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E tu? Perché tieni per il Toro?

Redazione Toro News
Lettere alla Redazione / Riflessioni, considerazioni, spunti, pensieri dei lettori: inviateli al Direttore e alla Redazione

La redazione di Toro News torna ad aprire le colonne della prima e più grande testata on-line dedicata al Torino FC ai suoi lettori, i quali da sempre meritano di avere spazio. Inviateci agli indirizzi redazione@toronews.net o gianluca.sartori@toronews.net articoli su qualsiasi argomento legato al mondo Toro: i più meritevoli e significativi saranno settimanalmente pubblicati sul nostro sito.

Siete stati tanti, davvero tanti a scrivere alla nostra redazione: ecco oggi una raccolta di alcuni brevi racconti inviati da affezionati lettori su come si sono innamorati della maglia e della storia del Toro, unica e particolare in ogni suo aspetto. Chi volesse può inviare una lettera simile agli indirizzi mail soprastanti.

Avevo 5-6 anni e una domenica pomeriggio con mia mamma dopo essere stato nella giostrina di Piazza d'armi abbiamo deciso di raggiungere mio papà che era in curva Maratona a seguire Toro-Lazio. Appena entrati il Toro segna e mio papà è stato sommerso da abbracci e tutto il frastuono mi ha spaventato.

L'estate seguente mio nonno paterno ha iniziato a raccontarmi la storia del Grande Torino e da allora il Toro mi è entrato nel cuore. Il mio primo abbonamento è datato 1989 quando il Toro di Fascetti era in serie B. Da allora, salvo alcuni anni in cui non ho potuto abbonarmi per impegni lavorativi, la Maratona è la mia seconda casa.

Perché tifo Toro? Semplice...Sono nato nel 1976 nella settimana del sorpasso scudetto, mia mamma incinta fino a poco prima della mia nascita era in maratona. Come potevo non essere granata? Ma fondamentalmente sono del Toro per i racconti di mio nonno e di mio papà che mi hanno fatto innamorare della storia granata. Essere del Toro è una fede. Granata si nasce.

Marco Fasoglio 

Non scegli di tifare Toro

Lui sceglie te. E lo fa nei modi più strani, tutti abbiamo il nostro. Il compagno di mia madre mi ha insegnato ad amare questi colori. Era il 78, e a 3 anni il gioco più bello per me era sventolare quella bandiera, più grande di me, col colore del sangue e del vino ogni lunedì dopo una vittoria.

Poi cresci e capisci che quello è il tuo modo, il nostro modo di dire no, di essere orgogliosi di "essere" diversi. Noi ricordiamo tutti i torti che ci ha fatto il fato, e, proprio come nella vita crediamo e speriamo nella rivalsa per ognuno di essi.

D'un tratto, tra qualche vittoria e molte sconfitte ti ritrovi padre, ti adoperi perchè sappia della leggenda, perchè tuo figlio comprenda e faccia suo l'amore per questa squadra.

Tifosi di altre squadre si innamorano della loro squadra del cuore per una vittoria, per un "ciclo" di vittorie.

Noi, tifosi del Toro, amiamo il Toro perchè qualcuno che amavamo ci ha insegnato a farlo. Un ricordo che sopravviva a loro, e poi anche a noi.

Amiamo il Toro perchè chi amiamo ci ha regalato la passione per questi colori.

Marco Messina

Era l'anno dell'ultimo scudetto. Io amavo correre dietro al pallone ma neanche sapevo cosa fosse uno scudetto. Ero troppo piccolo. Vedevo in TV immagini festanti della tifoseria. Chiesi a mio padre cosa stesse succedendo. Lui mi rispose che si trattava della festa di una grande squadra nella quale giocava un tale "Ciccio Graziani" di Subiaco. Subiaco dista una quarantina di km da Tivoli, la mia città. Ricordo chiaramente che dissi "Bene! d'ora in poi farò il tifo per lui!". Passavano gli anni e chiedevo sempre maggiori notizie a mio padre di questo "Grande Torino". Sapere poi la storia ed innamorarmi di questa maglia fu tutt'uno. E come si dice dalle mie parti... puoi cambiare la donna ma MAI la squadre del cuore! FVCG. SFT.

Ferdinando Dellisanti

Sono di Roma, ho 53 anni.

Divenni del Toro (perché io sono del Toro, non tengo per il Toro e mi piace pensare che la differenza sia sostanziale) nel 1970 a 5 anni. Mio padre, laziale sfegatato, mi portava allo stadio regolarmente a vedere la Lazio.

Una domenica c'era il Toro ed io rimasi folgorato. Mi ricordo che tornando dallo stadio, sull'autobus che ci riconduceva a casa, dissi a mio padre: "Io sono del Toro" ricevendone in cambio due bei schiaffoni e la prescrizione di andare a letto senza cena.

Ma mio padre, che alla fine era un buono, quando si accorse dopo qualche tempo che ero irremovibile, mi regalò una bandiera del Toro ed un libro "Profondo Granata".

Se dovessi dire perché sono del Toro, non saprei rispondere. Non ho scelto di essere del Toro. E' successo e non poteva essere altrimenti. E' come quando ci si innamora; non si sceglie di innamorarsi, è così e basta.

Giorgio Casciola 

Ricordo un cortile nel Canavese, era il  1973 e avevo 5-6 anni e tre anni prima ci eravamo trasferiti in Piemonte dalla Sicilia per un trasferimento di lavoro di mio padre.

In quel cortile si giocava a calcio e i bambini erano tutti del Toro, a parte qualche juventino decisamente in forte minoranza. Erano gli anni di Pulici e Graziani e qualche anno dopo avremmo vinto l'ultimo scudetto.

Fino a questo punto niente di particolare: non potevo che diventare Granata, anche perchè mio padre mi raccontava le gesta degli Invincibili, mentre i gemelli del gol vincevano i derby.

Il bello inizia dopo, perchè nel 1976 ero di nuovo in Sicilia. Mio Padre ritornava nel suo sperduto paese natio del centro Sicilia.

Io ero in terza elementare, circondato dall'intera classe (direi intera scuola) juventina (tranne sporadici interisti e milanisti)  che non avevano mai visto un tifoso del Toro, in particolare quell'anno che lottavamo per lo scudetto.

E allora comincia la guerra: solo contro tutti. Solo contro 15-20 bambini juventini.

Schernito, attaccato con litigi e  insulti perchè io ero l'unico a  tifare quella squadra che al tempo li metteva in difficoltà e gli contendeva lo scudetto.

Ma quegli anni mi hanno solo reso più forte e mi hanno fatto capire che ero io a tifare la squadra giusta, che io ero diverso e mai sarei passato dall'altra parte.

Con gli anni ovviamente tutto è passato ed in paese tutti hanno imparato a rispettare il mio orgoglio granata.

Nel frattempo in gioventù ho incontrato altri siciliani del Toro, rari ma buoni.

E adesso che vivo in un paesino in provincia di Parma, la storia si conferma. Il barbiere è Torinista, in Città uno dei pub storici è gestito da una famiglia tifosa granata con le foto del Toro alle pareti del locale; e quando vado a vedere le partite a Bologna, Reggio Emilia, etc. mi ritrovo con tanti fratelli provenienti dall'intera regione ma anche Toscani, Liguri, Lombardi...

E penso che se alle elementari ho tenuto duro e lottato uno contro 20, alla fine il premio è  la consapevolezza che non si è tifosi del Toro, ma SI E' DEL TORO...

Francesco Laudani