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Il granata della Porta Accanto

E ora Cairo venda il Toro senza se e senza ma

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Il Granata della Porta Accanto/ All'indomani dell'ennesimo derby perso, non credo che esista nemmeno uno tra i tifosi più tiepidi che voglia ancora vedere Urbano Cairo alla guida del Torino
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Urbano Cairo si prepara a festeggiare tra un paio di settimane il record di longevità come presidente del Torino. Bene, lo faccia, questo record, se ci tiene, ma poi cortesemente si intaschi la "madre di tutte le plusvalenze" (considerando che, all'epoca pagò il neonato Torino dei lodisti appena diecimila euro...) e lasci che qualcun altro possa ridare orgoglio e senso di appartenenza al popolo granata. Il presidente avrà anche "battuto" Pianelli in termini quantitativi per numero di giorni al timone della società, ma tutti gli altri dati sono oggettivamente negativi e certificano una delle presidenze più mediocri della ultracentenaria storia del Torino.

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L'ennesima picconata alla pochezza della gestione cairota arriva dal ventiquattresimo derby perso su trentuno giocati, quasi l'80%, una percentuale di sconfitte che non ha eguali non solo nella storia dei derby di tutto il mondo, ma neppure nelle statistiche dei confronti tra squadre della stessa serie. Sfido voi a trovare una squadra che negli ultimi 31 incontri ne abbia persi più di 24 contro una qualunque altra squadra. Un abominio che sono certo nessun altro riuscirà né ad eguagliare né a superare nei prossimi secoli di storia granata. Storia che necessariamente deve voltare pagina. Non c'è più margine per nulla con questo presidente: non c'è prospettiva sportiva, non c'è prospettiva di crescita economica, non c'è neppure più lo straccio di un rapporto normale tra presidente e tifoseria.

All'indomani dell'ennesimo derby perso, alla luce del fatto che in questi ultimi 31 derby sono cambiati tecnici, giocatori, direttori sportivi e dirigenti, mentre l'unica costante è stata sempre e solo lui, il presidente, non credo che esista nemmeno uno tra i tifosi più tiepidi e "accontentisti" che voglia ancora vedere Urbano Cairo alla guida del Torino. Vent'anni sono un lasso di tempo troppo lungo per poter pensare che ci sia ancora la possibilità di una svolta nel modo di gestire le cose da parte di Cairo. Il giocattolo si è rotto e se ci fosse davvero l’opportunità forse più unica che rara di passare la mano ad un colosso come Red Bull non avrebbe senso per nessuno che il presidente si lasci sfuggire quest'occasione.

Non c'è vanità, non c'è ego, non c'è calcolo che tenga di fronte ad una trattativa con la multinazionale austriaca delle bevande energetiche: la logica dice che Cairo deve passare la mano perché le conseguenze negative del non farlo sarebbero esponenzialmente più gravi del rimorso (ma poi per cosa) di averlo fatto. Cairo ed il Torino, Cairo e la piazza di Torino è una storia già chiusa anche se formalmente il conteggio dei giorni della presidenza dell'editore alessandrino continua ad incrementarsi e gli permetterà di battere il record di Pianelli. La ringraziamo, signor presidente, per tutto quello che ha potuto o ha voluto fare, ma ora, grazie, venda alla Red Bull senza se e senza ma. Mi auguro di cuore che il prossimo derby si disputi con due tori sulla maglia e si ricominci una nuova storia con statistiche probabilmente e fortunatamente molto diverse dalle attuali alla voce vittorie nella stracittadina.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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