissà se anche Francesco l’ha pensato. In questi giorni in cui si celebrano gli ottant’anni dalle sciagurate leggi razziali del 1938, ho scoperto che in Italia è stato normato il reato di solidarietà. Giuro. Puoi aiutare il prossimo tuo, ma non indiscriminatamente, qualcuno sì e qualcuno no. Dipende. Mi è sembrata una fesseria talmente mastodontica che può avere un senso solo se applicata al calcio, al derby in particolare: puoi avere tutti gli amici che vuoi, ma durante il derby, no. Nessun ammiccamento o sorrisino. La pacca sulla spalla o sul sedere quel giorno lì te la tieni dentro la mano, la usi quando l’amichetto lo incontri in uno dei ristoranti di lusso di Torino.

E commette reato di solidarietà Soriano, che ci tiene a rendere pubblico quanto gli piacciono le strisce. Anzi no, a dire il vero ha ammesso di essersi sbagliato nell’attribuire un “quanto mi piaci” a Ronaldo, perché lui ha il dito più veloce del cervello. Infatti c’è ricascato con Dybala. Le gambe no, in campo non abbiamo mai visto questa dicotomia di velocità col cervello. Forse correndo sulle mani, chissà. Comunque Cairo dovrebbe requisirgli il cellulare e dotarlo di telefono fisso, così lo usa solo per le emergenze, capitasse mai che Mazzarri avesse bisogno del tridente Soriano-Niang-Zaza, per far fieno. E per un’assenza che non ha sentito nessuno, tranne che per la stupidità, ce n’è un’altra che ha rimbombato di Toro, quella di Iago Falque. Il derby senza di lui è stato come il Natale senza la mamma, la consapevolezza che se ci fosse stato, qualcosa di buono lo avrebbe messo in tavola.

E il nostro gallico capitano, lo ha commesso il reato di solidarietà, andando a salutare l’altro spogliatoio dopo la partita? Lo stimo come uomo prima che come calciatore, dunque nessuna accusa, certo che però mia figlia mi ha fatto pensare…ha tredici ed è capitano di una squadretta di pallavolo. Domenica giocavano contro la prima in classifica e il mister continuava a riprenderla: non spingi abbastanza le tue compagne! Hanno perso, e quando è uscita dallo spogliatoio aveva gli occhi lucidi di delusione in faccia, un ciao fulmineo alle amiche della prima in classifica e subito in macchina, aveva voglia di andare a casa. Un Capitano.

Il reato di solidarietà dovrebbe essere ascritto a carico di chi ha potere decisionale e non prende chiaramente le distanze da persone affiliate all’n’drangheta, facendole entrare nel “gioco”. D’altra parte l’industriale si comporta come il politico: è di ieri la foto di Salvini allo stadio che saluta in modo cameratesco e affettuoso Luca Lucci, noto ultras del Milan, ma anche spacciatore e spacca-facce, uno a cui è capitato di prestare l’auto al killer n’dranghetista Luigi Cicalese il giorno in cui quest’ultimo ha ucciso l’avvocatessa Maria Spinella.

Durante le trasmissioni televisive e radiofoniche, molteplici i reati di solidarietà da parte dei giornalisti: ho preso atto che la Juve il derby lo gioca da sola, del Toro non parlano mai, l’attenzione è tutta nel raccontare l’avvincente situazione psico-fisica di Ronaldo, fino ad arrivare a un accenno su cosa regalerà per Natale a sua madre. E’ chiaro che quello di Ronaldo non è stato un sfottò ma un gesto…cameratesco e affettuoso. Addirittura mentre si parla di tifosi arrestati – tifosi juventini, tifosi del gruppo “Tradizione”, che già fa ridere, riferito a un gruppo di francesi – passano in primo piano immagini di ultras granata. “Tradizione”, che è comunque più dignitoso di “Drughi”, neanche la contorta mente di Kubrick poteva arrivare a pensare che qualcuno si sarebbe vantato di un nome che lui ha fatto sinonimo di violenza gratuita. A loro la distopia, a noi l’utopia insita nell’orgoglio di vivere comunque il tempo migliore a disposizione, quello segnato da un orologio a rombi granata, con un Toro in centro e le ore intorno.

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.

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