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Ecco il Toro di Mazzarri: ultima chiamata per tanti giocatori

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Il Granata della Porta Accanto / Col Sassuolo la prima “vera” partita del tecnico livornese: da Baselli ad Acquah, da Ljajic a Niang, in tanti devono dimostrare affidabilità. Ma prima viene il gruppo..
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Ammettiamolo serenamente: in queste due settimane avremmo pagato oro per sapere cosa frullava nella testa di Mazzarri, quale idee ha, quale giudizio si sta facendo dei giocatori, come intende agire e su chi vuole puntare. La curiosità, unita al desiderio e alla (riaccesa) speranza di vedere il Toro decollare, ci ha fatto passare una sosta di campionato infinita da digerire e pesante da sopportare. Per fortuna l'attesa è finita e contro il Sassuolo vedremo il primo “vero” Toro di Mazzarri iniziando a togliere il velo alla creatura del neo tecnico granata. Sarà rivoluzione tattica? Sarà, infortuni permettendo, un Toro diverso anche negli interpreti? Vedremo già la mano del mister nel gioco dei granata?

Sia come sia, su un fatto sento di sbilanciarmi. Per parecchi giocatori questa seconda metà di stagione sarà un banco di prova importante per dimostrare di meritare un posto al sole all'interno del progetto sportivo che Mazzarri sta costruendo col beneplacito di Cairo e Petrachi. Mentre dico questo penso a tanti giocatori, ma in particolare ad uno sulla cui affidabilità è giunto il momento di avere delle conferme: Daniele Baselli. In Italia abbiamo il “vizietto” di considerare giovani i calciatori che hanno 25-26 anni quando, realisticamente parlando, sono già ad un terzo circa della propria carriera. Baselli è proprio uno di questi casi. Alla soglia del terzo più significativo della sua vita calcistica, è ora che il talento bergamasco mostri a tutti (e a Mazzarri in primis) che è diventato un calciatore importante non solo a parole. Tecnica individuale eccellente, ottimo tiro, buona visione di gioco, Baselli ha le caratteristiche giuste per essere una mezz'ala moderna e decisiva, ma deve ancora dimostrare personalità, continuità e carattere nell'essere non solo uno dei titolari, ma uno dei titolari che sanno fare la differenza. Perché diciamoci la verità, fino ad oggi, a parte la seconda, inutile, metà del campionato scorso, di Baselli si può parlare bene, ma non si può dire che sia stato uno di quelli che ha spostato l’ago della bilancia del rendimento della squadra. Con Mazzarri mi aspetto da Daniele il salto di qualità, la consacrazione da ex giovane di talento a giocatore vero con la G maiuscola: non dico un nuovo Hamsik, ma qualcosa del genere.

In realtà, oltre a Baselli, sono parecchi coloro che, chi per un verso, chi per un altro, hanno un girone di ritorno per far vedere che sono elementi imprescindibili. È il caso di Acquah, Ljajic, Boye', Niang. Ma anche Barreca e Bonifazi devono dare segnali di vita dopo gli exploit dell'anno scorso e i troppi infortuni di quest'anno. Su Niang si è già detto di tutto, di più. Ora non resta che vedere se il giocatore, che è più intelligente di quello che la sua immagine mediatica fa pensare, abbia davvero la volontà di fare il salto di qualità di una carriera che stenta a decollare rispetto ai mezzi a disposizione. Ljajic invece ha il problema opposto: a inizio stagione era partito col piede giusto, addirittura sacrificandosi spesso per i compagni. Poi, come un po' tutta la squadra, si era smarrito ed ora col cambio di tecnico rischia di non trovare la collocazione che ne esalti le caratteristiche. Collocazione che sarebbe opportuno trovare invece per Boyè, al Toro o in un'altra squadra: il talento argentino ha bisogno di giocare con continuità in un ruolo che finalmente dia un senso tattico alle sue doti tecniche. Se Mazzarri riterrà di riuscire ad inserirlo nei suoi schemi meglio ancora, altrimenti che venga dato in prestito e gli si facciano accumulare minuti ed esperienza. Infine Acquah. Ingarbugliata la sua situazione contrattuale in bilico tra rinnovo e cessione. Anche per lui l'età dice che non è più una giovane promessa ma un giocatore fatto e finito. Sta a lui dare risposte sulla mancanza di continuità nelle prestazioni e sui difetti tecnici che non ha ancora corretto dopo tante stagioni di serie A.

Insomma, tanti punti interrogativi, che questi mesi contribuiranno a chiarire. Vanno però dette due cose in proposito: la prima è che Mazzarri non ha la bacchetta magica, ma è un allenatore come gli altri con le sue idee, il suo credo tattico e le sue antipatie e simpatie. Le sue scelte potranno favorire o sfavorire questo o quel giocatore così come hanno fatto in passato le azioni di tutti gli allenatori che si sono seduti sulla panchina del Toro. La seconda cosa è che Mazzarri deve pensare al Toro come squadra e non come singole individualità. A me come tifoso non interessa che il lavoro di Mazzarri esalti questo o quel singolo se poi ciò non porta a tangibili risultati di squadra. E' questa la sottile differenza tra una squadra che gioca per obbiettivi ed una che invece tende a "costruire" plusvalenze. Ecco, allora, mi auguro con tutto il cuore che il lavoro di Mazzarri premi il Toro come squadra e aiuti il Toro a raggiungere gli obbiettivi sportivi che i tifosi sognano. Se poi all'interno di questo circolo virtuoso anche i singoli ne trarranno beneficio e cresceranno, tanto meglio. La passata stagione di Belotti con un appena discreto nono posto della squadra dovrebbe far riflettere attenatamente in questo senso...

Da tempo opinionista di Toro News, dò voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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