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columnist
È domenica e finalmente, sul Toro, piove. Da quanto la aspettavamo quest’acqua rigeneratrice? Eravamo in secca da quando abbiamo attraversato il deserto di Venaria, qualche goccia col Cagliari e finalmente un grande Toro contro l’Inter. Pioggia granata a San Siro.
Un San Siro che, asciutto o bagnato che sia, intimidisce: 71.000 tifosi neroazzurri esplodono a mezzogiorno e mezza in un boato, l’Inter li ha chiamati a raccolta perché vince, e vuole continuare a vincere.
Per tutta la scorsa settimana me lo hanno chiesto, e me lo sono chiesta io stessa: perché ho comprato il biglietto per Milano nonostante gli aridi pronostici? Mentre i 71.000 tifosi interisti gridavano “Amala!” tenendo alte le sciarpe e facendo vibrare lo stadio, l’ho capito: questa partita è uno spettacolo, perché la gente è uno spettacolo, e lo spettacolo deve ancora incominciare. È tutto da giocare.
Alzo gli occhi su, su, fino al terzo anello ed eccoli i tifosi granata. Cantano. Non smettono di cantare tutto il tempo, si infilano nei silenzi intermittenti dell’Inter e si fanno sentire. Ci sono.
E il Toro risponde, c’è. Non delude, c’è. Ci sono tutti. Spettacolo! C’è Burdisso che in granata, prima, non c’era mai stato. Un esordio di grande personalità, i suoi anni di esperienza corrono e placano. C’è quella coppia di biondi, Ansaldi e Ljajic, che incanta per come scambia il pallone con lucidità, ed è armonia. C’è Rincon, impossibile con accorgersi di lui, è presente in ogni azione. E ringhia. C’è Obi, ed è in forma, anche se manca di poco il regalo più grande che poteva offrire al Toro sparuto in trasferta a San Siro, il raddoppio. Anche De Silvestri c’è, e l’Inter l’ha fatta ballare, soprattutto nella ripresa .
C’è Baselli, e come non vedere il suo sinistro, il suo colpo di testa? Questo centrocampo a tre gli sta che è una meraviglia, addosso. Lo spinge avanti, a provare il gol.
Iago c’è, come sempre. Come sempre corre senza risparmio, lavora sottotraccia. Si è trovato solo con 71.000 interisti sulla testa e tre, accerchianti, sulle gambe. Si libera con una serpentina e poi con un’altra, accentrato, è il suo momento: gol! Ho stropicciato gli occhi, era Messi? No no, è Iagotoro. Belotti è tornato e siamo felici anche se manca il gol. C’è.
C’è SI-RI-GU!
C’è Orsato che ha voluto fugare ogni dubbio, lui, non favorisce il Toro. Non vede i falli su De Silvestri e su N’Koulou che determinano pericolose ripartenze e non vede Icardi in fuori gioco, con conseguente calcio d’angolo insidiosissimo. In compenso immagina Belotti, in fuori gioco. Sono affetta da astigmatismo granata? Non lo escludo.
E poi c’era Mihajlovic, sì, l’ho visto dall’alto, camminava avanti e indietro con i pugni ai fianchi, così come avrà fatto centinaia di volte in quel pezzetto di San Siro, prima col Milan, poi l’Inter. Ma domenica camminava avanti e indietro un Mihajlovic diverso, con il 4-3-3 in campo. E ha funzionato, ha fatto piovere Toro.
Un Mihajlovic che attribuisce la bella partita allo svuotamento dell’infermeria. Spalletti l’attribuisce invece alle qualità fisiche del Toro, corsa e forza.
Un gran Toro tutto da guardare nonostante l’orrida divisa color oro-disturbi intestinali in luogo del nostro elegante e leggendario granata.
La nostra pioggia, su San Siro.
Mi sono laureata in fantascienze politiche non so più bene quando. In ufficio scrivo avvincenti relazioni a bilanci in dissesto e gozzoviglio nell’associazione “Brigate alimentari”. Collaboro con Shakespeare e ho pubblicato un paio di romanzi. I miei protagonisti sono sempre del Toro, così, tanto per complicargli un po’ la vita.
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