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Fino all’ultima scommessa. Fino alla fine del calcio

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Torna con un nuovo appuntamento "Loquor", la rubrica a cura di Carmelo Pennisi

“Farò scrivere una ballata intorno al sogno”.

William Shakespeare

Lo scandalo scommesse non è solo un terremoto che si sta abbattendo sul calcio, e anche un atto d’accusa  contro il sistema educativo del nostro Paese e la sua totale assenza di riferimenti valoriali ed etici. Stiamo ansimando, quasi annegando, nelle difficoltà proposte da una antica civiltà, la nostra, in evidente assenza di un codice di civiltà contemporaneo. Tutto è affidato al caso e alla fortuna nell’educazione dei giovani, visto come la stragrande parte dei genitori si trovi completamente indifesa contro lo strapotere delle  risorse proposte dal mondo digitale, che ammalia anche loro e li rende impossibilitati di essere da esempio per i figli. E’ la soglia morale ad essersi abbassata pericolosamente, l’aver messo il godimento e la ricerca della felicità come unico orizzonte possibile accettabile, facendolo diventare il modello etico/sociale di riferimento. C’è questa prima fondamentale crasi con il destino buono, nelle decisioni scellerate di giovani ricchi e di successo come Sandro Tonali e Nicolò Fagioli, ma c’è anche altro, molto altro, e coinvolge tutti noi con le nostre responsabilità. Nessuno, infatti, può ritenersi innocente in questa triste storia, specie in un Paese dove ogni anno si assiste ad un volume di puntate sui vari giochi che oscilla tra il 110 e i 120 miliardi di euro.

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Un volume di soldi monstre da “Superbonus edilizio” o da metà dei fondi del PNRR, tollerati colpevolmente dallo Stato perché  ossigeno fiscale per le sempre asfittiche casse pubbliche. E si sta parlando della cifra ufficiale delle scommesse legali, a cui poi andrebbe aggiunto il volume delle scommesse illegali davvero impossibile da quantificare nemmeno per ipotesi. Questo non è lo scenario distopico di un contesto sociale “ludopatico”, è l’affondo decisivo che il nichilismo ha operato nell’animo degli italiani facendo diventare una favola bella come il calcio una droga sintetica con cui consumare il vizio e il decadimento etico/morale. Si assiste così ad un programma radiofonico di punta, “La Zanzara” di “Radio24”, entusiasta di far assurgere al rango di celebrità nazionali gente come Filippo “Champagne” e Nevio “Lo Stirato”, che dai microfoni dell’emittente radiofonica della Confindustria esaltano il loro stile di vita consistente nel far “ballare” al gioco, a qualsiasi gioco, tutti i loro soldi. Anche quelli vinti “perché – dice Filippo “Champagne” – i soldi mi scottano in tasca. Quando ho vinto trentamila euro, il giorno dopo ne ho spesi subito dieci a bere, a divertirmi con gli amici. In tasca i soldi mi danno fastidio e devo spenderli tutti”. “Non voglio avere ragione, voglio essere felice”, ha scritto qualcuno, ed è forse per questo che Giuseppe Cruciani e Fabrizio Corona scovano i nuovi mostri e li sbattono in prima pagina, svelando un’Italia disposta a tutto per combattere la noia e provare un po’ di adrenalina. Se non c’è una ragione da dimostrare in un dibattimento con la vita, allora la felicità rimane il criterio oggettivo a cui mirare, e tutto vale come il contrario di tutto.

Si legga cosa scrive “La Repubblica” a proposito del processo delle plusvalenze fittizie portato avanti dalla Procura Federale nella primavera del 2022, e che ha mandato assolti undici club e 61 dirigenti: “… non essendoci un criterio oggettivo di riferimento(per stabilire il valore di mercato di un calciatore), il prezzo può essere liberamente concordato fra i due club che ne traggono evidenti benefici… ma allora perché le plusvalenze sono dannose? In primo luogo perché alterano i conti: si iscrive a bilancio un diritto, il cartellino di un giocatore, per un valore che è gonfiato rispetto al prezzo reale che avrebbe sul mercato”… difficile comprendere la logica di scrivere con la stessa sicumera una cosa che viene poi contraddetta da un’altra cosa qualche riga dopo. Le parole intrappolano la realtà come una plastilina modificabile, rispetto alle esigenze più verbali che del diritto o della pubblica decenza. Uno dei più importanti quotidiani italiani ed europei, quello del mainstream intellettuale, prima giustifica una sentenza di assoluzione, e poi dipinge un quadro in cui il Tribunale Federale ha praticamente ignorato una evidente grave violazione dei regolamenti e una chiara manipolazione delle cifre scritte nei bilanci dei club calcistici. A quel punto dei ragazzi annoiati e pieni di soldi registrano tale contraddizione e giungono alla conclusione come tutto sia una pantomima, una rappresentazione grottesca coperta sempre e comunque da impunità, anche quando si finisce davanti ad un giudice. Non c’è più ragione di non scommettere, di non provare ad essere felici con un po’ di suspense regalata da una giocata su una partita dove si esibiscono amici e colleghi. “Tanto chi ha interesse a venire a rompere le scatole proprio a noi che facciamo una innocente puntatina”, si dicono tra loro questi poco più che adolescenti della Generazione del Gaming h24.

