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Il mercato del Toro di quest'estate va scisso sotto due aspetti fondamentali: quello economico e quello tecnico. Il primo aspetto è quello più controverso agli occhi del tifoso. Si partiva dal cosiddetto “tesoretto”, cioè i denari dei riscatti obbligatori di Napoli e Roma per Maksimovic e Bruno Peres, cioè un'ottima base per comprare senza avere l'affanno di vendere. A conti fatti è andata esattamente al contrario. Il Torino ha venduto benissimo (ma non il Gallo Belotti che era l'indiziato numero uno ad andare e a produrre plusvalenze mostruose) e ha comprato altrettanto bene spendendo (o non spendendo come nel caso di Sirigu) meno di quanto era nelle sue disponibilità. È chiaro che alla presidenza stava stretto lo scudetto del bilancio ed ha provato a puntare alla Champions dei bilanci. Battute a parte, ognuno avrà la sua idea su questo continuo accumulo di risorse: c'è chi lo vedrà come un’assicurazione sulla serenità economica futura del club, chi come una mancata opportunità di fare ancora meglio. Personalmente mi aspetterei, con tanto denaro a disposizione, un investimento patrimoniale da parte di Cairo (stadio?) in linea con la strada che i maggiori club (ma non solo, vedi Atalanta) stanno perseguendo per rendere più solide e redditizie le società.
In fondo però quello che ci interessa maggiormente è il campo, ed è lì che si devono vedere i risultati di tutti i movimenti di mercato. È chiaro che ognuno di noi ha le sue preferenze per questo o quel giocatore e ritiene questo o quel giocatore imprescindibile o meno per il "progetto tecnico". In realtà, poi, l'unico che ha diritto di veto e parola sulla questione, piaccia o no, è Sinisa Mihajlovic. L'allenatore ha fatto (o ha avvallato) delle scelte in base a quello che è il suo modo di far giocare il Torino. Di primo acchito quindi, mi pare si possa dire che il mercato ha regalato una squadra maggiormente ad immagine e somiglianza del football che vuole imporre il mister serbo. Sotto molti aspetti ciò è un bene. La squadra (e lo spogliatoio…) è cresciuta in personalità: Rincon, N'Koulou, Ansaldi, Sirigu e, perché no, anche Burdisso, sono tutti giocatori che alzano il livello mentale della rosa. Gente tosta, con esperienza internazionale vera, abituata a gestire pressioni in campo e fuori, tutta gente capace di trascinare i compagni. Il calcio è uno sport che ad alti livelli si gioca molto sugli equilibri e sulle dinamiche di gruppo: per essere vincenti non basta solo la qualità se non è accompagnata da personalità, mentalità, ferocia e cattiveria agonistica. Sotto questo aspetto il Toro ne esce parecchio rinforzato e la cosa può rivelarsi decisiva per la corsa all'Europa.
Tecnicamente, invece, possiamo discutere anni su chi sia meglio di chi e probabilmente non arriveremo ad un punto comune di convergenza totale. Rincon è più forte di Benassi? Sirigu è più forte di Hart? Ansaldi o De Silvestri possono valere Zappacosta? Burdisso vale Moretti? Ma non solo. Vi sono poi gli aspetti caratteriali o fisici sui quali si può dibattere senza avere una certezza a priori: Niang è più maturo di Parigini? N'Koulou dà maggiori garanzie di tenuta fisica rispetto a Castan? Berenguer si adatterà al calcio italiano? Lyanco saprà diventare un titolare? Bonifazi esploderà? Ljajic reggerà il ruolo da leader che Sinisa gli ha ritagliato? Belotti sarà capocannoniere? Baselli diventerà quel centrocampista completo che i suoi mezzi gli permetterebbero di essere?
Mille domande che dalla terza giornata di campionato troveranno lentamente, come in un puzzle in cui tutti i pezzi vanno al loro posto, le adeguate risposte. La sensazione è che la squadra sia più forte per quanto questo concetto sia poco oggettivo. Di sicuro ha più personalità e questo è innegabile. Il mercato è, finalmente, finito: parli il campo ed emetta le sue sentenze.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita
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