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E alla fine arriva Bellomo!

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Questa volta devo scriverlo e dunque arriva la mia 'Granatina' in edizione straordinaria. Mancavano pochi minuti, l’Inter, in inferiorità numerica...
Roberta Picco

Questa volta devo scriverlo e dunque arriva la mia 'Granatina' in edizione straordinaria. Mancavano pochi minuti, l’Inter, in inferiorità numerica da inizio partita, era riuscita con pochi episodi a superare di una rete il Toro, eravamo sul tre a due. Maledetto calcio con i suoi maledetti episodi. Mannaggia anche a tutti gli interisti che mi sono ritrovata di fianco che non la smettevano con gli sfottò (oppure mannaggia ai tifosi granata che non c’erano, ma questa è un’altra polemica). Poi lo spettro degli ultimi minuti, che di solito a noi, non portano tanto bene. Mannaggia anche a me, che avevo smesso di crederci e me ne stavo lì, con le mani nei capelli, il viso avvolto nella sciarpa, gli occhi fissi sul campo, ormai disillusi. Ma diamine, siamo il Toro! Se il gioco si fa duro, è da giocare! E menomale che alla fine è arrivato un ragazzo ventiduenne a ricordarcelo. Entrato al 36’ della ripresa, Nicola Bellomo ha messo subito testa e cuore in partita e in una manciata di minuti ha mandato in delirio totale l’Olimpico. Con incredibile lucidità e freddezza, ha ribaltato il mondo con una punizione memorabile. Memorabile, perché era il suo primo gol in serie A; memorabile, perché è stata la realizzazione di un sogno; memorabile, perché è stato contro una grande squadra come l’Inter; memorabile, perché è stato con la maglia granata; memorabile, perché ha dato giustizia a un risultato; memorabile, perché, a quel punto, una lacrima poteva anche scendere. Chi era troppo occupato a criticare il resto della partita e non ha visto brillare quella stella, non può proprio sapere cosa è la felicità, si è perso l’essenza del calcio. È vero, è stato un episodio, magari anche un po’ fortunato, magari, invece, voluto e perfettamente riuscito. Ma il calcio è fatto di episodi, quei maledetti episodi che prima odiavamo perché avevano avvantaggiato gli avversari, ricordate? Ogni tanto però, ci sono episodi che ti fanno togliere le mani dai capelli per alzarle al cielo, e ti fanno strappar via la giacca per sventolare, davanti a quegli interisti là, (sì, quelli degli sfottò) la maglia numero 63, che indossi con enorme orgoglio!   Roberta Picco (foto Dreosti)

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