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columnist
Se sei un tifoso granata, di quelli veri, appassionati, devoti, ci sono cose che paradossalmente ti interessano più del risultato della tua squadra la domenica. Sono luoghi, ma anche idee, valori, sentimenti, rappresentazioni ideali del tuo mondo, che è un mondo diverso da quello di qualunque altro tifoso di calcio. Sono parole che per qualcuno non hanno un peso, ma che per te significano appartenenza, identificazione, dna o semplicemente essenza stessa del tuo essere granata.
Superga, Filadelfia, vivaio.
Eccoli i tre capisaldi di chi il Toro ce l'ha sotto pelle, di chi ne ha fatto più che una fede calcistica. Senza voler essere blasfemi in realtà si tratta di tre concetti che si fondono in uno, uno e trino, perchè indissolubilmente legati da quasi un secolo nel marchiare la storia del Torino.
Il Filadelfia, il tempio in cui nacque la leggenda del Grande Torino e sul cui prato mossero i primi passi da calciatore intere generazioni di prodotti del vivaio granata. E' tutto lì, un cerchio che si chiude e si autoalimenta di mito, di sensazioni forti, uniche, indissolubili, di storia e di storie, personali e di club. Non è un caso se il ventennio buio di questa società è cominciato con lo sciagurato abbattimento della "casa" del Toro, come più semplicemente noi tifosi amiamo chiamarla. Nulla tornerà come prima, questo è chiaro. I tempi sono cambiati, ma i simboli restano, le radici non si sradicano, non si cancellano. Ritornano. Oggi che è ufficiale e certo che il Filadelfia tornerà ad essere parte "vivente" e fondamentale nella vita del Torino Calcio, risorto dalle sue stesse ceneri in Torino FC, il karma che unisce il famoso "milione" di tifosi del Toro di tutta Italia ha finalmente trovato pace. Sarà un caso che da quando è nata la Fondazione Filadelfia (2011), che è artefice della ricostruzione del Fila, anche la Prima Squadra e il settore giovanile siano, di fatto, tornati "quelli di un tempo"?
Questa, a mio parere, è e, spero, sarà, una settimana magica. L'ufficialità dell'inizio dei lavori del Filadelfia (la posa della prima pietra è stata posticipata al 17 ottobre, ma solo per motivi di prestigio e forse anche di scaramanzia...) e il quasi contemporaneo debutto della Primavera campione d'Italia nella Champions League dei giovani ha toccato nel profondo l'orgoglio di noi tifosi facendoci gonfiare il petto. Perchè in fondo il vero sogno per me sarebbe vedere la Prima Squadra farcita di giovani (forti, ma forti davvero) cresciuti nelle nostre giovanili al Filadelfia. Negli ultimi anni i ragazzi di Longo hanno raggiunto risultati straordinari rinverdendo i fasti del passato, ma quello che poi è mancato per molti di loro è stato il grande salto nei professionisti e il ritorno a casa, cioè a reindossare la maglia del Toro. Prima o poi ci arriveremo. Fra un anno, col Filadelfia in cui si alleneranno prima squadra e primavera, se Bava e i suoi collaboratori continueranno a lavorare come hanno fatto finora, le cose potrebbero cambiare perchè ci sarà più interconnessione fisica tra le due categorie e forse, ma è un'ipotesi, i giovani potrebbero trarne grande giovamento nello "svezzamento" verso il professionismo.
Per il momento godiamoci questa settimana da Dio e auguriamoci che una vittoria sul Carpi (per nulla scontata, sia chiaro!) ci proietti, anche solo per una notte, in testa alla classifica. Dopo il Toro degli anni '70 abituato alle "alte quote" e il Toro degli Invincibili ce ne sarebbe un altro capace della grande impresa. 12 ore da capolista sarebbero il segnale che, davvero, il cerchio si è chiuso e che tutto è tornato, o sta perlomeno tornando, acome lo ricordavamo fin agli inizi degli Anni Novanta, quando la simbiosi Superga-Filadelfia-vivaio-Prima Squadra si è spezzata e siamo scivolati lentamente nel baratro sino quasi a scomparire.
Ci sono voluti vent'anni per rivivere una settimana da Toro. Il bello sarebbe non doverlo più dire e che le settimane, i mesi e gli anni siano sempre da Toro, come dovrebbe essere. Con alti e bassi, com'è normale. Ma da Toro. Anzi, da "quel" Toro che tutti noi conosciamo, amiamo e portiamo dentro.
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