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columnist
Un giorno, una popolare e valente giornalista mi insegnò una cosa: prima abbi chiaro nella tua testa ciò che vuoi dire e solo dopo mettiti a scrivere. Ecco il Toro di sabato non aveva le idee chiare, meglio, non aveva idee ed il risultato è stato quello che è stato. I calciatori erano slegati, sottotono, nervosi, imprecisi, insomma un corto circuito calcistico. L’evidenza di ciò non necessita grandi approfondimenti da esperti alla “Adani”, è importate invece risalire alla ragione del black out. Quando falliscono tutti gli undici scesi in campo l’esito della contesa è scontato. Spesso il Toro ha mancato anche semplici traguardi parziali, ricordiamo la sconfitta inopinata a Carpi qualche anno fa, il pareggio con il Parma nel finale del campionato che poi ci portò in Europa dalla porta di servizio, evidentemente manca maturità non solo come squadra, ma anche come società, incapace di caricare e motivare nella giusta maniera i calciatori in occasione dei match importanti.
È questione di solidità mentale ed organizzativa. Di fronte avevamo un mal combinato Bologna (che però ha ben giocato), ma quando nella partita decisiva sei confuso, meglio, solo fuso senza “con”, vuol dire che la strada da percorrere è ancora lunga. Attenzione però a non prendere questa partita come pretesto per sfogare tutti i rancori e le critiche contro allenatore, calciatori, dirigenti e via cantando, troppo facile e poco utile. Ci sarà modo e tempo, se del caso, di criticare anche aspramente.
Abbiamo 44 punti, in qualche maniera li abbiamo fatti, uno in meno dell’ottima Atalanta, 2 più della Samp e siamo a meno 3 dalla Roma in crisi, non uno strazio o un disastro. Occorre ripartire da ciò che funzionava meglio: la difesa, a metà campo i calciatori più affidabili ed in condizione, il gallo. Contro la viola tra 15 giorni sarà la partita della verità: avremo squalifiche importanti dunque obbligatorio recuperare compattezza e ordine tattico o in caso di sconfitta rischiamo l’ammosciamento. Dietro l’angolo fanno capolino pessimismo e disfattismo dei quali faremmo tutti volentieri a meno. “Ciò nonostante bisogna coltivare il nostro giardino” diceva Candide.
Avvocato penalista, appassionato di calcio (ha partecipato al corso semestrale di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva presso Università di Milano), geneticamente granata, abbonato al Toro da circa trent’anni.
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