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columnist
Estate 1982. Il campionato è da poco finito. Il Toro, allenato da Massimo Giacomini e formato in gran parte da giovani cresciuti nel vivaio, si è salvato dopo aver disputato un campionato più che dignitoso.
Orfeo Pianelli, dopo un ventennio, lascia la presidenza: al suo posto arriva Sergio Rossi. Questi affida la gestione della società all’avvocato Nizzola che viene nominato amministratore delegato, mentre l’ex ferroviere Luciano Moggi diventa direttore sportivo.
La prima mossa della nuova dirigenza fa intendere che avverrà un taglio netto col passato: via Paolino Pulici, vera icona del tifo granata.
In attacco vengono ingaggiati Borghi e Selvaggi rispettivamente dal Catanzaro e dal Cagliari, dall’estero si attende un nome di prima grandezza e infatti viene annunciato l’acquisto dal Sarajevo di Safet Susic, stella della nazionale Yugoslava, ma il suo acquisto viene invalidato in quanto il giocatore in questione aveva precedentemente firmato un contratto con l’Inter.
A questo punto i neo dirigenti granata si rivolgono al mercato sudamericano, e prima che inizino i Mondiali di Spagna viene ingaggiato Patricio Hernandez, riserva di Maradona nella nazionale argentina.
I mondiali saranno il grande avvenimento sportivo dell’estate. Questa sarà pure la mia ultima estate da studente: non lo posso immaginare, ma nel giugno a venire, dopo aver conseguito il diploma alle scuole professionali, troverò immediatamente lavoro e dovrò dire addio alla spensieratezza degli anni scolastici.
Inutile dire che passo giugno e luglio incollato davanti alla tv a seguire ogni partita del mondiale. Per prima cosa devo trovare una nazionale per cui tifare. Essendo io un talebano del tifo granata, non potrei mai tifare Italia in quanto composta nella sua quasi totalità da giocatori bianconeri.
Penso che potrei tifare per l’Argentina per via del neo granata Hernandez, ma il nostro nuovo giocatore non viene mai schierato in campo e poi a dir la verità dopo quello che è successo quattro anni prima, quando Kempes e compagni vennero aiutati in tutti i modi a diventare campioni del mondo, non godono della mia simpatia.
Dopo poche partite ho ben chiaro per chi tiferò in questi mondiali.
Il Brasile guidato da Telè Santana esprime un calcio spettacolare, nel girone eliminatorio si sbarazza agevolmente dell’Unione Sovietica, della Scozia e dei malcapitati neozelandesi.
E’ questa una squadra strepitosa che può vantare fuoriclasse assoluti come Zico, Socrates, Toninho Cerezo, Falcao ed un centrocampista di classe e carisma fuori dal comune, spostato per l’occasione a fare il terzino, chiamato Leovigildo Lins de Gama detto Junior. L’unica pecca di questa squadra perfetta è il portiere Valdir Peres che in patria difende i pali del San Paolo.
In questo mondiale, dopo i gironi eliminatori, non saranno disputate partite ad eliminazione diretta; ci saranno invece quattro gironi formati da tre squadre, le quattro vincenti dei rispettivi gironi si qualificheranno per le semifinale.
Il Brasile capita nel gruppo C in compagnia di Argentina ed Italia che si è nel frattempo qualificata per il rotto della cuffia dopo tre striminziti pareggi.
Il 29 giugno l’Italia, infarcita di giocatori dell’altra squadra di Torino, batte a sorpresa l’Argentina per 2 a 1 con reti di Tardelli e Cabrini. La delusione è tanta per il sottoscritto. Anche in caso di eliminazione, i gobbi si potranno vantare di aver battuto i campioni del mondo uscenti.
Il 2 luglio è in programma il derby sudamericano. I carioca giocano una partita indimenticabile: il calcio in quell’occasione è musica, fantasia, allegria, spettacolo allo stato puro.
I verdeoro hanno la meglio sugli storici rivali per 3 a 1 le reti vengono siglate da Zico, Serginho e Junior, mentre all’ 89’ gli argentini segnano la rete della bandiera con Diaz.
Il 5 luglio alle ore 17:15 è in programma la sfida decisiva fra Brasile ed Italia; ai sudamericani un pareggio potrebbe bastare, in quanto hanno il vantaggio di una migliore differenza reti.
Io, davanti alla tv, aspetto di pregustare quella che immagino sarà una Caporetto per i colori bianconeri travestiti per l’occasione di azzurro.
Al quinto minuto però, Paolo Rossi, reduce da una squalifica dopo lo scandalo scommesse di due anni prima, ma convocato comunque in nazionale (e diventato nel frattempo bianconero) segna di testa.
I brasiliani a quel punto si riversano in attacco ed al 12’ Socrates pareggia per i verdeoro.
Il copione della partita non cambia: il Brasile continua nel suo gioco spettacolare, ma al 25’ è ancora Rossi a superare l’estremo difensore sudamericano dopo un clamoroso disimpegno errato della difesa avversaria.
I minuti passano, il Brasile continua ad attaccare ed io inizio davvero a preoccuparmi. Ma al 69’ il romanista Falcao, con un gran tiro dal limite dell’area supera Zoff, riportando il risultato in parità.
L’urlo che scaturisce dalle finestre della mia abitazione, in questo caldo pomeriggio, fa credere ai vicini che qualcuno originario di Rio de Janeiro abiti da me.
A quel punto i giocatori di Telè Santana non si accontentano e cercano di vincere la partita, ma cinque minuti dopo è ancora Rossi a segnare da opportunista d’area quello che sarà il gol partita. A nulla vale l’assalto finale di Zico e compagni, l’Italia si chiude in difesa e grazie anche alle parate di Zoff riesce ad avere la meglio su questo stellare Brasile.
La delusione per me è tanta, è come se il Toro avesse perso il derby, ma da lì ad una settimana sono pure costretto a vedere i bianconeri diventare campioni del mondo. Non mi vergogno a dirlo, ma quella per me rimane una delle pagine più nere della mia vita da tifoso granata-talebano.
Il mercato dei granata riprende al termine del mondiale: Bersellini diventa il nuovo allenatore, mentre dalla Fiorentina viene ingaggiato il difensore Galbiati, dall’Ascoli il tornante Torrisi e dalla Reggiana il giovane difensore Corradini.
Il Toro finirà il campionato all’ottavo posto, Hernandez si dimostrerà un discreto acquisto, mentre Selvaggi sarà il capocannoniere della squadra con otto reti.
E’ questo il Toro che il 27 marzo 1983, sotto di due reti nel derby, a metà ripresa saprà segnare tre reti in tre minuti e battere la Juve dei campioni del mondo scrivendo così una della pagine più belle della Storia granata.
Di quel Brasile bello, ma perdente, rimarrà un ricordo dolce legato agli anni della mia adolescenza. Ma da lì ad un paio di stagioni qualcosa di quella meravigliosa squadra arriverà a rinverdire i fasti granata, di questa storia però ne parleremo in un’altra occasione.
Beppe Pagliano Twitter @beppepagliano
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