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Dove si trova il Museo del Grande Torino?

Stefano Budicin
Quando fu fondato? Chi ebbe l'idea di farne nascere uno? Sono tante le domande che si arenano nella memoria ogni volta che si ha l'occasione di parlare di una simile istituzione piemontese.

Non ci si stancherà mai di rimarcare che il Grande Torino è e resterà sempre una delle squadre di calcio più amate di tutti i tempi. Cinque scudetti vinti uno di seguito all'altro, giocatori fuoriclasse con un cuore  da eroi capitanati da allenatori e tecnici che avrebbero dato la vita per la maglia granata, trionfi colossali e un senso di sacralità che non fece che accentuarsi dopo il 4 maggio 1949. Alla luce di simili credenziali sarebbe stato da stolti non riconoscere la necessità di edificare un museo che potesse tributare al meglio il ricordo di un team tanto irripetibile e rivoluzionario come quello dei Campionissimi.

Il Museo del Grande Torino risponde appieno a tale imperativo. In occasione del 59° anniversario dell'incidente aereo che colpì la basilica di Superga e che oggi ancora ci percuote, l'Associazione Memoria Storica Granata dedicò al museo una nuova sede; non più il chiostro della storica Basilica, ma una splendida dimora patrizia: villa Claretta-Assandri, costruita nella seconda metà del diciassettesimo secolo. A includerla e attorniarla è un bellissimo parco non lontano dal Municipio del comune di Grugliasco. Adesso il museo è strutturato esemplarmente bene. Ogni oggetto è stato sistemato rispettando un criterio d'ordine ben preciso. Questo perché la villa in cui sorge il museo ha permesso di usufruire di un ambiente ottimale, largo a sufficienza da ospitare un secolo di storia granata senza limitazioni di sorta.

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Il Museo è grande 650 metri quadri e contiene più di 1500 oggetti, un tesoretto di memorie che si spinge fino al 1906, anno di nascita dei nostri amatissimi granata. Al piano terreno sono esposti i materiali più ingombranti, come la tribuna in legno dell'indimenticato Stadio Filadelfia. Al piano superiore sale tematiche disposte in ordine cronologico permettono di accedere a oggettistica di particolare rilievo, spesso assai minuta come nel caso della celebre cornetta del Trombettiere Oreste Bolmida. Non mancano  foto e maglie e documenti originali, oltre a scarpe e palloni delle varie stagioni di gioco. È presente addirittura una valigetta di proprietà di uno dei massaggiatori del Torino a bordo dell'aereo il giorno dell'incidente. Al suo interno sono conservate tuttora delle ampolle che, per qualche oscura ragione, l'urto dello scontro non è riuscito a rompere.

Non si può non applaudire l’operato dell'Associazione Memoria Storica Granata. La sua missione è di acquisire, catalogare e conservare ogni oggetto, testo, cimelio, fotografia o ricordo tanto scritto quanto orale che riguardi la storia del Toro, così da preservarne la storia e raccontarla alle generazioni di oggi come quelle future. Un proposito di valore indubbio che origina dall'amore manifestato dai torinesi (non solo i torinisti) nei confronti della squadra granata.

Un consiglio ai lettori della rubrica: se ancora non l’avete fatto recatevi uno di questi giorni di feste a visitare il Museo del Grande Torino. Incedere tra le sale della villa significa ammantarsi di una storia che potrebbe riempire il MoMa per tre volte. Perché la storia è una di quelle che mai ci si aspetterebbe di tenere per vere, la si potrebbe equivocare al massimo come una fola popolare, o una fiaba a metà tra il leggendario e il realistico, nata a sostegno del desiderio di educare le masse ai valori di una comunità, quella piemontese, forte e fedele e inarrendevole come il comune che diede i natali a una squadra che neppure la morte fu capace di obliare.

 

Laureato in Lingue Straniere, scrivo dall’età di undici anni. Adoro viaggiare e ricercare l’eccellenza nelle cose di tutti i giorni. Capricorno ascendente Toro, calmo e paziente e orientato all’ottimismo, scrivo nel segno di una curiosità che non conosce confini.