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columnist
Derby: svuotato, stanco e deluso
Vorrei iniziare dalla fine della splendida domenica pomeriggio che abbiamo passato noi tifosi granata.
L’arbitro ha appena fischiato la fine della partita, siamo stati sconfitti, come sempre mi viene da dire, sono svuotato, stanco, deluso, sono letteralmente senza voce e con la gola in fiamme. I giocatori granata per dieci undicesimi guardano spaesati verso la nostra curva, cercando forse un coro di sostegno che tarda ad arrivare; nel frattempo un giocatore con la maglia color del sangue si abbraccia calorosamente con Marchisio, poi con Pirlo e poi a turno con altri giocatori avversari, il giocatore in questione è l’unico in campo cresciuto nelle nostre giovanili, il suo nome è Angelo Ogbonna.
Ebbene il nostro caro vice capitano pur recidivo dalla partita di andata ha dimostrato per l’ennesima volta di non sentire sua la maglia che indossa. Vedere quell’abbraccio è il terzo gol che subisco in questo maledetto pomeriggio, ed è quello che mi ha fatto più male.
Uscito dallo stadio in compagnia di mia moglie mi sono fatto tutto corso Sebastopoli a piedi sotto la pioggia battente per arrivare alla macchina, la situazione pare irreale, tutti noi che usciamo dalla Maratona camminiamo a testa bassa, ognuno immerso nei suoi tristi pensieri, io personalmente , non mi vergogno a dirlo, ad un certo punto mi sono accorto che oltre alle gocce di pioggia che mi rigano il volto, si è mischiata qualche lacrima causata dalla tristezza infinita che si è impossessata di me.
Davanti a noi, a testa china, c’è una famiglia granata composta da padre, madre e due bimbi uno di circa sei anni e l’altro diciamo di quattro, sono in silenzio totale come tutti noi, un signore anziano li affianca e dona una carezza sulla testa di uno dei due fratellini e gli dice: “Coraggio verranno giorni migliori”. I genitori all’unisono rispondono: “Sono vent’anni che stiamo aspettando giorni migliori”.
Chissà se i protagonisti di questo episodio saranno lettori di questo mio articolo, ma è a quel signore anziano che ci dobbiamo in qualche modo affidare, perché i primi a crederci che un giorno tornino giorni migliori siamo noi, altrimenti è meglio che il Toro scompaia una volta per tutte.
Io stesso tornato in macchina ho chiesto a mia moglie che senso avesse ancora metterci tutta la passione possibile, per assistere a questo massacro continuo che è diventato tifare per il Toro.
Non voglio essere il solito tifoso di parte, anzi forse lo voglio essere, ma chi ha assistito alla partita non ha potuto non notare con quale atteggiamento mentale l’arbitro ha condotto l’incontro: ogni intervento dubbio è stato giudicato a favore dell’altra squadra, Lichsteiner dopo pochi minuti andava ammonito per un fallo su Santana, ma chissà perché non è stato ammonito, la prima ammonizione a Glik poi ha dell’incredibile e poi quell’intervento in area di Bonucci su Jonathas, nell’altra area, sarebbe stato ignorato allo stesso modo?
Non voglio nemmeno andare a sindacare sul fatto che negli ultimi minuti delle partite continuiamo a subire un sacco di gol, forse questi sono i limiti della nostra squadra, forse è una disposizione tattica sbagliata, forse è giusto che noi continuiamo a perdere e magari tornare in serie B essendo ormai una società abituata a certe altalene, forse quei gentiluomini che la notte prima del derby hanno oltraggiato la lapide che ricorda Gigi Meroni hanno bisogno di cancellare da Torino ogni traccia e memoria della nostra presenza.
Arrivato a casa ho avuto modo di assistere a come il nostro allenatore si sia presentato in sala stampa sereno e sorridente, a questo punto la misura si è potuta considerare colma.
Come dicevo in precedenza siamo davvero ad un bivio, noi per primi, innamorati del granata dobbiamo guardarci negli occhi e domandarci se vale ancora la pena credere in una qualcosa che esiste solamente più nei nostri ricordi. Il Toro, il nostro Toro quello che abbiamo amato non esiste più.
La modernità del calcio ha fatto sì che solo poche società abbiano in mano tutto, dal denaro al potere politico.
Guardiamo come siamo ridotti: siamo in mano ad una società che in sette anni non ha creato nulla, continuiamo a rimanere in questo squallido anonimato, l’unico giocatore cresciuto nel nostro vivaio non perde occasione di fare l’amore con quelli della squadra di Venaria, gli arbitri da parte loro continuano a maltrattarci imperterriti, gli allenatori che si vengono a sedere sulla nostra panchina dimostrano di non avere nulla di granata nel cuore e nell’anima, ed infine non dimentichiamo mai che a qualcuno viene permesso di costruire degli stadi avveniristici, mentre noi non riusciamo a ricostruire lo stadio della nostra leggenda a causa di continui intoppi burocratici ed anche a causa della inettitudine della dirigenza granata.
Cari amici, nel frattempo la classifica inizia a fare davvero tanta paura, da dietro Genoa e Palermo stanno facendosi sotto, la mia esperienza dice che tutti gli anni, una squadra che a fine inverno sembrava salva, alla fine si trova con l’acqua alla gola e molte volte retrocede, ci ricordiamo la Sampdoria di due anni fa?
So di non avervi allietato con una lettura allegra e speranzosa, ma questa è la nostra triste realtà, nel frattempo sono passati qualcosa come undici anni dall’ultima volta che abbiamo segnato un gol in un derby e diciotto dall’ultimo vinto.
Se qualcuno riesce a trovare un motivo per essere ottimista alzi la mano….
Beppe Pagliano
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