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Dimmi che portiere hai

Maria Grazia Nemour
Sotto le Granate / Torna la rubrica di Maria Grazia Nemour: "E chi ha il coraggio di avvicinarsi? Ora puoi dormire tranquilla"

Una notte del ’77 mio padre mi disse: “Basta piangere, ora c’è il Giaguaro davanti alla porta di casa nostra. E il Giaguaro mi ha assicurato che passerà tutte le notti a controllarla, la porta. Dunque non devi più avere paura”. Erano venuti i ladri a rubare nel nostro appartamento e le notti successive non la smettevo di strillare. “Hai fiducia nel Giaguaro, Mariagrazia?” Mio padre raccontava che avevo tirato su col naso e fatto di sì con la testa, anche se credo che sul momento potevo al massimo aver immaginato un Giaguaro amico di Tarzan, mica un giocatore del Toro. “Il Giaguaro salta da un palo all’altro e allunga zampate a tutti gli attaccanti. E chi ha il coraggio di avvicinarsi? Ora puoi dormire tranquilla”.

E certo che se cresci convinto che il portiere del Toro la notte faccia un salto nel palazzo per controllare che la tua porta di casa rimanga inviolata poi, Luciano Castellini detto il Giaguaro, per te diventa qualcosa di più del primo dei difensori della squadra che tifa tuo padre, diventa un essere mitologico che ti protegge da ogni male. Ecco, si diventa del Toro anche per ragioni di sicurezza, protezione dalle paure della vita. E dire che io Castellini proprio non mi ricordo di averlo mai visto giocare. Fatto sta che i ladri non sono più venuti in casa mia e la figura del portiere del Toro è diventata imprescindibile per me. Dimmi che portiere hai, e ti dirò chi sei. E dopo il Giaguaro, Terraneo, che non aveva un soprannome evocativo come il mio difensore dal male ma insomma, a mio padre piaceva. E allora piaceva anche a me. Questo, mi ricordo di Terraneo.

Ma il bello doveva ancora venire e io non lo sapevo. Un Conte, doveva venire a fare la guardia a protezione della mia porta, Luca Marchegiani. Nobiltà di gioco per stile e temperamento.

1991-1992, una Coppa UEFA dove il Conte monta la guardia in ogni partita, anche contro l’Ajax, in una finale giocata ad Amsterdam senza prendere un gol, ma persa per differenza reti. Una felicità arrabbiata e delusa che solo la sedia scagliata da Mondonico al cielo, a sfidare l’Olimpo intero, può raccontare. In Italia, nessuno meglio di Marchegiani quell’anno, è il portiere della nazionale. E l’anno dopo la Coppa Italia che il Toro si va a prendere non proprio all’Olimpo, ma all’Olimpico, a Roma. La sensazione di pienezza di chi vive un Toro che nessun ladro potrà mai portagli via. Battere un calcio di rigore contro il Conte era un terno al lotto, e gli attaccanti non potevano fare altro che sperare nella sorte: 17 rigori parati su 64.

E di avere addosso la cattiva sorte scatenata dagli dei dell’Olimpo, deve averlo pensato anche il rigorista del Siena Massimo Maccarone che, il 23 settembre 2007, si vide parare il tiro dal dischetto per ben due volte, da Matteo Sereni. Un amore passionale quello tra Matteo Sereni e il Toro, esploso in quel 2007 di scoperta e valorizzazione reciproca, consumato senza tregua in due anni. Poi il Toro che sprofonda in B e Sereni che si allontana dalla nostra porta, andando incontro a laceranti sofferenze giudiziarie.

Seguono anni passati a guardare una porta del Toro lasciata socchiusa, col batticuore di sentire i passi di chiunque verso la rete. Un Padelli spesso sottovalutato, dalla grande ricchezza umana ma non sufficientemente sicuro da toglierci l’atavico terrore di venir svaligiati tra i pali.

Un Joe Hart spesso sopravvalutato, ma che dà prova di un evidente temperamento Toro anglosassone. È un sorriso ancora aperto quello conquistato dal suo grido di battaglia granata “Come on!”. Ma è rimasto quello, appunto, e poco altro. È domenica scorsa che è successo. Guardavo Quagliarella posizionare il pallone sul dischetto e pensavo: te lo para Quaglia, caspita se te lo para. Tira e boom, rigore parato!

Sì, va bene, poi c’è il rimpallo ed è gol lo stesso, ma in quella respinta io ho avuto tempo di pensare che se avessi un figlio piccolo da tranquillizzare perché ha paura del buio, gli direi: “Basta piangere, ora c’è Salvatore Sirigu davanti alla porta di casa nostra. E San Sirigu mi ha assicurato che passerà tutte le notti a controllarla la porta, dunque non devi più avere paura”. Una sensazione di…pienezza.

 

Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.