Nemmeno i giornalisti fino ad oggi hanno visto le plusvalenze fittizie come un fatto così grave, tanto da perdersi in articoli fotocopia in cui ipotizzano che la Procura di Torino abbia evidenziato nell’inchiesta denominata “Prisma”, qualche mese dopo la sentenza sportiva del maggio 2022, un problema di “di slealtà sportiva”. I giovani, anche se sono ricchi calciatori, guardano gli adulti e la loro ignavia e si regolano di conseguenza. Vivono un calcio italiano dove il maggior guadagno avviene attraverso gli interessi bancari o di operazioni di “leverage” che i bilanci dissestati dei club sono stati condannati a pagare ad libitum a causa dei loro bilanci spaventosamente dissestati dai debiti. I calciatori sono all’interno di un sistema calcio italiano in via di sgretolamento, e si comportano esattamente come tutti i loro concittadini incapaci di avere una qualche reazione di fronte allo sgretolamento progressivo di un Paese incapace di trovare una nuova via di sviluppo. In una Serie A con “roster” affollati da stranieri, non deve sfuggire il particolare come lo scandalo sul calcio scommesse stia facendo circolare nomi solo di giocatori italiani, facendo saltare agl’occhi una loro costante inclinazione ad ignorare le regole e i doveri a cui essi dovrebbero sottostare in quanto sportivi professionisti. Dalle nostre parti dimentichiamo in fretta e ostentiamo indifferenza di fronte a cose che dovrebbero come minimo farci porre delle domande e delle relative curiosità da soddisfare. Da anni un importante club, di una importante piazza calcistica, continua, perché costretto, a fare importanti plusvalenze sul mercato calciatori solo per ripagare gli interessi passivi contratti da illo tempore  con una importante banca italiana. E’ notizia di questi giorni che la gare olimpiche di bob di “Cortina-Milano 2026” si andranno a fare in Austria, a causa di non essere riusciti a mettere in piedi una gara d’appalto credibile per la costruzione di una nuova pista per il bob. Da tempo c’è una sorta di appello generale di dedicare lo Stadio Olimpico di Roma a Paolo Rossi, ovvero un giocatore che fu squalificato due anni per aver combinato il risultato di una partita.

Nonostante il regolamento lo vieti, si è voluta fare una deroga ad hoc per consentire a De Laurentiis di detenere la proprietà di due club. Si continua a non riuscire a configurare la plusvalenza fittizia come un reato penale e di frode sportiva, con la patetica scusa(falsa) di non avere un criterio oggettivo di valutazione di mercato un calciatore. “Non esiste una norma per procedere”, ha scritto in sentenza il Tribunale Federale. Poi un anno dopo si condanna la Juventus “per la gravità della durata dell’illecito”, contraddicendo “la mancanza di una norma per procedere” di un anno prima, e facendo ridere tutto il mondo terracqueo del diritto di procedura penale e civile. Questo mondo italiano tra l’allucinato e il tragicomico vivono e vedono i calciatori che scommettono, cresciuti nel deserto delle applicazioni soggettive delle regole, del diritto e della sanzione. In nome di cosa, mi chiedo, non avrebbero dovuto scommettere? Quale comune sentire avrebbe dovuto fermarli? Forse una società dove perfino parte della magistratura ha diviso il mondo in amici e nemici? Solo lavorando in un contesto estero si può comprendere appieno il degrado etico/morale in cui il nostro Paese è giunto; in assenza di questa opportunità si è solo vittime della “Sindrome di Stoccolma”, quindi innamorati  della possibilità di buttare la nostra coscienza nella pattumiera. Difficile sapere fino a quale “borderline” la magistratura spingerà questa inchiesta, se e quanti altri nomi saranno coinvolti, se questo vizio per le scommesse ha provocato anche degli accomodamenti dei risultati di alcune partite.

Negli ultimi quattro anni, per un mio lavoro, ho ricostruito il sistema del doping sportivo dell’ex Germania Est e il passaggio di una intervista mi ha molto colpito. Shirley Babashoff, ex grande nuotatrice statunitense ed eterna seconda dietro le valchirie dopate del nuoto della DDR, di fronte allo svelamento molto postumo del più grande imbroglio di Stato mai avvenuto nello sport, alla fine riesce solo a dire: “è positivo che tutto alla fine sia venuto fuori, e mi dispiace per le conseguenze fisiche devastanti per le ex atlete tedesche, ma a me chi mi restituirà mai le medaglie che mi sono state sottratte con l’inganno? Chi potrà mai restituirmi il piacere della soddisfazione di un risultato raggiunto”? Già, il poter tornare indietro nel tempo per riparare agli errori o all’ignavia è solo un artificio letterario o un gioco ipotetico della fisica quantistica, in realtà non rimane che lavorare per il presente e per il futuro. Sperando che domani sia migliore di ieri.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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