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columnist
di Steve Della Casa
Fuga da New York è il vero primo film postmoderno mai realizzato. Lo ha girato John Carpenter che ha utilizzato per l’occasione Kurt Russel nel ruolo di Jena Plisskin, il forzato che viene mandato nel carcere speciale (cioè in New York, ormai abbandonata e trasformata in terra di nessuno dove vivono carcerarti e mutanti) e ha qualche ora di tempo per recuperare un nastro che è molto importante per quel gaglioffo del presidente degli Stati Uniti. Kurt Russell fino a quel momento era stato il bel bambino biondo dei film Disney tipo Un computer con le scarpe da tennis, la sua trasformazione (a partire dalla benda nera che gli sigilla un occhio) è notevole. E’ solo contro tutti, e lo è ancor di più anche perché lui stesso è un ex detenuto che quindi conosce bene i nemici che deve combattere. Ce la farà. Ma il presidente gaglioffo non sarà per niente soddisfatto della sua missione.
Il paragone tra Jena Plissken e l’Antonelli che torna da ex nello stadio di Bergamo può sembrare fin eccessivo. Anche perchè non è stato fischiato in quanto ex. Lo odiavano perché sulla fascia faceva faville (era dai tempi di Asta che non si vedeva giocare così), perché saltava l’uomo e creava movimento. Poi c’è stato soprattutto il rigore, il vantaggio. Se si protesta per quel rigore cosa bisognerebbe dire di Alex Del Piero? (A proposito, cari genoani: chi di gobba ferisce di gobba perisce). E dopo tanti ex che ci hanno regolarmente fatto dispetti, ecco un ex dall’altra parte che cambia il volto della partita. Lo stadio di Bergamo evoca pessimi ricordi, proprio come una metropoli trasformata in carcere speciale. Ma da quel carcere si può uscire proprio come ha fatto Jena. Basta avere le palle. Come Antonelli, come il grande Barusso. La prossima volta tocca a lui. E tocca alla Salernitana…
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