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L'editoriale

Duvan, il miglior capitano possibile

Gianluca Sartori Direttore 
L'attaccante si fa male mentre insegue un pallone inutile. E ora il Toro incrocia la dita

Farsi male inseguendo un pallone diretto verso il fondo, al minuto 80 di una partita in cui la tua squadra è sotto di due gol e un uomo, inquadra perfettamente chi sei: una persona speciale prima che un grande giocatore. Rientra in questa definizione Duvan Zapata. Ci sbilanciamo (ma nemmeno troppo): per come unisce qualità morali e tecniche, è il miglior capitano del Toro dell’era Cairo, un portacolori degno della storia del club. Benissimo ha fatto Vanoli a consegnargli la fascia: è stata fin qui una delle sue migliori mosse. Per questo a Duvan non si può che augurare il meglio, anzitutto umanamente.

E poi c’è il Toro, che dovrà fare i conti con l’assenza (speriamo il più ridotta possibile) di un calciatore imprescindibile e determinante. È un Toro Zapata-dipendente, come ha confessato lo stesso Vanoli, soprattutto in un momento in cui c’è bisogno di segnare se la difesa prende due o tre gol a partita. E, Zapata, non ha un vero sostituto: per caratteristiche poteva esserlo Pellegri, che è stato ceduto all’Empoli. Sanabria da prima punta ha toccato la doppia cifra con Juric, ma certo non dà le stesse garanzie. In rosa non c’è un vero sostituto di Duvan, un giocatore che - fatte le dovute proporzioni - ha un po’ lo stesso peso specifico che aveva Berardi nel Sassuolo degli scorsi anni. Meglio incrociare le dita e sperare in bene.