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columnist
Mai come quest’anno il calciomercato è stato un supplizio, termine da me usato anche prima dell’estate per descriverne le attese snervanti che mi ha provocato negli anni passati. Alla fine di questa sessione estiva emergono due aspetti. Il primo è che comunque la squadra ne esce rafforzata. Il secondo è che si allarga la forbice tra i tifosi, cioè fra chi è contento della campagna acquisti e chi invece critica la cessione di Zappacosta che va a vanificare quanto di ben fatto nel mercato, scatenando così una lotta a colpi di post sui social che non fa bene a nessuno.
Purtroppo il tifoso del Torino vorrebbe cancellare il 31 agosto dal calendario, per non poter vivere più le sensazioni che si generano a seguito di cessioni eccellenti proprio nell’ultimo giorno di calciomercato. In passato via Cerci per Amauri, via Maksimovic per Rossettini e quest’anno via Zappacosta per Ansaldi. Personalmente da quando è finito il calciomercato sto cercando di riorganizzare le idee perché onestamente vi dico che la cessione dell’ormai ex granata non me la sarei mai aspettata. Sono d’accordo su chi dice che quella del Chelsea era un’ottima offerta, quasi irrinunciabile e sono anche d’accordo su chi punta il dito sulla volontà del calciatore che fa la differenza. Ma in un contesto normale, cioè nei panni di una società che si trova in una situazione finanziaria standard e ad inizio mercato, avrei avallato la cessione ad occhi chiusi per due motivi: il bisogno di far cassa ed il tempo a disposizione per rimpiazzare adeguatamente il giocatore. Ma siccome il Toro è in una condizione finanziaria ed economica florida da anni (e questo, precisiamo a scanso di equivoci, è sicuramente merito di Cairo), probabilmente si aveva il coltello dalla parte del manico e si poteva provare ad opporre resistenza. Con tutti quei milioni di ricavi dal mercato, era necessario vendere un giocatore come Zappacosta solo perché l’offerta era irrinunciabile? Tra l’altro l’avanzo attivo di cui si parla elenca solo le operazioni del calciomercato, ma non tiene conto dei diritti tv, soldi freschi che entreranno nelle casse granata. Ecco dunque che due interrogativi mi gironzolano in testa: 1) Il Torino aveva la necessità finanziaria di operare questa cessione l’ultimo giorno di mercato? 2) il Torino nel ruolo di terzino destro ne è uscito rafforzato o indebolito?
Le risposte sono chiare ed è per questo che alcuni tifosi, i cosiddetti “maicuntent”, criticano il presidente Cairo. Io comprendo le motivazioni di questi supporter granata, perché, come è normale che sia, vogliono sempre il meglio per la propria squadra e pretendono che lo desideri anche il presidente. Ecco perché non riescono a digerire l’addio del laterale destro. Va inoltre aggiunto che il rimpiazzo di Ansaldi è sembrato un tentativo di tappare la falla, piuttosto che un’adeguata sostituzione di Zappacosta, altrimenti oggi non si parlerebbe in continuazione di Sagna.
Per quanto riguarda il reparto avanzato non mi resta che alzare le mani e applaudire per ciò che Petrachi e Cairo hanno costruito, pur con molte difficoltà. L’attacco titolare può far invidia ai top club europei. Il problema semmai sono i rincalzi che lì davanti non possono ancora garantire lo stesso apporto dei titolari. Sono contentissimo di Niang, giocatore esplosivo che spero possa tornare devastante come nell’epoca del Milan di Miahjlovic. Quest’anno l’Europa è davvero a portata di mano sperando di non soffrire troppo a centrocampo e sulla corsia destra.
Pur dunque con aspettative migliori, i tifosi si mostrano un po’ freddini nel sottoscrivere gli abbonamenti. E’ inutile negare come la contingenza economica incida sulle tasche dei tifosi e poi a mio modo di vedere anche lo stadio penalizza gli abbonamenti. Penso inoltre che questa sorta di ambiguità di Cairo (nel comunicare ai tifosi le reali intenzioni di rafforzamento della squadra), incida negativamente sull’entusiasmo dei granata – aspetto che ritengo fondamentale per far breccia nei loro cuori – che tendono a non fidarsi. Anche in questo caso i supporter si dividono e c’è chi attacca chi non si abbona e viceversa c’è chi attacca chi invece vorrebbe maggiori ambizioni da parte della società.
Io penso che oggi ciò che ancora manca, e che farebbe davvero fare il salto di qualità a tutto l’ambiente del Torino FC, è una società che si mostri in maniera chiara e inequivocabile ambiziosa e, allo stesso tempo, un po’ più di fiducia da parte dei tifosi, in modo che tornino ad onorare la fede granata ad ogni costo, e spero, soprattutto che non ci siano più quelle liti stucchevoli tra chi è più granata dell’altro solo perché la si pensa diversamente. In una parola manca la giusta mentalità da parte di tutti. Questo lo dico consapevole di rischiare di diventare un bersaglio dei tifosi, ma esorto tutti a comprendere che qualunque cosa un granata dica, lo esprime sempre con il Toro nel cuore. E questa certezza non me la toglierà mai nessuno.
Vincenzo Chiarizia, giornalista di fede granata, collabora con diverse testate abruzzesi che trattano il calcio dilettantistico, per le quali scrive e svolge telecronache. Quinto di sei figli maschi (quasi tutti granata), lavora e vive a L’Aquila con una compagna per metà granata.
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