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columnist
The end, fine, titoli di coda di questo poco sapido campionato, ravvivato solo dal cambio di allenatore e poco altro. Abbiamo espugnato Marassi dimostrando che a ritmi più blandi e con squadre tecnicamente inferiori siamo competitivi. Ora, prima del mercato, occorrerà scrollarci di dosso l'apatia che ci pervade.
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Il risultato nel calcio, e non solo, è il sale della competizione, dunque sarà importante prefiggerci degli obiettivi e perseguirli con costanza e determinazione fino al termine del torneo evitando a dicembre il ritiro anticipato.
Ieri guardavo il monte ingaggi delle squadre di serie A, il Torino è settimo con 38 milioni di euro, la Lazio sesta con 60 milioni, un abisso, solo l'Atalanta e la viola che in classifica ci precedono sono dietro di noi a stipendi. Ci vuole anche da parte di noi tifosi un pochino, anzi cicinin, più di realismo sognando ciò che realmente è raggiungibile, ben sapendo che arrivare tra le prime della classe è di fatto impossibile.
Tutti i tifosi vorrebbero il Toro in corsa se non per lo scudetto magari per la Champions ma trattasi di evenienza neppure quotata dalle società di scommesse, facciamocene una ragione. Ci è rimasto il cantante dell'inno del 76' ad illuderci che il tricolore ritornerà, solo più lui.
Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.
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